È morto a Gallarate, dove da tempo si era ritirato nella comunità che accoglie i gesuiti ormai anziani, padre Bartolomeo Sorge, teologo e politologo. Era nato a Rio Marina (Isola d’Elba) il 25 ottobre 1929 e nel 1946 era entrato nella Compagnia di Gesù. Noto anche per il suo impegno politico e contro la criminalità organizzata in Sicilia, padre Sorge ha diretto La Civiltà Cattolica (1973-1985); l’Istituto di formazione politica ‘Pedro Arrupe’, da lui fondato (1985-1996) ma anche Aggiornamenti Sociali (1997-2009) e Popoli (1999-2005). Nonostante l’età continuava a girare l’Italia per conferenze e per far sentire la sua voce. Gesuita come Papa Francesco, è stato direttore della Civiltà cattolica negli anni ottanta, acerrimo nemico degli integralisti cattolici, fautore di un rinnovamento della Democrazia cristiana, prima di lasciare (obtorto collo) Roma e approdare a Palermo, dove, dal 1986 al 1996, diresse l’Istituto di formazione politica Pedro Arrupe, laboratorio della Rete di Leoluca Orlando e della «primavera di Palermo».
Sorge entra negli anni Sessanta nella redazione de La Civiltà Cattolica e dal 1973 ne assume la direzione. Da questa posizione privilegiata all’interno degli ambienti vaticani, il padre gesuita attraversa con un rilievo non secondario l’evoluzione post-conciliare e stringe un importante legame soprattutto con Paolo VI, con cui collaborerà nella stesura della Octogesima Adveniens, Nella seconda metà degli anni Settanta Sorge acquista un ruolo da protagonista nel dibattito politico che attraversa il mondo dei credenti impegnati sul terreno politico e risulta fra i più coinvolti nei tentativi della cosiddetta «ricomposizione dell’area cattolica»
Nell’estate 1985 si registra un’importante svolta. Negli stessi
giorni in cui Orlando viene eletto sindaco di Palermo, Sorge viene
sollevato dalla direzione de La Civiltà Cattolica e trasferito a
Palermo. La decisione, che coinvolge direttamente i vertici
ecclesiastici, suscita diversi interventi nell’opinione pubblica
nazionale, dato il profilo di Sorge. Per molti commentatori il
trasferimento del direttore della rivista gesuita coinvolge direttamente
papa Giovanni Paolo II, in un’ottica di ridimensionamento del peso dei
«montiniani». Altro input rilevante proviene dal cardinale
Pappalardo, che saluta l’arrivo dell’ex direttore della rivista della
Compagnia di Gesù con una nota che fa trasparire la sua preoccupazione
per l’attività svolta da Pintacuda. «Vorrei solo – scrive il 13 luglio
il cardinale in un biglietto indirizzato a Sorge – che la sua venuta qui
non venisse presentata, come è stata dal R.P. Pintacuda e dal suo
entourage, quasi un loro “successo” ed un avallo per un’attività
specifica che nell’ambiente del Centro di Studi Sociali di Palermo è
stata svolta in questi anni»
Insediatosi a Palermo ed assunte le redini della piccola comunità dei
gesuiti locali, Sorge procede all’allontanamento di CxU (città per
l’uomo) dai locali del Centro di studi, ma contemporaneamente – insieme a
Pintacuda – si mette al lavoro per rafforzare il Centro con la
creazione del Istituto Arrupe. Per quanto scettico sul ruolo di CxU, e
più orientato rispetto a Pintacuda a lavorare per un rinnovamento
interno alla Dc, Sorge si pone accanto al fondatore del movimento come
ideologo, dietro le quinte, dell’operazione che porterà alla formazione
della giunta anomala del 1987, con cui Orlando segna la rottura rispetto
al quadro politico esistente.
Le tensioni prodotte dalla svolta orlandiana, con il consenso dei gesuiti, si avvertono anche nel mondo ecclesiastico. A far discutere è un passaggio dell’omelia che il 4 settembre 1988 il cardinale Pappalardo recita in occasione della festa di santa Rosalia, in cui afferma che non spetta agli uomini di Chiesa fornire indicazioni politiche su come affrontare i mali cittadini. Il messaggio, dai toni impliciti, viene colto dagli oppositori delle giunte di Orlando come un richiamo diretto alle responsabilità di Sorge e Pintacuda, aprendo una querelle che trova ampio spazio sui giornali.
L’uscita di Orlando dalla Dc, decisa nel 1990, e la decisione di costituire un nuovo soggetto politico, La Rete, trova l’adesione di Pintacuda, ma trova però l’ostilità di Sorge che rimane ancorato all’idea di una possibilità di un rinnovamento interno della Dc. La frattura tra Sorge e Pintacuda avviene nel settembre 1992, quando Pintacuda viene allontanato dall’Istituto Arrupe. Alle origini della decisione di Sorge, condivisa con i vertici della Compagnia di Gesù, vi è il tentativo di Pintacuda di trasformare l’Istituto in una sorte di scuola quadri del movimento di Orlando, venendo dunque meno all’originaria ispirazione del progetto.
La parabola politica di Pintacuda e Sorge, dentro e fuori l’utopia palermitana, diventa dunque una chiave di lettura esemplificativa di quello che ha rappresentato l’insorgere del movimento antimafia, con le sue aspirazioni e il suo carico di novità ma, al contempo, con le profonde contraddizioni che ne hanno segnato l’evoluzione.
Il 3 dicembre dell’anno scorso nei locali della facoltà teologica di Palermo Sorge aveva presentato la sua ultima opera letteraria dal titolo «I sogni e i segni di un cammino», scritto a quattro mani con Maria Concetta De Magistris. Nel libro il gesuita ripercorre le esperienze della sua vita. In quell’occasione a propositivo della primavera palermitana aveva detto: «Stagioni come quella che abbiamo vissuto non si possono dimenticare, però poi c’è anche il travaglio dell’inverno. Non posso giudicare perché manco da Palermo da diversi anni, ma credo che alcuni frutti siano già maturati, altri matureranno». L’esperienza più drammatica e bella della mia vita apostolica – ha ricordato – è stata quando ho visto una catena umana di 3 chilometri, uomini e donne, giovani e vecchi che si davano la mano attraversando la città di Palermo e dicendo ‘basta con la mafia’”.
Numerose le sue pubblicazioni, soprattutto nel campo dei rapporti tra il cattolicesimo e la politica.