La giornata di silenzio e di riflessione, come si definisce il sabato che precede la domenica del voto, mai come questa volta appare forse importante ed utile. Tanta infatti è la confusione che circola nel paese per responsabilità un po’ di tutti. A cominciare dal presidente del Consiglio e segretario Pd che ha scelto l’astensione e fatto campagna elettorale per disertare le urne. Invito rivolto con fervore non solo ai militanti del suo partito ma a tutti gli elettori. La cosa ha in parte sorpreso e in parte è stata da molti giudicata di cattivo gusto intendendo vanificare esplicitamente una consultazione referendaria, definita addirittura una “bufala”, al fine di inficiare il voto per il non raggiungimento del quorum. Singolare in qualche misura la posizione del presidente Napolitano, da molti ritenuta inopportuna ed espressa chiaramente a sostegno della scelta del capo del Governo. Addirittura si è giunti a polemizzare col professore Paolo Grossi, presidente della Corte Costituzionale, che ha ricordato un principio semplice ed elementare: ”la partecipazione al voto fa parte della carta d’identità del buon cittadino”. Non un obbligo naturalmente, ma una testimonianza morale e civile di partecipazione alla vita democratica della comunità di cui si è parte. Sono queste del resto le evidenti ragioni del voto del capo dello Stato, che si è naturalmente guardato dal dichiarare la sua scelta a favore di questa o quella posizione. Implicitamente, è chiaro che ogni scelta resta legittima e affidata alla libera valutazione dell’elettore, ma recarsi al seggio ha comunque il valore di una consapevolezza civile e del riconoscimento dell’importanza della condivisione su questioni che riguardano tutta la società. Specie in una stagione ormai lunga in cui l’astensione elettorale è crescente, segno preoccupante di un distacco, se non contrarietà, verso la politica e le istituzioni.
Purtroppo forse ha prevalso la confusione nella campagna elettorale, tutto sommato breve e con l’intreccio di temi importanti ma anche scandalistici come quelli legati alle vicende delle trivelle in Basilicata, che hanno finito per influenzare nel linguaggio dei media la stessa intitolazione del referendum chiamato appunto “delle trivelle”. Anche questa volta ci pare che il servizio pubblico Rai sia venuto meno alla sua funzione culturale e civica limitandosi in modo più o meno raffazzonato a rappresentare le posizioni politiche in campo. Oltre gli schieramenti tradizionali e il tema cruciale che sarà quello del raggiungimento del quorum, sarà interessante registrare l’influenza del comportamento dei 5Stelle a pochi giorni dalla scomparsa di Casaleggio, loro leader indiscusso che lottava per una società più giusta e libera, con molta tecnologia e collegamenti in rete, lotta alla corruzione e utopia della democrazia diretta.
Su tutt’altro fronte il segnale di papa Francesco in visita all’isola di Lesbo per esprimere solidarietà e vicinanza a quei migliaia e migliaia di profughi e di rifugiati che tentano, anche a rischio della morte in mare, di lasciare terre di distruzione e di morte. Il gesto del Papa ha naturalmente significato politico forte specie verso l’Europa dove muri e filo spinato sostituiscono ponti e strade. Questo gesto il Papa lo compie dopo l’invito ricevuto dal patriarca di Costantinopoli e dal vescovo di Atene. Una visita, quindi, umanitaria ed ecumenica insieme che mostra però in modo più doloroso e drammatico le divisioni dell’Europa e il rischio di smarrire la sua tradizione migliore di costruzione comune, di accoglienza.
(16 aprile 2016)
da www.aje.it