Roma – Ieri sera, 23 giugno, alle 22.43 è stata avvertita in tutta la città una forte scossa di terremoto. In particolare, nei quartieri a Est della Capitale e nel quadrante nord, in molti si sono riversati per strada e hanno chiamato il 112. L’evento sismico infatti si è verificato a 1 km da Colonna, paese situato ad appena 14 km da Tor Bella Monaca, quartiere della periferia est di Roma, e ha avuto un epicentro molto superficiale a 9 km. La paura si è dunque diffusa rapidamente e in molti si sono accalcati lungo le strade. Nei paesi limitrofi all’epicentro non si sono registrati al momento danni né feriti, il che è rassicurante soprattutto in considerazione del fatto che in questi giorni a Zagarolo è in corso la sagra del Tordo Matto, con una forte affluenza di persone dai paesi circostanti. Il sindaco del comune, Lorenzo Piazzai, ha rassicurato sulla situazione nel paese e nelle contrade, sottolineando all’ANSA come “la botta si è sentita forte, ma non ci sono danni a cose o persone”. In tarda serata, anche il collega sindaco di Colonna, Fausto Giuliani, ha rilasciato all’AGI alcune dichiarazioni sullo stato dell’arte nel comune più direttamente colpito dal terremoto: “Stiamo facendo delle verifiche perché qualche edificio in centro risulta lesionato. Per ora non abbiamo segnalazione di feriti. C’è tanta paura in paese”. Poco dopo si è verificata un’altra lieve scossa di 1.6 non avvertita dalla popolazione. Forte preoccupazione ricade invece sull’A1, in particolare l’allacciamento tra Roma Est e Roma sud, la c.d. Bretella. Infatti, l’epicentro del terremoto si è manifestato proprio sotto l’infrastruttura del Sole, e non sono da escludere danni soprattutto nei pressi dei cavalcavia. Sono tuttora in atto verifiche da parte di ANAS.
Tornando a Roma, la Sindaca Raggi, avvertita della scossa sismica durante l’evento dedicato ai 60 anni di carriera del maestro Ennio Morricone, ha avviato da subito la procedura di emergenza nell’attesa di un report dettagliato sulle condizioni e la tenuta della Capitale. Non sembrano tuttavia essersi verificati danni a cose, né segnalazioni di feriti. In funzione precauzionale, però, la Metro C (inaugurata appena qualche mese fa) ha interrotto il servizio per circa un’ora, per consentire le verifiche di rito da parte di Atac. Infatti, la terza metro di Roma collega San Giovanni alla periferia est, e il capolinea esterno alla città (Monte Compatri – Pantano) dista poco più di 5 km da Colonna. Nel mentre, il Ministero per i Beni Culturali ha inviato nella regione una unità di crisi per saggiare lo stato del patrimonio artistico-culturale.
La paura è quindi stata tanta in tutta la popolazione, soprattutto perché Roma non è abituata a sentir parlare di un terremoto così vicino al proprio territorio e a riuscire a sentirlo distintamente. Ma quali sono le ragioni per le quali, nonostante la non elevata entità (rispetto alla scala Richter) dell’evento sismico, gli effetti della scossa si siano riverberati sino ad Ostia e a tutto il litorale laziale?
Il sismologo, Carlo Meletti dell’Istituto di Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), spiega come “la zona dei Colli Albani – dove è avvenuto il sisma – è famosa per i suoi vulcani e ha un’attività sismica frequente”. La sua pericolosità sismica è medio-alta, tuttavia “non sono mai avvenuti terremoti con magnitudo elevatissime”. Questo spiega anche come la città abbia conservato la sua storicità per tutti questi secoli. L’evento sismico di cui vi è traccia risale al 1806, questa volta con una magnitudo più elevata di circa 5,6 e ha provocato danni rilevanti a Zagarolo e Rocca di Papa.
È necessario comunque tenere presente che “un paramento importante – spiega il sismologo – è la profondità, pari a 9 km: se il terremoto fosse stato ancora più superficiale avrebbero potuto verificarsi danni, per quanto lievi”. Inoltre, in tale superficialità risiede anche una delle ragioni per cui il sisma si sia sentito forte in tutta la città romana. Però non è l’unica, infatti, secondo Meletti, “la città ha una sua risposta sismica locale dovuta alla conformazione del sottosuolo, con vuoti e rocce sedimentarie, ossia non consolidate, che possono dare un effetto di amplificazione, esaltando l’onda sismica”. Quindi un’accentuazione della portata della scossa che giustifica a posteriori anche la forte ricettività, per lo più sensoriale, della Città rispetto ai terremoti de L’Aquila e di Amatrice/Accumuli. Molto spavento, per fortuna, per nulla di molto grave.
Infine, il sismologo ha chiarito che il terremoto di 3.6 verificatosi ieri sera era di tipo tettonico, quindi legato agli ordinari movimenti distensivi della placca italiana. Ciò che preoccupa però è che lo stesso Meletti ha definito questo terremoto non facilmente localizzabile, ed in particolare che “molti segnali erano discordanti, perché il sistema automatico aveva interpretato le tracce come appartenenti a due terremoti distinti”.