a cura di Domenica Puleio
“Dove la parola manca, là comincia la musica; dove le parole si arrestano, l’uomo non può che cantare.”
VLADIMIR JANKÉLÉVITCH
Ci sono viaggi introspettivi che ci piace fare, emozionali, forti, essenziali al divenire degli eventi quotidiani nel nostro vivere. Ci sono viaggi che ti raccontano e che ti portano dal passato al futuro con l’assoluta certezza che, ciò che oggi siamo, lo dobbiamo a tutti i sogni che abbiamo legato al cuore.
Questa è l’impressione, o meglio, il riassunto delle sensazioni, che ci ha lasciato la nostra piacevole chiacchierata con Tony De Padua, dal 2001 ad oggi impiegato presso Mediaset Area Musica. (nello specifico dal 2007 il passaggio alle produzioni musicali)
<<Ho iniziato a “bazzicare” nel mondo della musica a 15 anni, grazia ad un video in VHS degli Iron Maiden che mi ha spinto a prendere lezioni di chitarra – ci dice Tony, quasi timoroso – nel 1988 mio padre mi iscrisse al conservatorio privato, indirizzo chitarra classica, per poi passare nell’anno successivo a lezioni private di chitarra elettrica presso un sala prove. Li ho conosciuto un ragazzo che come me prendeva lezioni di chitarra, siamo diventati amici e mi ha chiesto di suonare nel suo gruppo della scuola chiamato piraña
In questa sala prove una volta a settimana prendevo lezioni e alla sera con il gruppo provavamo cover e scrivevamo brani originali (nella stessa sala provavano anche gli Elio e le storie tese)>>
Tony abita tuttora a Milano, ed ha avuto modo di vivere la città nei tempi d’oro in cui la musica potevi trovarla quasi in ogni angolo della strada.
<<Nel 1989 sono entrato nei piraña, abbiamo iniziato ad esibirci nei piccoli teatri, a fare concerti di fine anno ma la band si sciolse dopo poco tempo e nell’estate del 1991 io e l’altro chitarrista dei piraña formammo un nuovo gruppo, gli S.P.A., acronimo di Sound Power Attraction. Abbiamo fatto diversi live in tutto lo stivale ed addirittura hanno prodotto il nostro disco d’esordio che, però, non è mai stato edito>>.
Tony ha una grande passione per la musica <<Ad oggi continuo a suonare – ci dice entusiasta – ovviamente i gruppi di cui parlavo prima, sono frutto della musica che ascoltavo da adolescente. Fino al 2001 ho suonato in diverse band , turnista per molti artisti e ho insegnato chitarra a tantissimi ragazzi sia nelle scuole di musica che privatamente. Dal 2001 sono dipendente mediaset / area musica e dal 2007 nello specifico sono passato alle produzioni musicali, ma la musica suonata mi accompagna sempre. Durante le pause non faccio altro che “strimpellare” – ci dice ridendo – e continuo a girare locali, covid permettendo, attualmente con due band : the ides of march (tribute band Iron Maiden) e Top of the Pops (cover band dance pop 70’80)>>.
In tempi ahinoi tristi e drammatici, come quelli che stiamo attraversando, spesso la musica sembra essere l’unica soluzione <<Il covid ha davvero fatto un bel guaio – ci dice ancora Tony – i locali hanno interrotto l’attività e, adesso, nella ripresa, sono davvero pochi quelli che possono permettersi una band dal vivo. È vero comunque – prosegue – che la musica è molto cambiata in questi anni.
<<Per me che sono cresciuto nel fermento musicale che va dagli anni ’80 fin al 2000, dove esisteva ancora la discografia classica, vedere oggi un cambiamento così repentino nelle produzioni all’inizio mi ha lasciato perplesso e allo stesso tempo entusiasta. Sono entrato in questo mondo ancora in tempo per poter assistere alle registrazioni fatte sul “campo”, con strumentisti, orchestre, sudore, sorrisi e amicizie reali. Il cambiamento e il progresso hanno portato a nuove modalità di registrazione, la maggior parte in home recording o in piccoli studi. Preciso che il progresso e’ sempre una cosa positiva ma con la musica e l’arte in generale, la componente “umana” resta e deve restare fondamentale. Capisco il mercato che ha le sue regole, segue le nuove tendenze, oggi per esempio si fa “trap”, con le basi già pronte, ci canti su ed è finita… Probabilmente io sono da “svecchiare”, ma preferivo la musica suonata della mia generazione. I ragazzi oggi fanno musica per Tik tok, per Instagram, per Facebook, per avere visibilità sui social, un tempo eravamo noi i “social”, eravamo il polo di aggregazione durante le serate… era bello. Ai ragazzi suggerisco quella che è sempre stata la mia filosofia di vita e musicale: ognuno di noi deve trovare la propria strada e migliorarsi costantemente>>.
La musica, comunque, unisce e, oseremmo dire, riesce anche a salvare l’anima.
Tony questo lo sa <<Dicevo che suono – infatti conclude – nel tempo libero, ma è davvero qualcosa che mi sento dentro. Non posso e non riesco a non suonare, ancora oggi ho ancora tanto entusiasmo e smania di studiare chitarra, la musica mi fa esprimere, apre il mio cuore a nuove prospettive. Sono sul palco, e sono l’uomo piu’ felice del mondo, interagire attraverso la musica con le persone che sono li sotto per te non ha prezzo. Questo auspico per tutti i giovani che si cimentano in questa arte. Suonare può salvarti la vita, darti la chiave della tua stessa anima>>. Non importa, a questo punto, il genere di musica che fai, importa che ciò che si ha nel cuore possa essere espresso, importa che ovunque ci sia la musica, possa esserci qualcuno che riesce a trovare la strada, che riesce a trovare se stesso.
“Dobbiamo tentare. Magari ci sbatteremo la faccia contro, ma se così sarà, l’avremo sbattuta con onore, con una chitarra in mano e il rock nei nostri cuori.” (dal film school of rock).