La scrittura è un’Arte e scrivere è un dono. Non conta quanto tu sia preparato o attento, non conta quanta cultura tu possa vantare, scrivere ti brucia dentro, ti arde come un fuoco l’anima.. è una passione, un grande amore che, come tutte le cose belle, spesso, fa male, fa sanguinare il cuore, ma proprio perché parte dell’anima, essenza stessa dell’essere, permette di dare sfogo all’io più profondo…
Lo ha capito bene questo Sebastiano Scordato, lo ha capito e lo ha trasmesso attraverso i suoi racconti.
E allora, Ciao Seby, prima di iniziare a parlare dei tuoi racconti, vorrei che ci parlassi un attimo di te, com’è nata la tua passione per la scrittura, quando e perché?
Ciao Mimma, vorrei iniziare con il ringraziarti per la tua intervista, che sicuramente mi onora molto, oltre ad essere un grande piacere essere intervistato da una mia carissima e fraterna amica.
Chi sono io? Beh, umilmente mi definisco una persona comune e chi mi conosce sa quanto cerco sempre di non apparire e non mettermi al centro dell’attenzione. Per me la scrittura è come una malattia, una febbre che è apparsa così, magicamente dal nulla a un certo punto della mia vita; è qualcosa che non puoi esimerti di fare e deve accadere. Io iniziai all’età di 6 anni all’incirca scrivendo piccole poesie; poi con grande difficoltà, lo ammetto, ho letto e sono cresciuto in ambito poetico, indirizzato da letture come Shakespeare, ma anche dal tuo libro di poesie che mi ha fatto maturare molto in questo campo e ha dato una direzione a questo groviglio di sentimenti che ho sempre portato con me. Negli anni e con molto impegno passai alla letteratura e ai racconti, leggendo in primis i libri di Kafka e di Poe, Dumas, Lovecraft e così via, fino ad arrivare a testi teatrali di Tino Caspanello di cui indegnamente mi definisco allievo nel campo teatrale.
Attualmente la mia parte poetica si è ampliata ad abbracciare quella di paroliere, portandomi a realizzare dei testi per il cantante Ciccio Cucinotta e la New Horizon. Inoltre mi dedico molto a scrivere racconti brevi come la raccolta “Racconti per dormire” e questa seconda raccolta intitolata “i cento racconti” che ho aperto da breve con “Conta fino a dieci” e “Veritas”. Inoltre mi destreggio anche con sceneggiature e testi drammaturgici. Nella parte drammaturgica, che ancora sto sviluppando e studiando, sono riuscito a conciliare, grazie anche agli insegnamenti ricevuti dalla dottoressa Vincenza Di Vita e Tino Caspanello, le mie due linee di studio, quella sociologica e sociale con quella teatrale, creando così una piccola metodologia per assistenti sociali, che ho approfondito nella mia tesi universitaria “Il teatro e il sociale” il cui testo, presto, spero di poter trasformare in un saggio.
Il senso di Veritas, ci puoi dare una chicca per i lettori?
Se ho capito qualcosa della scrittura, è che un testo non deve avere sicuramente un senso. Mi spiego meglio: uno scrittore deve avere la capacità di dire le cose che vuole dire senza dirle direttamente, senza essere direttamente lui a spiegare le cose ma lasciando che sia proprio il migliore dei registi, scrittori e pensatori a colmare e tirare fuori quello che si voleva dire. In altre parole il lettore, solo il lettore leggendo può dare senso e bellezza a un testo, unicamente con la sua fantasia. Questo credo intendeva dire Alessandro Di Pauli nell’ultima lezione alla scuola Holden, dandomi il termine di “Visionario” certamente non nel senso dispregiativo, ma nel suo termine reale: cioè di Creatore di visioni. Creando visioni nella mia scrittura, faccio in modo che i miei lettori con la loro fantasia diano certamente loro forma a tutto. Poi ovviamente ho messo dei binari precisi, ma se mi puoi perdonare, vorrei che chi legge il testo potesse cogliere il vero cuore del racconto.
