Una vera e propria cronaca di guerra quella che purtroppo ci tocca raccontare, giorno per giorno, da un fronte sempre più esteso, confuso e poco tangibile. La Libia torna a bruciare a causa delle milizie del califfato nero che venerdì 20 febbraio hanno ordito tre attentati suicidi coordinati. La città colpita dalle autobomba sarebbe al Qubah, a ovest di Derna, il bilancio provvisorio conferma 48 morti e 50 feriti, molti dei quali civili, cittadini in fila in macchina davanti una stazione di servizio, ma 26 feriti rimangono ancora gravi e si teme che il bilancio delle vittime possa aggravarsi.
Le esplosioni, come detto coordinate, hanno colpito un edificio dei servizi di sicurezza, un’affollata stazione di servizio e la casa del presidente del parlamento libico Aguila Salah Issa. La cittadina di al Qubah si trova a metà strada da Derna, ormai piazzaforte dello Stato Islamico, e Beida dove ha sede il governo di Abdullah al Thani.
La rivendicazione dell’Isis è stata rilanciata da un tweet accreditato da media libici, mentre il network del califfato ha pubblicato, con la solita solerzia assassina, le foto dei due kamikaze e una dell’esplosione in città. L’Egitto ha condannato i nuovi attacchi e il ministero degli Esteri egiziano ha ribadito il sostegno del suo paese al popolo libico, intanto sempre l’Isis ha annunciato il coprifuoco a Sirte da ieri (20 febbraio) prendendo ormai il pieno controllo della città.
Dopo la riunione del Cdm di oggi Matteo Renzi ha affermato di aver parlato di Libia con Angela Merkel: “Ne abbiamo discusso anche oggi, con la cancelliera Merkel abbiamo la stessa posizione e spero che continueremo ad averla” ha affermato, mentre il ministro della Cooperazione internazionale egiziano Naglaa Al Ahwany è convinto che “per il suo bene l’Italia debba assumere una posizione forte e decisa contro l’Is”.
Parole forti, senza dubbio, ma finora le milizie di Abu Bakr al-Baghdadi rimango libere di scorrazzare, trasformando terre già disgraziate in un vero inferno.