L’AQUILA – Uscito nelle librerie il mese scorso, il saggio di Lucilla Sergiacomo “L’assoluta libertà del fantastico. Un viaggio nella fantasia da Omero a Calvino”, pubblicato da Odoya, è già un caso editoriale, tanto da meritare l’intera prima pagina della domenica, inserto culturale del Sole 24 Ore, con un corposo articolo di Luigi Sampietro uscito il 4 novembre scorso in recensione al volume. Come pure grande attenzione al volume ha dedicato Rai3 in una recente puntata del programma Terza pagina. D’altronde la feconda scrittrice abruzzese, storica della letteratura, ci ha spesso intrigato con i suoi saggi su Ennio Flaiano, Carlo Emilio Gadda, Italo Svevo e su altri scrittori degli ultimi due secoli. Dunque già per questo, ma soprattutto per la singolarità d’un genere letterario raramente indagato, l’autrice merita tutta la nostra attenzione per il tema trattato in questo volume, ricco di 28 pagine di note. (L’assoluta libertà del fantastico. Un viaggio nella fantasia da Omero a Calvino, ed. Odoya, Bologna, 2018, 272 pagine, € 18).
Nella trattazione del modo fantastico, nel suo recente saggio pubblicato dall’editore Odoya, attraverso l’accostamento tra testi fantastici della letteratura italiana e di altre nazionalità, appartenenti a secoli diversi, Lucilla Sergiacomo puntualmente argomenta per dimostrare come il fantastico in letteratura abbia conservato in ogni epoca le stesse caratteristiche di allontanamento da quel che inquadriamo nella “normalità”, da risultare pertanto irrazionale e irreale, destando sorpresa e paura. È quindi impossibile leggere ed interpretare la letteratura d’immaginazione continuando a seguire gli schemi formalisti, sanciti negli anni Settanta del secolo scorso, che ne disciplinano l’appartenenza di genere, le tematiche e le modalità espressive. Niente e nessuno, insomma, può porre limiti alla fantasia umana.
A corollario di questa verità Lucilla Sergiacomo sostiene, quindi, l’inutilità di imbrigliare in regole e casellari la letteratura fantastica, prestabilirne i modelli, relegarne la fioritura nell’arco cronologico che va dalla fine del Settecento al primo Novecento, legarne la nascita alla reazione degli scrittori contro la rivoluzione industriale. E di conseguenza continuare così ad escludere un’infinita produzione di opere di fantasia di differenti epoche. Nel percorso che prova questo assunto non potevano non avere un ruolo di primo piano i classici, che offrono un inesauribile repertorio di casi fantastici e, dopo la trattazione del meraviglioso cristiano e delle magiche avventure cortesi, la trattazione riparte dal Medioevo per scoprire il gioco del fantastico allusivo che avanti e indietro nei secoli si sviluppa intorno e dalla Commedia dantesca, il testo principe sulla rappresentazione dell’aldilà nel mondo occidentale.
«[…] Ha dunque ragione l’ottima Lucilla Sergiacomo – annota Luigi Sampietro nella richiamata recensione su Sole 24 Ore – a suggerire che limitare lo studio del fantastico all’800 e al ‘900, come fa la maggior parte dei commentatori, sia un modo di confessare la propria incapacità di leggere nella mappa della letteratura con strumenti che non siano quelli di un algoritmo approntato ad hoc, e probabilmente esemplato (questo lo aggiungo io) su di un modello di ricerca di carattere scientifico, cioè esasperatamente analitico e specialistico. La poesia e, per estensione, la grande letteratura – come ha scritto a suo tempo T.S. Eliot con parole non del tutto obsolete – è sempre e interamente contemporanea a chi scrive e a chi legge. Anche perché, con ogni probabilità avrebbe aggiunto J.L. Borges, i libri parlano tra di loro: se non sopra gli scaffali, nella testa di chi li apre e vi entra. […]»
Il Capitolo 4 in chiusura del libro è dedicato alla Luna, che da sempre ha alimentato le fantasie umane, e le paure e le speranze di rinascita, e un grande ruolo ha giocato sulle commistioni tra scienza e arte. Scrive Gino Ruozzi nella Prefazione al libro: «Il “modo” fantastico che Sergiacomo perlustra con amore e con perizia scava nella natura degli uomini, la stragrande maggioranza dei quali vive di fedi, simboli, allegorie, che non sono meno vere e decisive di quella che indichiamo superficialmente come realtà. […] Sergiacomo apre nuove prospettive critiche, estendendo persuasivamente eventuali confini di “genere” alla pluralità dei “modi” (oltre che dei mondi), mettendo in discussione parametri acquisiti e nello stesso tempo promuovendone di propri, con i quali d’ora in poi sarà utile e necessario confrontarsi».
