Presidenziali francesi: l’ultimo dibattito è di bassa qualità e somiglia più a una rissa da bar

Macron convince più della Le Pen ma il dibattito è stato deludente, al turno potrebbero essere gli astensionisti a fare la differenza

Aggressivo e confuso, questi gli aggettivi utilizzati dai quotidiani di oggi per commentare il dibattito avvenuto ieri fra la leader del Front National, Marine Le Pen e il centrista Emmanuel Macron, l’ultimo prima del ballottaggio che si terrà domenica 7 maggio.

“Una rissa all’americana” afferma il Washington Post, “Un violento combattimento verbale”, fa eco il New York Times, “Un dibattito brutale e disordinato”, commenta Le Monde.

Uno spettacolo ritmato da colpi bassi, insinuazioni maligne e privo di chiarezza su quello che invece sarebbe dovuto essere il tema portante: il programma politico che entrambi i leader hanno intenzione di portare avanti qualora ottenessero l’appoggio dei cittadini.

I moderatori non sono stati in grado di intervenire o dare al dibattito una direzione e in un’atmosfera così confusa è difficile stabilire chi abbia vinto, anche se secondo l’istituto Elabe il più convincente è stato Macron.

 

Il dibattito, durato circa due ore e mezza, ha toccato diversi temi come le questioni economiche, sociali, di politica estera ed europea.

Marine Le Pen, che per sorteggio ha dato il via al dibattito, non ha perso tempo e ha attaccato Macron definendolo “l’erede dei cinque anni della presidenza Hollande”, lo ha accusato di essere falso e di appoggiare le élite della globalizzazione e del potere.

La scelta di alludere a un’ipotetica eredità, seppur politica, forse non è stata troppo felice per la Le Pen dato che Macron ha subito ribattuto evidenziando la sua eredità familiare e affermando che il suo partito ha sempre “prosperato sulla rabbia dei francesi”, ha poi aggiunto che la sua avversaria non voleva portare avanti un “dibattito democratico, equilibrato e aperto”.

 

Quando si è affrontato il tema del terrorismo la Le Pen ha detto che Macron è compiacente sul fondamentalismo islamico, mentre Macron ha ribattuto che i jihidaisti desiderano che sia proprio la Le Pen a vincere dato che così si acuirebbe la guerra civile. Secondo Macron la soluzione contro il terrorismo non si trova nel chiudere le frontiere ma nel cooperare con l’Europa.

 

La Le Pen ha usato per tutto il tempo nomignoli e soprannomi come “Hollande junior” e “Pupillo del sistema e delle élite”, per riferirsi a Macron. Il dibattito per la leader del Front National era completamente incentrato sul confondere, denigrare e infastidire l’avversario anziché sulla validità delle proprie strategie politiche. Il sunto della Le Pen sul progetto politico di Macron è stato “tutto è in vendita e si può comprare”, lo ha anche accusato di avere un conto offshore alle Bahamas, accusa che Macron ha definito una vera e propria calunnia.

Dal canto suo Macron ha smascherato più di qualche inesattezza pronunciata dalla Le Pen nei suoi confronti, evidenziando come l’avversaria facesse ricorso a calunnie e distorsioni della realtà pur di infangarlo, allo stesso tempo si è mostrato più equilibrato e rassicurante.

 

Cosa possiamo aspettarci dal voto che i francesi esprimeranno questa domenica 7 maggio? Nonostante Macron appaia come il favorito la partita è ancora molto aperta e forse la differenza la farà proprio quella parte di elettorato di sinistra che al primo turno aveva votato Mélenchon ma che fa fatica a riconoscersi in Macron. Questi elettori infatti potrebbero decidere di astenersi dal voto, creando un paradosso per il quale elettori di estrema sinistra favoriscono candidati di estrema destra pur di non votare un candidato centrista. Staremo a vedere.

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