Roma – Mirisola, direttore generale INMP:“A causa della crisi, ormai circa il 40% dei nostri assistiti è italiano. Siamo un Ente del Servizio sanitario nazionale, le persone in difficoltà vengono da noi in quanto bisognosedi cure e farmaci, ma anche di ascolto solidale”
“Se non potessi venire qui, non potrei curarmi”, ci dice Maria mentre attende il suo turno nella sala d’accoglienza dell’INMP Istituto Nazionale Salute Migrazioni e Povertà, la struttura del Servizio sanitario nazionale che ha sede nel cuore di Roma, a Trastevere, in via di S. Gallicano. Nei suoi ambulatori polispecialistici, medici, psicologi e mediatori transculturali offrono assistenza sanitaria,7 giorni su 7e senza prenotazioni né liste d’attesa,alle persone più fragili e in difficoltà, italiani e stranieri.Persone che hanno bisogno di aiuto, come migranti e rifugiati, anziani, separati, famiglie numeroseo monoreddito, disoccupati e senza dimora.Accomunati dal bisogno di cure e farmaci, sono spesso i‘nuovi poveri’ di un’Italia schiacciata dalla crisi. Maria rientra tra gli undici milioni di italiani che devono rinunciare alle cure sanitarie perché non hanno soldi per una visita specialistica.Come Antonio, pensionato, seguito dagli odontoiatri dell’ambulatorio dell’INMP: “Qui mi hanno regalato la dentiera. Se non ci fosse stato quest’ospedale, per farmela avrei dovuto rinunciare al pane, quando puoi… Se no rinunci alla vita”.
La sanità negata non riguarda solo 4 milioni e 598 mila italiani, gli ‘invisibili’ che vivono sotto la soglia di povertà assoluta,un dato che nel nostro Paese è in aumento più che altrove, come ha recentemente radiografato l’Istat. “Qui siamo tutti impegnati nella presa in carico della persona, olisticamente, con i suoi bisogni.Oltre che gli ambulatori specialistici, che sono il centro della nostra attività di assistenza sanitaria, abbiamo attivato anche uno sportello degli ‘Avvocati di strada’ per chi ha perso il lavoro, e in seguito, la casa e la residenza, e non avrebbe diritto all’assistenza sanitaria – spiega Concetta Mirisola, direttore generale INMP -. I medici che lavorano all’Istituto non rispettano solo il Giuramento di Ippocrate, ma provano ad aggiungere una dose in più di empatia nell’ascolto, nell’esercizio della loro professionalità, perché chi si rivolge a noi vive spesso situazioni di dolorosa emarginazione, ha un vissuto di grande sofferenza, che sia immigrato o italiano. Tra le persone che si rivolgono all’Istituto, negli ultimi anni sono aumentate le richieste di supporto psicologico, naturale conseguenza della crisi economica e della perdita di lavoro. La situazione peggiore è per quelle persone che, trovandosi nella fascia immediatamente superiore a quella dell’esenzione, non possono permettersi il costo del ticket né, tantomeno,pagarsi una visita specialistica; in tanti non riescono neanche a comprarsi i farmaci, per questo si rivolgono all’INMP, dove abbiamo creato anche un apposito fondo di solidarietà. Il progressivo incremento di persone che a causa della crisi vivono in gravi difficoltà economiche e si rivolgono ai nostri ambulatori, è un fenomeno che ha coinvolto massicciamente gli italiani, passati in pochi anni dall’8% al 40% nel nostro Istituto.Ed è un datopurtroppo in crescita. Ma poiché il diritto alla salute è un diritto universale, imprescindibile per tutti, come ci ricorda l’art. 32 della Costituzione insieme a ogni principio umanitario – osserva Mirisola –,per consentire il più ampio accesso alle prestazioni essenziali per le persone più svantaggiate hanno particolare rilevanza i progetti di medicina sociale. Sono progetti finanziati dal Ministero della Salute, che coprono vari ambiti specialistici,dall’oculistica, con visite gratuite e fornitura di occhiali graduati, all’audiologia e all’odontoiatria, con assistenza specialistica e fornitura di protesi acustiche e dentali. Solo per restare ai dati degli ultimi tre anni, grazie a tali progetti abbiamo eseguito 9.281 visite oculistiche e distribuito 2241 occhiali; 8575 visite odontoiatriche e 1690 protesi dentali; 9305 visite audiologiche e 109 protesi acustiche; per non parlare degli ulteriori progetti nel campo della ginecologia, gastroenterologia, dermatologie e malattie infettive”.
Sono numeri che danno conto della specificità dell’Istituto, che è centro di riferimento della Rete nazionale per le problematiche di assistenza in campo sociosanitario legate alle popolazioni migranti e alla povertà attraverso un approccio transculturale e orientato alla persona.Un’eccellenza nella sanità pubblica italiana, divenuta negli anni riferimento per le politiche nazionali in grado di sviluppare un’assistenza sociosanitaria di carattere inclusivo, tanto che l’OMS l’ha pubblicamente riconosciuta come best practice.Ma dietro i numeri dell’attività sanitaria dell’Istituto (oltre 330mila prestazioni erogate su 90mila pazienti dal 2008 ad oggi nel poliambulatorio di Roma, e 5.000 prestazioni nell’attività sanitariapresso i centri di accoglienza di Trapani e Lampedusa, nel quale ultimo l’Istituto è presente da alcuni anni),c’è l’obiettivo di sviluppare, a vantaggio del servizio sanitario nazionale sistemi innovativi per contrastare le diseguaglianze di salute, le qualioltre a rappresentareuna minaccia per la popolazione italiana e un freno allo sviluppodel Paese, sono la ragione di unasempre minore coesione del tessuto sociale. Ma è anche l’impegno di assicurare a tutte le fasce della popolazione un alto livello di qualità delle prestazioni forniteattraversostrumentazioni medicali di avanguardia. Un obiettivo perseguito attraverso la piena accessibilità dei servizi e la medicina di prossimità, attraverso l’Osservatorio epidemiologico nazionale che l’INMP conduce assieme alle Regioni italiane, la ricerca clinica e quella in sanità pubblica nell’ambito della Rete nazionale sviluppata, anch’essa, in sinergia con le Regioni, le Asl e tutti i soggetti istituzionalmente rilevanti. Dietro questi numeri, le vite di dolore, spesso ai margini, di Mariao di Antonio, venuti in questo ambulatorio alla ricerca di cure. E di solidarietà. A volte anche ‘solo’ di un sorriso.