«Questa profonda e ampia esplorazione di Lucilla Sergiacomo – aggiunge Ruozzi – riconoscente all’amato modello di Borges, spazia dall’antichità alla più recente contemporaneità. Sergiacomo presenta e commenta in un disegno organico un numero ragguardevole di testi, legandoli in un percorso convincente né gratuito né scontato, mettendo a frutto e coniugando i piaceri di appassionata lettrice con il rigore lenticolare della studiosa di rango. In questa maniera abbraccia epoche e autori differenti, temi e modelli ricorrenti, dai viaggi agli inferi a quelli sulla luna, in cui aldilà e aldiquà, lontano e vicino, sopra e sotto si mescolano di continuo, come richiedono la nostra mente e il desiderio di vita e di eternità. […]».
In definitiva, questo interessante saggio di Lucilla Sergiacomo, scritto in punta di penna con una prosa fluida e coinvolgente, tende a chiarire al lettore che c’è possibilità d’andare oltre le definizioni, non solo di taluni critici “crociani” ma anche quella fortemente schematica di Todorov, con un’ampia serie di esempi. Dunque uno scrigno, questo volume, di cose mirabili e stupefacenti, con un filo rosso che conduce ad un’asserzione poco scalfibile: che è un esercizio inane incasellare la letteratura, giacché essa è fantastica da quando esiste la scrittura. Mettendo infine in discussione parametri di giudizio e schemi di valutazione, Lucilla Sergiacomo apre alla critica letteraria nuove prospettive nello speculare la scrittura.
Lucilla Sergiacomo, docente di italiano e lingue classiche, si occupa di storia della letteratura, critica letteraria e didattica dell’italiano. Scrive sulle pagine culturali di quotidiani nazionali e locali e su riviste specialistiche. Ha pubblicato saggi in volume su Gadda, Flaiano e altri autori dell’Ottocento e del Novecento. Tra le sue opere ricordiamo Le donne dell’ingegnere (Medium, 1988), Lingua italiana. Guida all’ascolto (Mursia 1989), Narratori d’Abruzzo (Mursia 1992), La critica e Flaiano (Ediars, 1992), Invito alla lettura di Ennio Flaiano (Mursia 1996), Svevo (Paravia 1998), Testi comici e satirici (Paravia 1999), I volti della letteratura (Paravia 2007), Gadda, spregiator de le donne. Sublimazione, misoginia, femminicidio (Noubs 2014), Femminilità e femminismo nelle scrittrici italiane del Novecento (“Narrativa”, Presses Universitaires de Paris Ouest 2015). Riguardo I volti della letteratura, pubblicati tra il 2005 e il 2007 con l’editore Paravia di Torino, si tratta di una Storia della Letteratura italiana in 7 volumi, coordinata da Lucilla Sergiacomo, che è autrice del vol. I, Dalle origini all’età comunale, del vol. VI, La prima metà del Novecento, e degli Strumenti per l’analisi e per la scrittura. Nell’anno accademico 2009-2010 ha svolto il Corso Letteratura e Comunicazione, presso la Facoltà di Pedagogia dell’Università di Chieti. Dal 2003 al 2012 è stata Vicepresidente dei Premi Internazionali Flaiano, membro della Giuria dei Premi Internazionali Flaiano di Letteratura e Teatro, Vicepresidente dell’Istituto di Studi crociani e del Centro Studi dannunziani, membro della Giuria del Premio Poesia Gabriele d’Annunzio. E’ componente di Giuria in premi diversi letterari, quali Premio Eraldo Miscia di Lanciano, Premio Città di Teramo Racconto inedito, Premio di Letteratura Opera prima del Festival “Il dio di mio padre”, dedicato a John Fante a Torricella Peligna.