Roma, 12 gennaio 2017 – Si parlerà anche di cibo e cancro, tra miti e realtà, al congresso nazionale “Medicina e pseudoscienza. La salute tra scienza e falsi miti nell’era 2.0: dalla ricerca, ai vaccini, al cancerogeno, agli psicofarmaci”. L’evento, promosso e organizzato dal Gruppo C1V Edizioni, è in programma per il 7 e l’8 aprile a Roma. Prevista la presenza di numerosi relatori, tra questi: il medico e giornalista scientifica Roberta Villa, che, in merito alla questione del cancerogeno, farà chiarezza sui rischi percepiti e sui rischi reali sulla base delle evidenze scientifiche.
Il consumo della carne è uno dei temi al centro dell’intervento di Roberta Villa. A tal proposito, la giornalista sottolinea che: “Quando l’International Agency for Cancer Research ha classificato come sicuramente cancerogena la carne lavorata, aggiungendo che anche la carne rossa probabilmente lo è, si è scatenata una reazione più emotiva che razionale, la stessa che si verifica quando si sottolinea l’effetto cancerogeno dell’alcol, quasi che questi risultati rappresentassero un attacco alle nostre tradizioni alimentari. Viceversa, il mondo che fa capo ai principi vegetariani, o ancor più vegani, ha esultato. È questo – spiega Villa – un tipico caso in cui una notizia scientifica deve fare i conti con quelli che chiamiamo i nostri “bias di conferma”, la tendenza della nostra mente, cioè, a prendere per buone solo le notizie che consolidano le nostre idee precedenti. Il dato scientifico però è solido, soprattutto per salumi, insaccati e altre carni lavorate: chi li consuma regolarmente ha sicuramente un rischio di cancro maggiore di chi li ha totalmente esclusi dalla propria alimentazione. L’effetto, tuttavia, è limitato, e si manifesta non tanto in relazione alla qualità della carne, ma alla quantità e alla frequenza con cui si porta a tavola. Il consiglio di ridurne il consumo è quindi in linea di massima sicuramente valido, ma – conclude la giornalista – non sarà un panino con il prosciutto o una bistecca una volta ogni tanto a compromettere la nostra aspettativa di vita”.