“E tutto cominciò così. Come oggi sta ricominciando. Non invocando camere a gas e stermini. Ma facendo differenze tra “noi” e “loro”. E incitando all’odio noi contro loro. Cominciò così. Con gli stessi toni, lo stesso clima, lo stesso odio prima sottaciuto, poi “tollerato”, poi alimentato”, questo uno stralcio della lettera che Liliana Segrè scrive in questi giorni.
Uno studio voluto da Vox- Osservatorio italiano sui diritti che insieme alle università di Milano, Roma e Bari che monitorato la rete Twitter, quasi due milioni di tweet estratti e studiati, ha portato alla realizzazione della prima Mappa dell’Intolleranza italiana. Sono stati mappati l’odio razziale, l’omofobia, l’odio contro le donne, contro le persone con disabilità e l’antisemitismo: attraverso i tweet degli italiani, hanno contestualizzato i diversi messaggi, e li hanno geolocalizzati. La Geolocalizzazione, la vera novità di questa ricerca consente di evidenziare le zone maggiormente a rischio di intolleranza e odio.
La prima fase del lavoro ha riguardato l’identificazione dei diritti, il mancato rispetto dei quali incide pesantemente sul tessuto connettivo sociale: questa fase è stata seguita dal dipartimento di Diritto Pubblico italiano e sovranazionale dell’Università degli Studi di Milano; la seconda fase si è concentrata sull’elaborazione di una serie di parole “sensibili”, correlate con l’emozione che si vuole analizzare e la loro contestualizzazione: questo lavoro è stato svolto dai ricercatori del dipartimento di Psicologia dinamica e clinica della Facoltà di Medicina e Psicologia, Sapienza Università di Roma, specializzati nello studio dell’identità di genere e nell’indagare i sentimenti collettivi che si esprimono in rete. Nella terza fase si è svolta la mappatura vera e propria dei tweet, grazie a un software progettato dal Dipartimento di Informatica dell’Università di Bari, una piattaforma di Big Data Analytics, che utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per comprendere la semantica del testo e individuare ed estrarre i contenuti richiesti.
Infine, i dati raccolti sono stati analizzati statisticamente ed elaborati da un punto di vista psico-sociale dal team della Sapienza, dando vita alla Mappa dell’Intolleranza.
Due, gli elementi emersi in modo più rilevante. Il primo. Complessivamente la distribuzione dell’intolleranza, considerati i 5 gruppi, è polarizzata soprattutto al Nord e al Sud, poco riscontro invece nelle zone del centro come Toscana, Umbria, Emilia- Romagna. Una situazione, che si capovolge per quanto riguarda l’antisemitismo, fenomeno in evidenza soprattutto nel Lazio e nel centro Italia. Va segnalato un picco significativo in Abruzzo, nell’area tra L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo. Presente anche in alcune zone del Nord e del Sud Italia. Il secondo dato assai preoccupante riguarda la misoginia, sulla quale si concentra la maggiore proliferazione di tweet intolleranti. Il numero di tweet contro le donne, infatti, in 8 mesi è arrivato a 1.102.494, con 28.886 tweet geolocalizzati.
Soltanto 140 caratteri disponibili in un tweet consentono a un atteggiamento individuale di diffondersi ed essere condiviso da un infinito numero di utenti, spesso “garantito” dall’anonimato della rete. L’effetto, tuttavia, è anche quello di un’elisione di forme di pensiero più articolate e di un’estremizzazione del messaggio più frequentemente verso un polo negativo. Mentre, infatti, la concretezza del mondo reale ci tiene in contatto più facilmente con i confini del nostro senso di contenimento, quando tali confini si fanno più virtuali le idee o le credenze vengono espresse con modalità più assolute, di idealizzazione o, più spesso, di svalutazione o denigrazione.
Alla domanda cosa ne farete di questa mappa, il team risponde in modo chiaro e preciso: “La doneremo ai comuni, alle Regioni, alle scuole, a chiunque abbia bisogno di fare un’efficace azione di prevenzione sul territorio”, perché diceva Thick Nhat Hahn “Quando diciamo qualcosa che ci nutre e dà conforto alle persone intorno a noi, alimentiamo l’amore e la compassione. Quando parliamo creando tensione e rabbia, nutriamo la violenza e la sofferenza”.