da ARTRIBUNE SEGNALA
Dal 26 settembre 2014 all’11 gennaio 2015, Merano Arte ospita il progetto di Marco Bolognesi, [b]SENDAI CITY.TO THE END OF THE FUTURE .[/b]Un percorso concepito dall’artista, nato a Bologna nel 1974, per guidare il visitatore alla fine del futuro, in una megalopoli post-moderna, conflittuale e decadente, un non-luogo abitato da cyborg, governato dalle multinazionali e creato da un’intelligenza artificiale.
Il museo di Merano si trasformerà in Sendai City, una città-stato situata sul pianeta Caliban, dove il mondo (ormai ridotto a un’unica immensa capitale), è governato da una multinazionale, la Sendai Corporation, a capo della quale c’è il Grande Cervello.
La mostra, curata dal direttore artistico di Merano Arte, Valerio Dehò, ricostruisce questo scenario futuribile grazie a modellini, plastici, dee femminili, proiettori fatti da decine e decine di pezzi di meccano, offrendo un’esperienza a 360 gradi grazie anche a immagini “live” della città ripresa dall’alto e alla realtà aumentata accessibile attraverso tablet di ultima generazione.
Marco Bolognesi presenta un mondo ipertecnologico, colmo di omaggi a partire dal nome Ono-Sendai, la multinazionale giapponese che compare in Burning Chrome, un racconto del 1982 di William Gibson, uno dei padri fondatori del cyberpunk, e citazioni, come la tecnica scelta dall’artista per riprodurlo: il collage. Tecnica che consente di creare sculture utilizzando pezzi di giocattolo, scomporre e rimontare vecchi B-movie, inventare nuovi personaggi che rimandano ai fumetti, secondo il più puro pensiero cyberpunk.
Il risultato è una storia affascinante che occuperà due piani del museo e che avrà come punto centrale la grande installazione site specific (9 metri quadrati) che dialoga con un secondo livello di realtà aumentata, percepita attraverso l’uso di tablet. Il visitatore ha così l’opportunità di scoprire un extra-mondo, un secondo livello di spazio urbano, semplicemente puntando lo schermo verso le diverse angolazioni della stanza.
Il pubblico conoscerà i momenti più importanti di questa storia, dalla causa iniziale, la corsa agli armamenti che innesca il conflitto e che porta a un mondo collassato dove le Nazioni, ormai senza alcun potere, vengono rimpiazzate da una sola multinazionale governata dal Grande Cervello, alla popolazione, con tre tipi di esseri: i mutanti, i cyborg e gli umani, ai quali si aggiungono numerose schiere di robot. La polizia, l’esercito e tutta la nomenclatura della Repubblica Sendai sono costituiti da cyborg e robot addestrati a gestire e controllare l’ordine della città e a lottare contro la resistenza dei mutanti ribelli.
Tutto questo accade su due livelli di percezione: il primo, quello reale, costituito da Sendai City, ha un aspetto cyberpunk e post-moderno. Il secondo è quello in cui vivono gli umani, è un mondo virtuale, generato dagli impianti visivi della Sendai Corporation. È disegnato come il pianeta Terra degli anni 2000, è l’unica realtà percepita dagli umani ma ospita anche cyborg e mutanti, che assumono sembianze umane ed è anch’esso scenario della loro guerra. Il passaggio da un mondo all’altro si attua con la rimozione o l’inserimento degli impianti visivi.
Il pensiero artistico da cui è nata la mostra è documentato da disegni a colori, il primo passo per la progettazione dell’universo di Bolognesi, con i suoi edifici, i suoi abitanti, le sue architetture, le sue atmosfere.
La parole di Marco Bolognesi: " Sono convinto che i luoghi siano finiti e definiti soprattutto da ciò che vi accade, è per questo animo la mia metropoli di personaggi e storie che fanno parte del mio mondo, del cinema che amo, di quella cultura a cui mi ispiro; storie che si incontrano per le strade, nei palazzi, sui treni di questo futuro senza tempo che è la mia metropoli. È nato un universomolto articolato, attraversato non solo da una ricerca sul futuro, ma anche da uno studio su un’eventuale società in cui il potere della tecnologia e dell’informazione diventa multinazionale e la mescolanza dei linguaggi e delle realtà diventano globalizzazione”.
Per raccontare al meglio queste storie, l’artista si avvale del cinema, cinema italiano di genere fantascientifico, quello degli anni Sessanta e Settanta, così pieno di riferimenti alla politica e alla società di allora, e che utilizza il futuro per parlare del presente.
Vecchie pellicole di grandi registi italiani sono alla base delle contaminazioni tra passato e futuro operate dall’artista, unendole a nuove riprese e utilizzando illustrazione e animazione egli racconta attraverso immagini e video il suo mondo post-human e post-punk.
