Bruxelles – Scongiurata la Brexit. Al Vertice europeo concluso ieri sera è prevalso l’accordo unanime tra i leader europei e il premier britannico David Cameron. Il negoziato durato 40 ore ha raggiunto per il momento un buon risultato, Il premier britannico ha portato a Londra le premesse per tenere il Regno Unito dentro l’Ue, e da subito inizierà la campagna per il Si al referendum che Cameron ha confermato si svolgerà il 23 giugno. Al suo seguito gran parte dei deputati del suo partito Conservatore, ma non mancheranno gli oppositori all’interno del suo governo. Infatti già cinque dei 22 ministri del governo britannico si sono pronunciati a favore della Brexit: il ministro della Giustizia Michael Gove, il ministro del Lavoro Iain Duncan Smith, il ministro per l'Irlanda del Nord Theresa Villiers, quello per Sport e Media John Whittingdale, oltre al rappresentante del governo in parlamento, Chris Grayling. La campagna referendaria si annuncia dunque difficile, i cittadini britannici sono profondamente divisi sul dentro o fuori dall’Ue e potranno ribaltare l’esito del successo negoziale ottenuto dal premier Cameron. Il capo del partito euroscettico e anti Ue Uk Independence Party (UKIP), promette guerra aperta “ il 23 giugno non ci faremo scappare la preziosa opportunità di riprenderci il paese”.
Secondo il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk l’esito dell’accordo è un chiaro segnale che l’Ue è “disposta a sacrificare parte dei suoi interessi per il bene comune". Tra i punti più importanti dell’intesa è quello che riguarda il welfare, ovvero la possibilità per la Gran Bretagna di attivare per 7 anni il freno di emergenza circa l’accesso ai benefit dei lavoratori stranieri.
La Casa Reale non si è ufficialmente espressa sulla questione della Brexit e sull’accordo ottenuto da Londra al Vertice europeo di ieri a Bruxelles. Il principe William in un discorso recente al Ministero degli Esteri avrebbe fondato la sicurezza e la prosperità del Regno Unito sulla " nostra capacità di unirci in azione comune con altre nazioni è essenziale”, senza mai pronunciare la parola Ue.
Il leader laburista Jeremy Corbyn ha definito il negoziato vincente per Cameron “un’operetta”, ma si è detto favorevole alla campagna per il Si della GB nell’Ue , in nome dei benefici che il Paese può trarne sul piano degli investimenti e welfare.
Se al referendum di giugno vincessero i No, la Scozia ritornerebbe a chiedere l’indipendenza dal Regno Unito, lo ha sottolineato il premier scozzese Nicola Sturgeon ed anche leader del Partito Nazionale Scozzese. La Sturgeon ha dichiarato che si batterà per la vittoria dei Si nell’Ue e sarà la capofila di questa campagna elettorale britannica.