ROMA, 18 agosto 2021 – Di qualche mese fa è il suo album Afterallogy e di oltre trent’anni di onorata carriera insieme al suo storico chitarrista Gil Dor alcuni dei successi internazionali più ascoltati. Ora, la cantante israeliana NOA torna a Roma, sul palco all’aperto dell’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” per proporre i nuovi brani e una summa del suo repertorio più significativo. Insieme a lei e Gil ci sarà anche Gadi Seri alle percussioni.
Un grande e sentito concerto, dopo mesi di chiusura, che unisce la musica jazz, quella classica rivisitata e le sonorità trasversali a cui ci ha abituati nelle sue molteplici produzioni discografiche.
A proposito di AFTERALLOGY…
“Questo nome è stato inventato da Gil e questo album è la risposta del perché stiamo facendo quello che stiamo facendo… dopo tutto, “after all”. È una specie di titolo influenzato dal coronavirus, da questo isolamento che ci ha riuniti in una stanza, io e lui, dopo così tante vicende artistiche passate insieme, per ripartire da capo con un album registrato a casa mia, dal momento che era vietato uscire. Questo ci ha permesso di fermarci a focalizzare e capire quello che veramente entrambi amavamo musicalmente; ci ha permesso di selezionare dei brani a cui eravamo particolarmente affezionati ed arrangiarli spontaneamente e senza fretta, ottenendo particolarissimi risultati grazie proprio alla sorprendente abilità armonica di Gil alla chitarra. “After all that’s been said and done”, ovvero dopo tutto ciò che è stato detto e che abbiamo dato, questo adesso è quanto amiamo ed abbiamo da offrire e che offriremo anche nel prossimo album, la seconda parte di un progetto che andremo nei prossimi mesi a registrare con una intera band, sempre improvvisando con lo stesso naturale amore ed entusiasmo.
Abbiamo sentito provenire dalle nostre viscere la forte emozione musicale per questo album: qualcosa che ha smosso allo stesso tempo e nello stesso modo il cuore e la mente. Quello che ci colpisce può essere un testo, una melodia o la storia che c’è dietro ad una canzone, ma l’importante è che lo faccia e gli autori che abbiamo omaggiato attraverso questa selezione, come Cole Porter o Rogers & Hammerstein o Leonard Bernstein, ci hanno sicuramente trasmesso questa magia. Abbiamo però cercato di riportare certi standard alla loro essenza originaria, senza l’aura di entertainment che li avvolgeva con arrangiamenti orchestrali o da ballroom. Riportarli alla loro nudità integrale significava per noi metterne in risalto la storia e possiamo totalmente asserire che il progetto che abbiamo concepito è totalmente centrato sulla liricità dei testi, qualcosa che si è perso nel modo moderno di interpretare il jazz, calpestando forse proprio il nucleo del brano nel suo atto compositivo a favore di una ribalta delle proprie capacità vocali improvvisative sulla melodia musicale. Questo ha provocato un senso di perdita dal baricentro che abbiamo cercato di riportare, col nostro piccolo contributo, alla sua origine. La domanda non era “Perché ho bisogno di questo brano?” ma “Perché questo brano ha bisogno di me?” e la risposta era “probabilmente perché io posso raccontare e far emergere la storia che si cela in esso”.