Tra le opere esposte anche il primo capitolo del film Blue Unnatural che sarà diffuso grazie a un enorme proiettore realizzato con decine e decine di pezzi di meccano. La visione completa del film (30 minuti circa) sarà visibile l’11 ottobre in occasione della Giornata del Contemporaneo promossa da Amaci.
La città-mondo di Sendai City è protagonista del video ed è la prima ambientazione strutturata del cosiddetto "Bomar Universe", l’universo di Marco Bolognesi. Da anni il lavoro dell’artista si muove verso la messa in scena di un mondo narrativo in cui inserisce ogni sua opera: fotografie, istallazioni e disegni prodotti negli ultimi dieci anni come piccole tessere di un suo mosaico artistico.
All’interno del video si ritrovano i personaggi di questa produzione: donne mutanti, robot, e cyborg, ma il vero cuore dell’opera è la città, con il suo aspetto fantascientifico e cyberpunk, la sua forma architettonica modulare, e la struttura a rete, dove la mescolanza di razze, linguaggi e tipologie di esseri racconta il potere della tecnologia e dell’informazione, la globalizzazione e il passaggio dalla nozione di post-umano a quella di post-mutante.
Il film è anche un omaggio ad Antonio Margheriti (Roma 1930 – Viterbo 2002), più conosciuto con lo pseudonimo di Anthony M. Dawson, il regista italiano di genere le cui pellicole soprattutto horror e sci-fi hanno fatto scuola nel b-movie italiano e di oltreoceano.
La produzione di Blue Unnatural muove dal desiderio di cimentarsi con varie forme espressive. Le scene in esterno sono state girate ex-novo utilizzando il moke-up, modello in scala della città Sendai (proprio come si faceva nei b-movie anni 60), poi animate in post produzione con luci, mezzi volanti e pubblicità a schermo. Mentre le scene di interni nascono dalla ricomposizione di decine di piccole parti delle pellicole di Margheriti, ricostruite attualizzando quelle narrazioni per arrivare a uno storyboard che viene poi stampato, fotogramma per fotogramma, sovra-dipinto con pastelli, digitalizzato, rimontato e animato.
Accompagna la mostra un volume NFC edizioni con intervista di Valerio Dehò a Marco Bolognesi e interventi di Massimo Sgroi, Roberto Terrosi, Pierluigi Molteni, e Nicola Dusi e testi narrativi di Valentina Ferretti ed Elena Invernizzi scritti a quattro mani con l’artista.
Dopo Merano, il progetto Sendai City di Marco Bolognesi, curato da Valerio Dehò, sarà esposto allo Spazio ABC di Bologna e successivamente al PAN- Palazzo delle Art di Napoli. Durante la tappa di Bologna una selezione di opere sarà presentata a SetUp Art Fair 2015 come special project.
Biografia
Marco Bolognesi, artista e filmmaker, nasce a Bologna nel 1974 dove si laurea al DAMS nel 2001; oggi vive e lavora tra Londra e Roma. Del 1994 e 1996 sono le sue prime opere video, realizzate per la RAI e presentate al Giffoni Film Festival e alla Biennale di Venezia. Nel 2002 si trasferisce a Londra, dove vince The Artist in Residence Award all’Istituto Italiano di Cultura (2003) e realizza la mostra Woodland, da cui due anni dopo nasce l’omonimo libro fotografico e con il quale inaugura la sua prima personale alla Cyntia Corbett Gallery di Londra. Nel 2008 realizza il cortometraggio Black Hole, che vince il premio miglior film fantascientifico all’Indie Short Film Competition in Florida ed esce il libro monografico Dark Star. Nel 2009 viene pubblicato per Einaudi “Protocollo”, il primo volume di una graphic novel nata dalla collaborazione con Carlo Lucarelli e nello stesso anno presenta nella londinese Olyvia Fine Art Z Generation, Realm of Ambiguity e alla Fondazione Solares delle arti di Parma il progetto Genesis. Nel 2011 realizza l’installazione Mock-up esposta allo IED di Milano all’interno del festival Invideo e partecipa alla collettiva londinese What made us famous a fianco di artisti quali Damien Hirst, Helmut Newton, Sarah Lucas.
Nel maggio 2012 il Festival di Fotografia Europea di Reggio Emilia presenta il suo ultimo lavoro Humanescape, a ottobre partecipa alla Biennale d’Arte Contemporanea Italia-Cina, inaugura la personale B.O.M.A.R. Universe alla Galleria La Giarina (Verona) e in novembre partecipa al festival Eyes On – Monat der Fotographie di Vienna.