Ileana Panama, giornalista, nel corso di questi mesi si accorge che sui muri di Salita Frantinaro, bretella di transito fondamentale per chi vive e lavora nella zona Nord di Messina, qualcuno ha scritto frasi razziste “morte ai negri”, accompagnate da una svastica. Frasi rimaste lì per mesi, sotto gli occhi di tutti, nonostante – afferma Panama – il caso fosse stato denunciato e siano state avviate le indagini per l’identificazione dell’autore.
Ileana, cosa ti sei chiesta quando hai visto quelle scritte?
Trovavo indecoroso che simili scritte e la svastica potessero trovare spazio: non cancellarle significava accettare e condividere quel pensiero; e così ho pensato di affidare questo intervento alla sensibilità di uno street artist e insieme a COLLETTIVO FX di amici ne sono arrivati altri due: un altro street artist, il messinese NESSUNETTUNO e Cristian, il ferramenta che ci ha regalato il materiale per realizzare Fatim Jawara e la Balena, cioè i murales che hanno finalmente coperto le scritte. L’intenzione inoltre era quella di dare a questo episodio un senso che potesse andare al di là della copertura delle scritte: i due murales non vogliono essere soltanto un intervento artistico. L’idea era quella di coprire le scritte e nello stesso tempo raccontare una storia come tanti altri muri hanno fatto nella storia, controvertere l’idea che i muri possano solo dividere: non sono quegli stessi muri costruiti in passato per difendere confini, circoscrivere territori, combattere immigrazione o emarginare vite. Questi muri vogliono unire.
Il primo murales è dedicato a Fatim Jawara. Raccontaci chi era.
19 anni, portiere della nazionale di calcio femminile del Gambia e del Red Scorpions FC di Serekunda. Una storia terminata nelle acque del Mediterraneo, mentre cercava di raggiungere l’Europa – probabilmente le coste italiane – dalla Libia. Uno dei 4.200 nomi della lunga lista dei migranti morti o dispersi in mare da inizio 2016. Secondo la ricostruzione del Guardian Jawara aveva lasciato il proprio paese attraversando il deserto del Sahara in direzione Libia.
Nel secondo murales è rappresentata una balena. Perché?
La balena simbolo di pace e di speranza, insieme all’elefante è uno degli animali che detiene la memoria collettiva umana. Le migrazioni delle balene non sono diverse da quelle umane: le migrazioni sono nella natura degli esseri viventi. La balena si inabissa in profondità e riemerge, nella stessa maniera l’uomo affrontando un viaggio interiore, riflette sulla vita e ne prende coscienza.
Tutto questo, oggi, è diventato un progetto. Di che cosa si tratta Ileana?
Oggi quei muri sono un progetto dal titolo “LA MEMORIA DIPINTA SUI MURI”, che porterò nelle scuole affiancando, istituti, istituzioni e famiglie in un processo di sensibilizzazione contro il razzismo e l’indifferenza, guidando i giovani verso una presa di coscienza su quanto questo tipo di azioni razziste e xenofobe non debbano trovare legittimazione all’interno di una società civile. Per questo invito dirigenti scolastici, insegnanti e chiunque lo desideri a contattarmi per portare il progetto nelle loro scuole.
Un auspicio per la tua città?
Che questo spiacevole episodio resti isolato. Messina e la Sicilia intera non hanno mai respinto nessuno e questo ci tenevo a dirlo anche alla famiglia di Fatim con il quale sono in contatto. Volevo che sapessero che Fatim non è morta.