Non si può accettare che la follia della guerra distrugga quel che i popoli d’Europa sono stati capaci di costruire e realizzare in termini di collaborazione, di pace, di ricerca di obiettivi comuni nel nome dell’umanità, ha detto il Presidente Sergio Mattarella a Norcia.
“I popoli d’Europa non sono disposti a piegarsi alla violenza della forza, utilizzata per sottomettere un Paese indipendente come l’Ucraina, atto ingiustificato e ingiustificabile (Presidente Mario Draghi), subito dalla Russia.
La pace è in pericolo.
Molti secoli fà, monaci medievali irlandesi hanno predicato e promosso la pace anche in Ucraina. Tra questi ci fu Marianus Scotus.
Nato da sangue reale nella Provincia o Contea di Donegal verso la metà del secolo XI, indossò da giovane il saio talare e seguì il sogno della sua vocazione monastica.
Dopo qualche anno, insieme a un gruppo di 12 monaci – sull’esempio dei 12 discepoli di Gesù e di quanto altri confrati avevano fatto prima di lui, lasciò l’Irlanda e si incamminò nella via della “peregrinazione per Cristo”, sperando di arrivare a Roma o in Terra Santa. Si trattava di seguire Cristo attraverso sentieri inospitali e spesso pericolosi, sicuri che il Signore avrebbe indicato a lui e al suo gruppo il cammino da seguire. Era l’anno 1067.
Si pensi che un altro monaco irlandese, S. Colombano, 400 anni prima, percorse 7.700 km., fermandosi per 20 anni in Francia, dove fondò tre importanti monasteri: Annegray, Luxeuil e Fontaines, fari di civiltà e cristianità, che hanno scritto la storia della Francia cattolica del VII secolo, prima di concludere il suo pellegrinaggio terreno a Bobbio, in Provincia di Piacenza, dove eresse un monastero, definito il “Montecassino del Nord”, roccaforte di ortodossia per il Nord Italia, capitale di cultura monastica e centro, per molti secoli di vita religiosa, filosofica, scientifica, artistica e sociale.
Robert Schumann disse di lui che per la sua visione europea egli rappresenta il Santo Patrono di quanti lavorano per un’Europa Unita.
Accompagnato dai suoi 12 fedelissimi, Marianus iniziò il suo pellegrinaggio verso Roma. Dopo vari mesi giunse a Bamberg in Germania insieme a John e Candidus, dove il Vescovo locale Otto li invitò a fermarsi. Gli altri 10 continuarono verso la Città Eterna. Purtroppo i tre non parlavano tedesco e inoltre sognavano una vita più austera. Un anno dopo, il Vescovo Otto morì ed essi pensarono di raggiungere Roma. Giunti a Regensburg, vennero ricevuti calorosamente in un loggiato per pellegrini, messo a disposizione dall’Abadessa Emma, che lesse subito nelle qualità dei tre monaci itineranti, in particolare l’abilità di Marianus sapeva produrre trascrizioni di testi sacri, brillantemente istoriati, e li invitò a restare. La bravura di Marianus Scotus si può ancora oggi ammirare nella Biblioteca Imperiale di Vienna, nel codice 1247 contenente le “Lettere di S. Paolo” e porta la data del 1078.
Molti i libri che egli copiò, mentre John e Candidus preparavano pelli e membrane necessarie per tale lavoro.
In seguito, l’Abadessa Emma gli offrì la Chiesa di S. Pietro con terra intorno. Era l’anno 1076. Qui Marianus costruì un suo monastero, che divenne molto famoso. Molti confrati irlandesi lo raggiunsero. Per far fronte a una comunità cresciuta a dismisura, si rese necessaria una più ampia struttura.
Marianus Scotus morì nel 1088. Due anni dopo, il nuovo monastero S. Jacob, più capiente, venne inaugurato con risorse finanziarie, ottenute dal Re e Principi d’Irlanda. Anche questo non bastò ad ospitare i nuovi monaci. Altri 12 sorsero a: Erfurt (1136), Würzburg (1138), Nuremberg (1140), Costanza (1142), Eichstätt (1148/49), Vienna (1155/56), Kiev (XII secolo), Memmingen (1178/81), Kelheim (1232) e poi Oels in Salesia e Shottenburg nell’Alta Salesia, tutti dipendenti da Regensburg.
La tragedia dell’Ucraina odierna ci ricorda che pelli preziose acquistate a Kiev da Mauris, uno dei 12 compagni di Marianus e rivendute, hanno anche contribuito alle spese dei nuovi monasteri. Da dire poi che nella città di Lvov, bombardata nell’attacco russo dei giorni scorsi, ci sarebbero ruderi monastici irlandesi, risalenti al secolo VII o VIII.
Lo storico inglese A. Toynbee così commentò il lavoro di Marianus Scotus: “Il periodo della superiorità culturale irlandese sul continente e sull’Inghilterra lo si può datare convenientemente dalla fondazione dell’Uuniversità monastica di Clonmacnoise in Irlanda, nel 548, a quella del monastero di S. Jacob di Ratisbona (latino per Regensburg), circa l’anno 1090. Lungo quei cinque secoli e mezzo, furono gli irlandesi che impartirono cultura e sapere e gli inglesi e i continentali quelli che la ricevevano”.
Le scuole monastiche irlandesi erano allora all’avanguardia del sapere e le più importanti università europee, quali Oxford, la Sorbona, Pavia, Praga, Vienna e Salisburgo, sono nate sull’esempio di queste scuole.
Inoltre, il Consiglio regionale della Baviera vide nel sistema educativo di Virgilio, monaco irlandese e Arcivescovo di Salisburgo, il modo migliore per elevare il livello del loro popolo, circa tre secoli prima della nascita del St. Jacob di Regensburg. Allora Salisburgo era sotto la giurisdizione bavarese.
In questo Stato, il più grande della confederazione tedesca, i cattolici sono stati sempre in maggioranza. I monaci irlandesi consolidarono la loro fede. Ingolstadt, sulle sponde del Danubio, nel tempo della Contro-Riforma divenne con i Gesuiti un baluardo che frenò l’avanzata del protestantesimo, grazie alla loro fede ancestrale.
Ora i monaci medievali irlandesi, a partire da 1,400 fà, hanno predicato e promosso ideali di pace e giustizia, di libertà e solidarietà – il vero patrimonio dell’umanità – e, come i figli di S. Benedetto, figura di riferimento per l’Europa, hanno dato un contributo essenziale alla propagazione della cultura e dei veri valori della vita, che disdegnano e condannano ogni tipo di guerra.
Enzo.farinella@gmail.com