Roma, aprile 2019 – Il 27 aprile è stata ufficialmente la “Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto” che coinvolge, nel nostro Paese, circa 125 milioni i lavoratori ancora oggi esposti alla fibra killer che provoca non meno di 107.000 decessi ogni anno (stime OMS), di cui circa 6.000 solo in Italia.
Ma la guerra al killer silenzioso non può essere vinta senza il coinvolgimento di tutti i Paesi del mondo, come la Cina, in assoluto il paese maggiore consumatore di amianto, seguito daRussia, India, Kazakhstan, Brasile, Indonesia, Tailandia, Vietnam, e Ucraina.
Le lobby sono state così influenti da impedire la messa al bando globale dell’amianto che è rimasta una semplice raccomandazione, un auspicio inascoltato delle Nazioni Unite, pur con l’evidenza di una strage annunciata, silenziosa ed evitabile, che purtroppo proseguirà anche nei prossimi decenni.
Nonostante sia stato messo al bando nel 1992 l’amianto continua ad uccidere, perché si trasforma in fibre invisibili che, inalate ed ingerite, causano con assoluta certezza scientifica mesotelioma, tumore del polmone, tumore della laringe, dello stomaco e del colon. Per non parlare dei danni respiratori che causa, anche quando non insorge il cancro (placche pleuriche, ispessimenti pleurici, asbestosi e complicanze cardiocircolatorie): 1.900 di Mesotelioma600 per Asbestosi; 3.600 per Tumori polmonari. L’amianto provoca, inoltre, anche altre patologie neoplastiche (tumore della faringe, della laringe, dello stomaco, delle ovaie e del colon retto).
Spesso possono bastare anche esposizioni non elevate per provocare l’insorgenza del mesotelioma e delle altre patologie tumorali asbesto correlate.
Il picco di mesoteliomi e di altre patologie asbesto correlate si verificherà tra il 2025 e il 2030 e poi inizierà una lenta decrescita. In Italia, ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, di cui 33 milioni compatto e 8 milioni friabile. Ci sono un milione di siti contaminati, di cui almeno 50mila industriali, e 40mila siti di interesse nazionale. L’ONA ha segnalato la presenza di amianto in 2.400 scuole (stima 2012 per difetto perché tiene conto solo di quelle censite da ONA in quel contesto – la stima è stata confermata dal CENSIS – 31.05.2014). Esposti più di 352.000 alunni e 50.000 del personale docente e non docente1.000 biblioteche ed edifici culturali (stima per difetto perché è ancora in corso di ultimazione da parte di ONA); 250 ospedali (stima per difetto perché la mappatura ONA è ancora in corso). La nostra rete idrica rivela presenza di amianto per ben 300.000 km di tubature (stima ONA), inclusi gli allacciamenti, con presenza di materiale contenenti amianto rispetto ai 500.000 totali (tenendo conto che la maggior parte sono stati realizzati prima del 1992, quando l’amianto veniva utilizzato in tutte le attività edili e costruttive).
Per evitare nuove esposizioni alla fibra killer e quindi il rischio di incidenza per nuovi cittadini vittime potenziali urge avviare una bonifica globale con la messa in sicurezza di tutti i siti contaminati, un piano di prevenzione primaria, la sorveglianza sanitaria con dei controlli periodici, e la ricerca scientifica, per una maggiore efficacia delle terapie e cure (prevenzione secondaria). Devono essere intensificate anche le tutele previdenziali e risarcitorie (prevenzione terziaria), per permettere, oltre al ristoro dei danni, anche di valutare l’esatta portata di questa strage. L’Osservatorio Nazionale Amianto, presente in tutte le regioni di Italia con sedi territoriali, ha costituito uno sportello amianto online cui si può accedere dal sito www.osservatorioamianto.com attraverso il quale chiedere l’assistenza tecnica (per le bonifiche), medica (per la diagnosi, prevenzione e cura delle patologie asbesto correlate) e legale, per ottenere il riconoscimento delle prestazioni previdenziali INPS (prepensionamento), INAIL (rendita diretta e di reversibilità) e per i militari e i dipendenti del comparto sicurezza il riconoscimento di causa di servizio e vittima del dovere, e il risarcimento dei danni.