Spagna, Sanchez ha giurato come premier dopo la sfiducia a Rajoy

Il leader socialista Pedro Sanchez è il settimo capo dell'esecutivo spagnolo dopo la fine della dittatura. La sua nomina segue la sfiducia del Congresso dei deputati al governo di Mariano Rajoy coinvolto in uno scandalo per corruzione

Madrid – Il nuovo premier spagnolo Pedro Sánchez ha prestato giuramento come presidente del governo. Il cambio al vertice segue la sfiducia del Congresso dei deputati al premier popolare Mariano Rajoy, raggiungendo i 176 voti necessari su 350. La cerimonia si è svolta a Palazzo della Zarzuela, all’indomani del voto di sfiducia al predecessore Mariano Rajoy. Per la prima volta un premier ha giurato senza una Bibbia e un crocifisso. Sánchez ha optato per questo giuramento dopo che nel luglio 2014 – poco dopo la proclamazione di Felipe VI – la Casa reale ha dato la possibilità alle alte cariche di giurare davanti alla Bibbia e alla Croce o in assenza di esse.

Sánchez, 46 anni, leader socialista, è il settimo capo del governo spagnolo dopo il ritorno alla democrazia. Il premier si è recato alla Moncloa, sede del governo, per lavorare al nuovo esecutivo.

Il neopremier parla di ‘pagina nuova nella storia’, promette di guidare il Paese ‘cercando il consenso’ e rassicura il rispetto degli impegni con l’Europa.

Intanto, in Germania la procura generale dello Schleswig-Holstein ha presentato una nuova richiesta di estradizione per l’ex presidente catalano Puigdemont alla corte d’appello del Land.

Tutto è cominciato giovedì 24 maggio con la sentenza della Audiencia nacional, tribunale nazionale con sede a Madrid, che ha inflitto in totale 351 anni di carcere a diversi membri del Partito popolare nell’ambito del maxi processo per corruzione noto come ‘caso Guertel’.

Ventinove le persone condannate per corruzione, appropriazione indebita di fondi pubblici o riciclaggio di denaro: fra loro l’ex tesoriere del partito Luis Barcenas, condannato a 33 anni.

La giustizia spagnola ha svelato un sistema di versamenti di tangenti a deputati e responsabili del PP in cambio di assegnazioni di appalti pubblici fra il 1999 e il 2005, in diverse regioni.

Il Partito popolare non era direttamente a processo per coinvolgimento diretto nello schema, ma è emerso che ha beneficiato di fondi ottenuti illegalmente, e per questo gli è stato imposto di restituire 245mila euro.

Il giorno dopo la sentenza, venerdì 25 maggio, il partito socialista Psoe, all’opposizione, aveva presentato una mozione di sfiducia contro l’esecutivo.

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