Basta sceneggiate, urgenti riforme vere e buon governo all’altezza della nuova Europa

Roma, 24 settembre 2020 – Forse non sorprende il solito tentativo di ciascun partito di rivendicare in qualche modo il carattere positivo del risultato del proprio voto, anche contro l’evidenza dei numeri e della vittoria schiacciante dell’avversario. Vale soprattutto per Salvini che anche nell’ultima intervista televisiva ha rovesciato “il bambino nella culla” trascurando quasi del tutto la sconfitta in Toscana e attribuendo soprattutto al Covid la vittoria del centro sinistra in Puglia e Campania.  Forse c’è anche qualcosa di più se il leader leghista disinvoltamente si intesta anche l’enorme successo della lista Zaia in Veneto. Del resto, anche Fratelli d’Italia ha puntato tutto sul risultato delle Marche, sul consolidato sorpasso di Forza Italia e sulla débâcle dei 5Stelle. Insomma, ciascuno si consola come può e valuta poco o nulla la significativa vittoria del Pd e del rafforzamento del suo segretario che diviene interlocutore più autorevole della maggioranza e dello stesso presidente del Consiglio.

Parte così una nuova fase, non solo per quanto riguarda la nuova legge elettorale e i cosiddetti Decreti Sicurezza del primo governo Conte, ma anche e soprattutto per le scelte di fondo relative all’utilizzo delle ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa, compresi i 36 miliardi del Mes, in un contesto dove già emergono le necessità urgenti di investire per migliorare il Sistema sanitario nazionale. Portare avanti con rigore questa nuova partita sarà una responsabilità enorme del Pd che, tra l’altro, ha visto di modesto rilievo il tentativo di Matteo Renzi, risultato più velleitario che incisivo e compreso dagli elettori. 

Ovviamente non va sottovalutata l’abilità, anche mediatica, del presidente del Consiglio che sembra preoccupato soprattutto di durare e di sfuggire ai problemi che pure dovrebbero in non poca misura riguardarlo a fronte dello sconquasso all’interno dei 5Stelle.  Con il reggente Crimi del tutto irrilevante, con l’attivissimo Di Maio che si aggrappa al Sì del referendum come un trionfo personale e con Di Battista “pierino irresistibile” di ogni contesto. Solo Fico sembra riconoscere la gravità della situazione ed infatti invoca gli Stati generali permanenti, immaginando forse una sua funzione di possibile mediatore e futuro leade. Si aggiunge, in questa confusa e convulsa nebulosa, l’ennesimo improvvisato siluro di Grillo che rilancia l’impostazione dell’inizio, ribadendo la fine della funzione del parlamento con il superamento della democrazia rappresentativa e il completo affidamento al metodo della piattaforma Rousseau.

In questo complesso contesto emerge ancora di più la responsabilità del Pd, impegnato a stimolare il Governo nella  giusta direzione e al suo ancoraggio stabile alle idealità e ai propositi straordinari della nuova Europa, che anche sul tema della migrazione comincia ad offrire segnali importanti. 

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