In questo lungo ed inaspettato periodo Covid, vi è stata l’occasione per pensare, osservare, chiedere e vedere cose lontane. Nonostante la fisicità delle persone si sia dovuta limitare ad uno schermo più o meno grande, nuovi risvolti, caratteri, intuizioni ed insegnamenti sono stati trasmessi e recepiti.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare una a dir poco gradevole chiacchierata con Anna Cuocolo: coreografa di professione, artista dentro alle vene, o come forse direbbe lei “innt’ e vene”.
La conversazione è presto uscita dalla freddezza informatica di Skype e solo alla fine ci siamo resi conto che si è trattato di uno scambio di vedute tra persone diventate “vecchi amici”: passato, presente e lunghissimo futuro da affrontare oltre ad ogni problematica generata dalla situazione mondiale in atto. Abbiamo stappato una bottiglia di buon rosso e sono iniziate le domande.
Vuoi parlarci di te, dei ricordi, anche introspettivi?
Sono nata a Napoli dove ho vissuto tutta l’infanzia e da questa città, quando sono andata via con la mia famiglia, ho portato via soltanto il sole che ho dentro di me. Credo non mi appartenga più nulla se non quel sole che racchiude in sé quella generosità partenopea che mi porta ad amare sempre tutto con la stessa e unica passione.
Sono figlia e sorella di pittori, figli d’arte, che vuol dire: forza, sofferenza, sensibilità, emotività, ricerca della Bellezza.
Ho compiuto i miei studi all’Accademia delle Belle Arti di Roma in Pittura, poi all’Accademia Nazionale di Danza.
Come trascorri le tue giornate?
Ora sono docente di Arte Scenica al Conservatorio Francesco Venezze di Rovigo, ma sono anche pittrice, danzatrice, coreografa e regista. Il tempo vola e lo rincorro: a volte lo precedo.
Hai dei ricordi particolarmente significativi nel merito delle tue “espressioni creative”?
Il “Premio Positano per l’Arte della Danza Leonide Massine” nel 2003 ha affermato l’articolato percorso che mi ha condotto a dirigere oggi oltre a danzatori ed étoiles internazionali, anche dei cantanti lirici: con ognuno creo la mia “pittura” da mettere in scena. Sono stata ospite in molti festival in Italia e all’estero: Spagna, Scozia, Germania, Austria, Lussemburgo, Danimarca, USA (San Francisco, Miami, Baltimora), ma i luoghi che mi hanno più emozionato sono stati i musei che mi hanno ospitata con le mie creazioni. Tra i tanti mi piace ricordare il Museo di Castel SantAngelo, Museo Reggia di Caserta, Museo dell’Ara Pacis, Museo de la Real Academia Nacional de San Fernando de Madrid, Museo di Villa Torlonia. Ho collaborato con artisti, storici dell’arte, registi, costumisti, scrittori, musicisti ed intellettuali che hanno arricchito e tracciato il mio percorso fino ad oggi. Temo sempre di non citarne qualcuno e per questo direi di rinviare il seguito della risposta ad una prossima chiacchierata.
Parli mai con il cielo (come natura non come immagine divina) o con altri elementi naturali?
Ho imparato a guardare il cielo da piccola, a sperimentare l’immenso e il sorprendente, a leggere il misterioso disegno delle nuvole e a farmi stupire dal tuono e dal fulmine. Ho imparato ad ascoltarlo nei colori vividi del crepuscolo e dell’ alba che getta nel mare la speranza per chi sa tuffarsi dentro senza paura. Ho cercato nel cielo le stelle nelle notti in cui mi sentivo al centro dell’universo, scoprendo che le possediamo tutte dentro di noi,una ad una a brillare, come in un ricamo dentro la nostra anima. Poi mi sono accorta che il vento che vi soffiava era una voce, forte, suadente e carezzevole, a volte potente come uno schiaffo che ti lascia un segno dentro e ti ammonisce. Ho scoperto che ci stavo parlando da anni, apparentemente in un dialogo muto e solitario, avevo trovato nel cielo l’imperscrutabile, l’ineffabile senso del Divino.
Quanto sta accadendo a livello globale è un immagine statica o in movimento?
