USPI: Vetere scrive all’On. Rampi relatore della Legge di Riforma dell’Editoria

L’Unione Stampa Periodica Italiana propone due emendamenti: Tariffe postali per le associazioni non onlus e norma sulle rassegne stampa

Roma – In seguito all’audizione informale presso la VII Commissione Cultura della Camera dei Deputati, l’USPI ha proposto due emendamenti al provvedimento in discussione alla Camera. In particolare l’avv. Francesco Saverio Vetere, Segretario Generale dellUnione Stampa Periodica Italiana, in una nota trasmessa all’On. Roberto Rampi, relatore della Legge di Riforma dell’Editoria,  ha sottolineato “la necessità e l’urgenza di risolvere la discriminazione tariffaria postale, venutasi a creare per le associazioni senza fini di lucro, che non sono le non-profit.

Ci domandiamo, sostiene  Vetere,perché, ad esempio, pubblicazioni come “Civiltà della tavola”, “Gli amici degli scacchi”,“Cremona produce”, “Bellunesi mondo” o il nostro “Notiziario USPI”, debbano pagare  tariffe postali più esose  rispetto a quelle corrisposte dai grandi quotidiani e periodici, come “Il Sole 24 ore”, “Panorama”….

L’USPI, nell’incipit delle proprie valutazioni depositate in Commissioni ha evidenziato l’urgenza di provvedimento legislativo di sistema sulle spedizioni postali dei prodotti editoriali. In attesa di un provvedimento che definisca la materia, urge intervenire, fa rilevare l’Unione Stampa Periodica Italiana, per correggere una disposizione interpretativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che opera una grossolana e ingiustificabile discriminazione tra i giornali, con il risultato che il grande quotidiano spedisce a tariffa ridotta e un piccolo periodico a tariffa intera. Sarebbe dunque  necessario, sottolinea l’Unione,  un provvedimento inteso a sancire la parità tariffaria tra tutti i soggetti,   giusto e senza oneri a carico dello Stato.

Quanto al secondo emendamento  Rassegne Stampa e Diritto d’Autore , l’USPI  suggerisce,fatta salva la necessità di corrispondere un indennizzo agli editori per l’utilizzo dei contenuti editoriali, all’interno della proposta di legge in materia di editoria di prevedere un articolo secondo quanto segue:

Art: xxx:

1. I soggetti che forniscono rassegne stampa

devono corrispondere un compenso

agli editori per i contenuti editoriali utilizzati

per la realizzazione delle stesse.

2. Per valorizzare i contenuti editoriali,

evitare limitazioni alla circolazione dell’informazione

e distorsioni alla concorrenza

nel settore, la misura del compenso

e le condizioni di accesso ai contenuti editoriali

e del loro utilizzo, sono definite con

decreto del Presidente del Consiglio dei

Ministri da emanarsi entro … giorni dall’entrata

in vigore della presente legge,

sentite le associazioni di categorie delle

parti interessate.

3. Il compenso, come determinato dal

decreto del Presidente del Consiglio dei

Ministri, è versato dal fornitore del servizio

ai soggetti indicati dagli editori ovvero

dalle organizzazioni di categoria degli

stessi. Da tale disciplina sono escluse, le

amministrazioni pubbliche di cui al

comma 2 dell’articolo 1 del decreto legislativo

3 febbraio 1993, n. 29.

Nella considerazione che  la libera utilizzazione di articoli di giornali quotidiani e periodici generi un danno economico alle aziende editrici, pur nel quadro di una attività che si protrae da più di un secolo e che solo ultimamente è stata oggetto di controversia  tra le parti in causa, l ’ U S P I ritiene che, trattandosi comunque di materia riguardante l’informazione, debba  essere una legge a regolamentare i rapporti tra società di rassegna stampa ed editori, nel quadro di tutela di ogni attività di diffusione di materiale informativo.

Ed è  secondo questo indirizzo, fa emergere il Segretario Generale Vetere, che la nostra Unione  ha proposto   l’emendamento  Rassegne Stampa e Diritto d’Autore.

 Ma se, invece, sarà ritenuta preferibile la soluzione dell’accordo fra le parti, sarà imprescindibile la presenza al tavolo delle trattative della autorità di governo, affinché gli accordi non siano determinati solo da regole di mercato (e quindi da posizioni di forza dei soggetti più grandi), ma siano rispettosi dell’equilibrio complessivo del sistema editoriale e dei principi costituzionali.

In questa ottica, la definizione di alcuni principi base per legge potrebbe essere opportuna, conclude l’USPI.

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