Si è inaugurata nella città croata di Daruvar, la Galerija Eva Fischer, museo nazionale per l’arte moderna e contemporanea. La città termale ha voluto omaggiare la pittrice Eva Fischer, nata lì nel 1920 e figlia del rabbino capo ungherese Leopold e di Kornelia Grossmann.
Eva è stata una pittrice jugoslava naturalizzata italiana, che dal termine della seconda guerra mondiale ha vissuto a Roma. Il mondo della Fischer è fatto di brevi migrazioni ovunque il suo estro l’ha chiamata: da Israele ove dipinse mirabili tele di Gerusalemme ed Hebron (molto note sono le vetrate del Museo Ebraico di Roma), fino agli U.S.A. dove conta numerosi collezionisti ed estimatori, fra i quali gli attori Humphrey Bogart (fu la moglie Lauren Bacall a donargli la prima opera) e Henry Fonda.
Grazie alla vice sindaco di Daruvar, Vanda Cegledi ed al direttore dei musei Goran Jakovljevic ed i contatti intrapresi tramite il portale www.evafischer.com e successivamente con la Fondazione Eva Fischer (www.evafischer.foundation), è iniziato il cammino che ha visto lo scorso 28 gennaio la “consacrazione” del nome dell’artista alla Galleria situata nel polo museale nel Castello del conte Janković.
L’inaugurazione era anche in diretta zoom ed ha avuto fra le persone collegate anche il fratello di Eva, Roberto assieme alla consorte Ziva Modiano, il figlio di Eva Alan Davìd Baumann con la compagna, la pianista Miriam Di Pasquale, ed altri rappresentanti della famiglia. Ha presentato la serata la signora Idija Premec, con la presenza di molte autorità fra le quali la vice presidente regionale per le minoranze nazionali, Tanja Novotni Golubić. E’intervenuta una folta stampa e la televisione nazionale, con la nota giornalista Marijana Kranjec.
La mostra inaugurale è stata curata da Marija Ivandekic ed è costituita da un susseguirsi di fotografie personali di Eva Fischer e della sua famiglia: si è praticamente seguito il decorrere del tempo negli ultimi 100 e più anni. Oltre alle immagini, vari oggetti simboleggianti l’artista, compresa una bicicletta identica a quelle ritratte centinaia di volte da Eva. Esse difatti costituivano una delle tematiche più note della pittrice: biciclette stanche, innamorate, abbandonate, mai con una ruota rotonda per la fatica del tempo trascorso a portare a destinazione qualcuno. Andare e tornare e continuare a girare, come la vita di Eva: dalla fuga dalla Jugoslavia dopo la deportazione del padre da Belgrado, alla detenzione nell’isola di Curzola sotto gli italiani, all’arrivo in Italia e la lotta partigiana, girando per Bologna in bicicletta. Poi Roma a guerra finita, via Margutta, gli incontri con i grandi dell’epoca, da Picasso a Chagall, da Dalì a De Chirico. Il voler continuare i discorsi intrapresi con loro e brevi ma intensi trasferimenti a Madrid, Parigi, Londra. La vita di una donna europea nella cultura – spesso maschilista – di un secolo. Si tratta della prima mostra “su” Eva e non “di Eva” o “delle opere pittoriche di Eva”.
I familiari stanno organizzandosi per recarsi a Daruvar quando, il 2 giugno 2022 con una grande retrospettiva di Eva organizzata assieme all’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria ed il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia, verrà festeggiata la Repubblica Italiana e l’Europa intera.