Come prevedibile lo snodo cruciale che dai paesi balcanici alla Mitteleuropa vede la sua “porta” naturale al confine tra Serbia e Ungheria è andato letteralmente in “tilt” proprio in queste ore. In particolar modo le tensioni più forti sono avvenute a Röszke in un centro di prima accoglienza allestito dal governo ungherese, secondo le immagini trasmesse dalla tv di Stato gli agenti hanno cercato di contenere la massa dei profughi attraverso l’uso di gas lacrimogeni.
Il capo delle polizia ungherese ha reso noto che verranno impiegati, nelle prossime ore, circa duemila agenti e non ha escluso l’uso dell’esercito, sempre in queste ore il numero record di migranti al confine con la Serbia ha fatto “saltare” i piani del governo di Budapest che si trova adesso in serie difficoltà. Un vero è proprio esodo insomma dalla portata ogni giorno più grande che ieri ha toccato la cifra di oltre duemila siriani che hanno preso d’assalto la linea di frontiera nei pressi del villaggio di Röszke, a soli pochi giorni dalla fine dei lavori per il completamento della barriera eretta proprio per impedire ai profughi di entrare in Ungheria.
Secondo le fonti delle autorità ungheresi solo nel 2015 hanno valicato i confini nazionali quasi 100mila migranti, in quella che ormai è definita la più grave crisi di rifugiati mai registrata in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Intanto il governo di Budapest – oltre alle polemiche scatenate dal “muro” – ha intenzione di voler chiudere anche i campi profughi presenti sul proprio territorio scatenando le ire dell’Unione Europea che presto, molto presto, dovrà prendere una decisione univoca, senza ripensamenti.