La storia ufficiale della liberazione di Mussolini al Gran Sasso è tutta da rivedere dopo le nuove rivelazioni dello storico Vincenzo Di Michele. Tutto parte da un episodio della sera prima del rilascio del duce: il Generale Soleti, l'ostaggio italiano caricato sugli alianti dai tedeschi e portato a Campo Imperatore, era a cena al Comando tedesco dove si accordò per l'indomani. È questo uno dei retroscena narrati dallo storico Vincenzo Di Michele nel suo recente libro "L’ultimo segreto di Mussolini" (pubblicato anche in lingua inglese " The Last secret of Mussolini ).
Secondo lo storico Di Michele dietro il misterioso episodio ci furono ricatti, ostaggi e accordi sottobanco tra gli ex alleati del comando tedesco e Badoglio, rivelati per la prima volta nel suo ultimo libro su Mussolini. Ecco come andarono i fatti: quando Mussolini era prigionero al Gran Sasso nel settembre del 1943, poteva fare quello che desiderava, “vedere gente, ricevere e inoltrare lettere clandestine”, giocare a carte. Addirittura il tenente Faiola, il comandante del corpo di guardia dei carabinieri al Gran Sasso – alla faccia della versione storica del luogo segretissimo ove era custodito Mussolini – aveva invitato alcuni suoi amici a Campo Imperatore proprio nei giorni in cui ci fu l'incursione dei paracadutisti tedeschi.
Ci fu persino un procedimento giudiziario ma il tutto è stato tenuto ben nascosto. Un episodio questo accennato dallo storico Vincenzo Di Michele già nel 2011 nel libro "Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso". La liberazione di Mussolini al Gran Sasso a opera dei tedeschi è stata però consegnata alla storia come l'azione eroica del maggiore Otto Skorzeny che in quella circostanza ebbe il merito di vendere bene la sua immagine mentre per il resto ci pensò la propaganda del Reich a decantare " L'Operazione Quercia" come la più grande impresa militare della II guerra mondiale.
Ma la verità è invece riportata nell'ultimo libro pubblicato da Di Michele dove vengono fornite prove del patto sottobanco fra Badoglio e i tedeschi. Tra queste , la testimonianza – firmata di persona e rilasciata personalmente all'autore del libro – del novantenne Nelio Pannuti, la guardia personale del Duce nel settembre 1943, il quale senza mezzi termini menziona dell' accordo tra i tedeschi e le forze Italiane per la consegna di Mussolini tanto è che a liberazione avvenuta, commenta Pannuti "ci radunammo tutti in pacifica compagnia dei tedeschi nella sala dell’albergo”. "Non solo – continua Pannuti – il Gen. Soleti reclamò più di una volta la restituzione della sua pistola , requisita da Skorzeny durante l'operazione , e lo stesso Skorzeny , dopo qualche esitazione , obbedì all'ordine. Infine dalle testimonianze riportate per iscritto dei pastori del luogo, si scopre che la prigionia dell’ex Duce non era affatto segreta. Lo sapevano tutti; persino i bambini. Altro che efficienza dei servizi segreti delle S.S.