Arte e scrittura e scrittura e arte, secondo te coincidono?
Beh direi assolutamente sì. La scrittura è un’arte, ma non solo, in base ai miei studi la scrittura è anche vita. Mi spiego meglio, se noi dobbiamo parlare della nascita di Roma, quindi di Romolo e Remo cosa andiamo a raccontare? E dello sbarco in Normandia, o dello stesso allunaggio dell’apollo 11? Cosa diciamo ai nostri figli se non una storia, un racconto di quello che è stato nella speranza di quello che sarà. Gli esseri umani creano e distruggono racconti in continuazione e ne fanno il fondamento della propria società sin da quando siamo scesi dagli alberi per camminare nella savana, e questo nostro aspetto come esseri viventi ha permesso di evolverci socialmente e ha creato la società moderna, con le sue positività e negatività. E nel mio piccolo è quello che tento di fare anche io, prendendo fatti veri, anche piccoli, e modellandoli in modo tale da lasciare qualcosa per chi viene.
I personaggi hanno una forte influenza della tua figura e vivono anche una forte introspezione psicologica; ci vuoi dare una motivazione per il tuo stile di scrivere?
A dire il vero non la vedo così… Cioè com’è ovvio, ogni cosa che scrivo è giustamente ispirata e filtrata da me e da ciò che vivo e vedo. In Veritas il personaggio principale fisicamente è molto simile alla mia persona, sicuramente almeno nella descrizione fisica; in più, entrambi odiamo le “stupidaggini” e cerchiamo la “Verità” nella conoscenza. Per il resto siamo due caratteri diversi, vivere come vive lui per me sarebbe impossibile. Per stile psicologico, sono una persona che passa molto tempo a riflettere e a ragionare, in ogni aspetto della mia vita, e riversare questi salti psicologici alche nel mio lettore forse è una cosa naturale per me. In ogni caso, se faccio un’analisi di ciò che scrivo, a parte una profondità che tu stessa hai colto, i miei lavori sono scritti in chiavi diverse in base alle mie necessità di espressione e ai miei gusti del momento. “Conta fino a Dieci” è un onirico-fantastico, Veritas un Thriller Psicologico, il prossimo della serie “i cento racconti”, Karma, è un testo comico.
Lo scrittore per eccellenza a cui ti sei ispirato.
Bellissima domanda. Come si è capito sono un lettore, nonostante le mie difficoltà di lettura (Sebastiano è dislessico n.d.r), molto avido e dai gusti vari. Veritas ha un palese riferimento a Lovecraft, il cui mondo mi ha affascinato sin dalle prime letture. Lovecraft è sicuramente uno dei miei autori preferiti, tanto che la mia compagna mi dice sempre che se non fosse un uomo e non fosse morto si preoccuperebbe di lui. Ma non trovo in lui il mio racconto preferito. Contrariamente da quanto ci si può aspettare, infatti, trovo la mia lettura preferita in “Il conte di Montecristo” di Alexandre Dumas e forse chi sa leggere a fondo troverà qualcosa in Veritas anche di questo testo, anche se bisogna cercare bene.
Cosa vuoi trasmettere agli altri con la tua scrittura?
Non sono un maestro e non ho né le doti né la capacità di insegnare niente a nessuno, basta già la vita a fare questo, o persone di più alto livello a dedicarsi a queste prospettive. Io parto principalmente e ipocritamente da me stesso a dalla necessità di scrivere, di creare bellezza e sogni. Se avessi la possibilità e la capacità di trasmettere qualcosa, sicuramente vorrei trasmettere una visione del mondo molto personale, un punto di vista che scinde dalla massa, qualcosa che rivolge un occhio al passato e uno al futuro, un’analisi di introspezione che dovrebbe, lo dico con arroganza, appartenere a tutti.
