Lo incontrai in un pomeriggio piovoso, degli anni novanta, per caso o per destino, in seguito ad un articolo che lessi su una rivista, che mi suscitò grande entusiasmo in un impegno senza frontiere.
Telefonai ad un numero di Milano,chi mi rispose rinviò al centro direzionale siciliano di una organizzazione che puntava sulla buona volontà e spirito di sacrificio dei suoi operatori. Parlai col contatto indicato, un signore molto garbato mi diede il numero telefonico e il nome di chi avrebbe esaudito il mio desiderio, chiami.. mi disse, il professore Carmelo Garofalo… è un noto giornalista messinese, molto impegnato nel sociale… si occupa da tempo della struttura… telefonai a quel numero… una voce netta, dai toni alti, ma molto gentili, mi diede appuntamento per il giorno dopo alle 17…. mi aspettavo dalla voce telefonica un uomo alto ed imponente, invece la persona che mi trovai di fronte era piccolino e dall’apparenza fragilina.
Ma presto mi sarei resa conto, di quanto poco fragile fosse, quell’uomo bassino, e quanto alta fosse la sua capacità di trasferire le sue esperienze di vita e culturali, in modo sapiente ma altrettanto semplice ed umile, quanto fosse capace di ascoltare, di aiutare, di farsi ascoltare, con quale spirito professionale fosse dedito all’Informazione, la piu’ amata delle sue attività, quella vera, autentica senza “padrini né padroni”.
Quel pomeriggio d’inverno, alla redazione de “L’Eco del Sud” fu l’inizio di una importante incontro e collaborazione professionale con il Professore Carmelo Garofalo, iniziato con una telefonata, di cui ricordo ogni sillaba, per essere stata quella decisiva di una lunga, ma per me sempre troppo breve, grande Amicizia, stima e affetto, con quel giornalista fine e sagace, divertente, gentiluomo d’altri tempi, di rara intelligenza, autorevole e carismatico,colto, buono e generoso, energico, operoso, che così bene ha saputo trasferire a tanti che lo hanno conosciuto, i valori di quella che è stata la passione della sua vita… il Giornalismo…, sempre al servizio della notizia e della verità.
Mimma Cucinotta
Ci sarebbero molte cose da dire in alcune circostanze, ma a volte il silenzio è più utile di mille frasi dette con rumore di grancassa.
Sono passati due anni dalla dipartita del Maestro e la sua assenza pesa come un macigno per noi, noi che appena ragazzini ci muovevamo svelti tra le stanze di quella redazione che ci pareva poter essere eterna come lui.
Ci ha lasciato un gran vuoto il Maestro e non bastano i tanti bellissimi ricordi che abbiamo a poterlo colmare, la sua è un’assenza che ci pesa e ci intristisce perché sappiamo che di Carmelo Garofalo in questo mondo non potranno essercene più.
Ci ha insegnato molto, ma sicuramente non tutto ciò che lui sapeva non per pratica o per discernimento, ma sicuramente per dono di natura. Un dono che pochi possiedono e che pochi possono vantare di avere, un dono, un’arte quella del giornalismo che era vita stessa per il Maestro, un dono, un’arte che ci ha fatto conoscere, amare a, a volte, anche detestare. Perché “fare” giornalismo è come “vivere”, è come “amare”, con tante gioie e soddisfazioni ed altrettante amarezze e disillusioni.
Siamo cresciuti, Maestro caro, ed abbiamo fatto tesoro dei tuoi saggi consigli ed anche dei tuoi rimproveri, siamo cresciuti e siamo finiti nelle fauci del mondo, non più protetti dalla tua tenacia e dalla tua vivida intelligenza, siamo cresciuti e, come ogni giorno ci hai spiegato, ci siamo messi in viaggio col nostro piccolo bagaglio sulle spalle, con davanti una strada fatta di eterne salite, è vero, di ripide ed insidiose sconfitte, ma non ci sentiamo soli perché, da qualche parte, in qualche luogo lontano o vicino, la tua presenza ci accompagna e, dentro il nostro cuore, la tua voce risuona come se non si fosse mai spenta “sursum corda”… Grazie ancora Maestro. Grazie Prof.
Domenica Puleio