Ci risiamo. A poco più di una settimana (11 settembre) un altro “saltatore” ha violato i giardini più sicuri del mondo, almeno così si credeva. Alle 20 di venerdì 19 settembre (le 2 italiane) il Secret Service ha ordinato la parziale evacuazione della residenza presidenziale, un uomo ha “bucato” la security, è entrato nel parco e si è diretto verso il porticato che circonda l’edificio.
Il presidente Obama e la famiglia avevano appena lasciato l’edificio per il week end.
L’uomo, Omar Gonzalez (42 anni) del Texas, è stato prontamente bloccato, ma ha superato le recinsioni più sicure d’America, mentre pochi minuti prima Barack Obama e le figlie partivano in direzione Camp David. Non è stato invece precisato dove si trovasse la first lady, Michelle, e nessun particolare è trapelato sul protagonista dell’intrusione che potrebbe innescare qualche polemica sull’efficacia del servizio di sicurezza. Il Secret Service ha subito fatto scattare le misure d’emergenza previste in questi casi. Staff e giornalisti sono stati accompagnati fuori dalla West Wing mentre gruppi di agenti, armi in pugno, hanno verificato tutto il perimetro e l’interno. Sono stati momenti concitati, con sfrecciare di veicoli e guardie sotto pressione nel timore di un atto terroristico collegato alla crisi in Medio Oriente e all’ISIS.
Come dicevamo, la precedente violazione, 11 settembre, mette in allarme, a questo punto, l’intero servizio d’intelligence presidenziale che prevede, per la Casa Bianca, un triplo cerchio di sicurezza. Uno esterno, affidato a pattuglie in auto e poliziotti in borghese, uno più ravvicinato che tutela il perimetro della residenza e uno interno, composto da unità speciali, tiratori scelti e altri uomini incaricati di vegliare sugli uffici.
I “saltatori”, così li chiamano negli USA hanno più volte eluso i controlli. In un’occasione, nel settembre del 1994, la Casa Bianca è stata anche attaccata da un folle che a bordo di un piccolo aereo da turismo si è schiantato vicino all’edificio principale.
Piccoli segnali, questi, che terrorizzano l’Occidente e pongono al centro del dibattito internazionale le crisi di un sistema, quello americano, in evidente stato “confusionale”.