I miei racconti e i miei scritti parlano di fatti e cose davvero accadute, di sentimenti presenti nella vita di tutti, che io da professionista del social ho raccolto nella mia esperienza lavorativa e di vita, per poi rivolgerla alla scrittura. Ad esempio, il singolo di Ciccio Cucinotta a cui ho scritto il testo, potrebbe apparire agli occhi di uno sciocco una canzone banale, ma ad una più attenta analisi non lo è. Infatti “Il Ministro” è un testo ironico che bacchetta chi segue determinati leader politici a cui del proprio elettorato non importa assolutamente nulla. La bellezza di quel testo sta nell’aver ripreso parole utilizzate per propagare odio riutilizzandole per un messaggio di pace. Ugualmente, in Veritas c’è un messaggio simile, ma stavolta non tocca la Politica in sé, ma personaggi che si arricchiscono alle spalle di altri nel diffondere notizie non propriamente vere… beh leggetelo e poi ditemi, lasciando un commento. (ho trovato Veritas molto realistico e spaventosamente attuale n.d.r)
Io ti vedo molto come uno scrittore creativo, la creatività in te è innata o l’hai imparata e come?
Ammetto di trovare un piacere molto forte in quello che dici. Essere creativo sta nella base delle motivazioni per cui scrivo e affronto un mondo assurdamente complicato come quello della scrittura in Italia. La creatività ovviamente è una parte incombente del mio essere e il sognare come il ragionare è tipico del mio carattere e della mia persona, ma certo tutto non cade da cielo. Per essere “il migliore”, come si sa, bisogna esercitarsi, studiare, studiare molto e impegnarsi, specialmente in un campo dove, non capisco bene perché, hanno istaurato un regime concorrenziale davvero alto. Trovare dei bravi maestri in questo campo comunque non è facile, anzi, ma sono stato fortunato, per quanto per molte cose ho dovuto fare da solo; in altre ho trovato persone che mi sostengono e mi danno consigli. Signori, bisogna studiare, studiare porta a livelli che altrimenti non si potrebbero mai raggiungere da soli. Tutto questo, tutta questa fatica, spesso è solo per se stessi, perché in ogni campo che affronterete, almeno qua in Italia, non avrete quasi nulla in cambio.
L’episodio della tua vita che ritroviamo spesso nei tuoi racconti?
Più che episodio io direi che sentimenti e sensazioni sono ricorrenti, in particolare l’amore, perché per quanto un racconto possa far piangere o ridere, far paura o piacere, io credo che l’amore, in ogni sua forma, sia il collante di tutto. In “Conta fino a Dieci” è l’amore che tiene in vita il protagonista; in Veritas gli impone determinate scelte drastiche, in Karma… beh, questo lo vedrete. Devo sottolineare che la mia visione dell’amore non è solo baci e coccole, anzi, prendendo le parole di Bender di Futurama vi dico: l’amore non si condivide con il mondo intero, l’amore è sospetto, l’amore è bisogno, l’amore è timore, l’amore è passione, amici miei, non c’è grande amore senza una grande gelosia..
Grande tenacia, grande forza di volontà, dai ai lettori un tuo incipit per chi si trova in una situazione analoga alla tua possa avere lo stimolo di andare avanti
Un'altra Bella domanda. Non dirò assolutamente tutti i ragionamenti che mi hanno fatto imboccare le strade che ho preso, perché non ne avremo il tempo, ma vi dico quello che dico sempre alla mia compagna. Partite da voi stessi, fate le cose solo ed esclusivamente per il piacere di farle, con umiltà e senza competizione, misuratevi con gli ostacoli come se fossero vostri amici e non dei nemici, e cercate sempre di essere felici in quello che fate; tanto alla fine qualsiasi cosa farete moltissimi vi ostacoleranno e cercheranno di soffocarvi, e questo vale in tutti i campi. Quindi, visto che tanto andare a destra o a sinistra è uguale, intraprendete la strada che più di tutte vi dia felicità e soddisfazioni; altre opzioni sono solo sovrastrutture di una società troppo complessa.