Stefano Cucchi. A 10 anni dalla morte finalmente si intravede uno scorcio di verità

La sorella Ilaria: “Il muro è crollato”. Il teste Tedesco: “Mi chiesero di mentire”

La riapertura del processo sulla morte di Stefano Cucchi, o meglio il processo bis, non poteva iniziare meglio per la famiglia Cucchi. Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, è da quasi 10 anni che lotta per la verità sulla morte del fratello Stefano quel 22 ottobre del 2009. Le dinamiche sono ben note, è stato prodotto e trasmesso anche un film, “Sulla mia pelle” (2018), che racconta nel dettaglio l’ultima settimana di vita di Stefano. Può dirsi che fosse un “segreto di pulcinella”. O almeno lo era. Perché dall’udienza del 9 aprile 2019 non si può più tornare indietro. La verità questa volta non potrà più essere taciuta.

Infatti il carabiniere Francesco Tedesco è divenuto, a sorpresa, il super testimone del processo bis con la sua decisione di raccontare quanto realmente accadde in quella settimana dal 16 al 22 ottobre 2009.

Il Tedesco ha riferito che vi fu un vero e proprio pestaggio all’interno dei locali del gruppo carabinieri Roma Casilina ad opera almeno di altri due colleghi (non è ben chiaro se durante l’interrogatorio con il pm, egli abbia dichiarato di aver partecipato all’aggressione): Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo.

"Fu un'azione combinata. Cucchi e Di Bernardo ricominciarono a discutere e iniziarono a insultarsi, per cui Di Bernardo si voltò e colpì Cucchi con un schiaffo violento in pieno volto. Allora D'Alessandro diede un forte calcio a Cucchi con la punta del piede all'altezza dell'ano. Cucchi prima iniziò a perdere l'equilibrio per il calcio di D'Alessandro, poi ci fu una spinta di Di Bernardo in senso contrario, che lo fece cadere violentemente sul bacino. Il giovane battè anche la testa, in modo violento, ricordo di aver sentito il rumore".

Una breve parte della testimonianza che apre la strada alla ricostruzione di quelle notti di violenza e terrore, nella quale il Tedesco appare (o tenta di apparire) incolpevole: "Io mi ero alzato e avevo detto: 'Basta, finitela, che c.. fate, non vi permettete'. Ma Di Bernardo aveva proseguito nella sua azione, con la spinta a Cucchi e la sua caduta a terra. Io spinsi via Di Bernardo, ma prima che potessi intervenire D'Alessandro colpì Cucchi con un calcio in faccia (o in testa) mentre era sdraiato in terra”.

Ciò che più preme sottolineare è quanto questa testimonianza possa essere decisiva per scardinare il giogo del potere violento delle forze dell’ordine che da forze a tutela della sicurezza assumono atteggiamenti omertosi e di copertura al limite del mafioso. Infatti Tedesco prosegue nella sua deposizione facendo entrare in scena un altro personaggio inquietante, il Maresciallo Mandolini. A poche ore dal primo interrogatorio dinanzi al pm a piazzale clodio, il Maresciallo avrebbe detto al carabiniere: “Tu gli devi dire che stava bene, quello che è successo, che stava bene, che non è successo niente….capisci a me, poi ci penso io, non ti preoccupare“. E ancora un altro collega gli avrebbe detto: “bisogna avere spirito di corpo e aiutarsi se si è in difficoltà”.

Tedesco ha quindi alzato un muro davanti alla verità, ponendo al primo posto la sua carriera. Solo successivamente, quando alcuni suoi colleghi hanno iniziato a cedere e a “cantare” è subentrata la voglia di dire la verità, fosse anche per non ricadere nel buco nero dello scandalo in prima persona o da solo.

Al processo in corso sono infatti imputati Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e lo stesso Francesco Tedesco, di omicidio preterintenzionale e abuso di autorità, Roberto Mandolini di calunnia e falso, e Vincenzo Nicolardi di calunnia. I primi due in quanto autori del pestaggio, mentre i superiori poiché informati dei fatti sin dal principio. Inoltre, il pm ha aperto un procedimento contro ignoti riguardo a una notazione di servizio, redatta la notte dell’arresto di Cucchi, “che è stata sottratta e il comandante di stazione dell'epoca non ha saputo spiegare la mancanza".

Dopo l’udienza, alle 11.21, Ilaria Cucchi festeggia su twitter il crollo del muro della menzogna: "Ci sono voluti 9 anni ma finalmente oggi la verità che noi sosteniamo da sempre entra in un’aula di giustizia ed entra con le parole di uno degli stessi imputati, che racconta il massacro di Stefano e tutto ciò che è accaduto nei giorni successivi e cioè le coperture che ci sono state".

Parole di compiacimento pervenute anche da parte di Riccardo Casamassima, l’appuntato dei carabinieri la cui testimonianza ha fatto riaprire il procedimento (e per la quale è stato trasferito e osteggiato “Per aver fatto il mio dovere come uomo e come carabiniere”), che elogia Francesco Tedesco che da oggi può dire di aver riacquistato la sua dignità. Dall’altra parte rincara la dose verso il Ministro Salvini, mai a favore della famiglia Cucchi trattata anche con parole non proprio eleganti, chiedendogli di prendere seri provvedimenti nei confronti dei colpevoli. Nel frattempo non sono giunte le scuse da parte del Ministro dell’Interno che ha semplicemente invitato informalmente la famiglia Cucchi al Viminale, dove peraltro non sta quasi mai.

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