Mi viene in mente Piero della Francesca e la “Battaglia di Eraclioe Cosroe”, mi riferisco a quella fissità pierfrancescana che sembra voglia stupirci con gesti algidi e geometrici nell’ incrocio di lance e cavalieri, mentre insorge dal profondo dell’immagine pittorica con un ritmo incalzante la battaglia interiore. Credo stia avvenendo proprio questo oggi, dentro e fuori di noi. Viviamo con messaggi di certezze e rassicurazioni tra cure e vaccini, di longevità e umano benessere, mentre nel profondo si protende verso sconfinati percorsi alla ricerca di un Dio buono e misericordioso che ci distolga dal baratro di una umanità fragile e impotente.
Come vedresti il mondo, il paese, la città…se avessi una comoda poltrona tra le nuvole?
Mi vedo come la dama di corte che si affaccia dall’oculo che sovrasta “la camera degli sposi” del Mantegna. Una visione illusionistica dal cielo, che scruta il mondo e anche lo spazio limitato e regale di due sposi che vi dormono forse si amano e sognano. I putti , il pavone a farmi compagnia per guardare con letizia un mondo, una umanità che può sperare, sognare e sentirsi al centro dell’universo come in un nuovo umanesimo, ma senza la presunzione di poter fare a meno del divino e del sublime, con la consapevolezza di una dignità impressa senza la quale non è lecito abitare e condividere quel paradiso lussureggiante, a tratti arido e roccioso dai percorsi a volte impervi e scivolosi, ma anche dalle possenti cattedrali ,dai marmi scolpiti con architetture avveniristiche che svelano la sapienza e il genio dell’uomo. Vedo una città che si racconta come in un cortometraggio dell’anima che si ”avvolge “ verso il cielo.
Cosa cambieresti nel comportamento degli umani?
Cambierei:
la stupidità che umilia
la durezza di cuore che paralizza l’anima
l’onnipotenza che non è concessa all’uomo
L’incapacità ad abbandonarsi alla Meraviglia poiché è l’ineffabile dono della vita
Credi che torneremo tali e quali a prima del virus o cambierà qualcosa?
L’uomo ha ogni giorno l’opportunità di cambiare e volgere al bene. Le guerre, le paure che risiedono nel cuore umano da sempre. le epidemie, possono essere opportunità di riflessione, occasione per leggersi dentro e capire qual è il vero tesoro che dobbiamo ricercare e possedere. Ma è sempre un libero arbitrio, una opportunità che viene offerta in tante occasioni, a volte molto meno epiche come questa epidemia. A volte basta un solo sguardo di dolore che ti taglia dentro l’anima e senti il sangue che sgorga dal petto come pioggia che purifica e cambia.
Il mondo artistico ha subito un severo altolà. Quanto a tuo avviso ci vorrà per ripartire, seguendo le nuove regole imposte dalle fase 2?
Riassumerei con un concetto Futurista : il “Dinamismo” proiettato verso una prospettiva culturale con molteplici punti di vista.
Crea un quadro/immagine con la tematica del dopo Covid-19 ed immergiti dentro. Come posizioneresti gli attori? Quali sfondi utilizzeresti? Inseriresti delle strade di collegamento tra natura, esseri, incontri sporadici o predestinati e che tipo di strade (città, campagna, immersione nelle arti o nella natura…).
Immagino esattamente un quadro, anzi un percorso attraverso finestre aperte sulle opere pittoriche: dal “Bar delle FolliesBergères” di Edouard Manet alle ombre colorate, ai tratteggi degli impressionisti, ai giardini fioriti di Monet e alle notti illuminate di Pissarro, ai morbidi nudi di Renoir. Qui c’è posto per tutti noi attori e protagonisti della nostra vita, dove i percorsi si intrecciano e le strade si incontrano per creare nuove opere e nuova Bellezza destinata all’eternità.
Grazie Anna, è stato bello ascoltare la tua visione della vita, carica di emozioni. Sei riuscita a colorare e farci camminare in un mondo … in punta di piedi: quasi per non far calpestare i sogni che ci circondano.
(nelle foto Anna Cuocolo con l’étoile Davide Dato)