ALESSANDRIA – È andato a Vincenzo Montella il Premio “Nils Liedholm” 2017, giunto alla settima edizione. Il tecnico rossonero entra così a far parte dell’albo d’oro del prestigioso riconoscimento (dopo Carlo Ancelotti, Vicente del Bosque, Michel Platini, Paolo Maldini, Roberto Donadoni e Claudio Ranieri) con questa motivazione: “per le qualità umane dimostrate, sempre privilegiando il sorriso, lo stile e la correttezza, che unite alle grandi qualità tecniche, lo hanno portato ad essere apprezzato e ricordato in tutte le piazze vissute nella propria carriera sportiva”. La cerimonia della consegna ha avuto luogo anche quest’anno nella cantina dell’azienda vinicola di Cuccaro Monferrato, in provincia di Alessandria, fondata dallo stesso Barone quarant’anni fa e che in seguito è stata guidata dal figlio Carlo. Sono intervenuti, oltre allo stesso Carlo Liedholm anche il sindaco di Cuccaro Fabio Bellinaso e il giornalista della Gazzetta dello Sport Alberto Cerruti. Ha moderato l’incontro Giorgio Pomponi.
Il premio intitolato a Nils Liedholm, che proprio oggi 8 ottobre avrebbe compiuto 95 anni, viene assegnato sempre a uno sportivo che si sia particolarmente distinto non solo per i risultati raggiunti, ma per quei valori di lealtà, correttezza, signorilità, trasparenza ed eleganza che tanto hanno contrassegnato la vita e la carriera sportiva del grande allenatore svedese. E costituisce un’occasione unica per ricordare un simbolo di un’epoca in cui il calcio era considerato ancora un gioco e non aveva del tutto smarrito la sua innocenza. Un uomo e un campione apprezzato da tutti per aver saputo incarnare nel corso di una lunga carriera di calciatore prima e poi di allenatore i valori sportivi più autentici. Doti umane e valori che, grazie soprattutto all’esempio, ha sempre saputo trasmettere con grande passione ai suoi allievi, dimostrando con i fatti come nello sport sia possibile raggiungere i massimi traguardi senza mai venir meno al rispetto e alla lealtà nei confronti dell’avversario. Un personaggio dotato di un carisma eccezionale, che ha segnato come pochi la storia del calcio dal dopoguerra a oggi e che è venuto a mancare nel novembre del 2007.
“Sono 10 anni che è mancato Liedholm e manca a tutti – ha detto Alberto Cerruti nell’introdurre il vincitore del premio. “Questo è un premio che va a chi ricorda Liedholm: abbiamo pensato a Montella per quello che ha fatto in campo e fuori. La battuta su Ancelotti è una battuta che avrebbe fatto Liedholm. La settimana scorsa ho incontrato Ancelotti a Gerusalemme: mi ha detto di dire a Vincenzino di stare tranquillo. ‘Non voglio il suo posto, ora vado in Canada’”. Montella insomma è un personaggio che incarna perfettamente lo spirito del premio. Lo ha sottolineato lo stesso Carlo Liedholm: “Qui non si premia un vincitore, ma una persona. Un uomo con un certo stile: lealtà, signorilità, sobrietà, qualità che Montella ha in pieno, sono veramente contento di premiarlo e gli auguro il meglio”.
Nel corso della premiazione Vincenzo Montella ha voluto ricordare il suo rapporto con Liedholm, conosciuto di persona nel 1999 quando arrivò alla Roma e l’allenatore svedese svolgeva l’attività di consulente tecnico dell’allora presidente Franco Sensi. “Liedholm era sempre molto vicino alla squadra – ha affermato. “Della sua personalità mi rimasero impresse in particolare la sua eleganza, l’ironia, la competenza e la sua capacità di sdrammatizzare: si tratta di valori molto importanti nel calcio e anche per questo il riconoscimento ricevuto oggi mi emoziona e mi riempie di orgoglio.” Montella ha anche raccontato di aver scoperto alcune affinità professionali con Liedholm, non solo per aver seguito da allenatore un percorso professionale molto simile (come il Barone ha allenato infatti prima del Milan la Roma e la Fiorentina). “Certo, Liedholm ha vinto due scudetti importanti da allenatore, tra cui quello della stella nel Milan, il mio sogno è quello di seguirlo anche su quella via. Lui inoltre veniva spesso definito il più napoletano degli svedesi, a me dicono che sia più nordico che napoletano. In realtà sono semplicemente un cittadino del mondo, come in fondo credo lo fosse anche Liedholm.”