Urbino, 6 aprile 2022 – In occasione del sesto centenario della nascita di Federico da Montefeltro, la Galleria Nazionale delle Marche, che ha sede nell’antico e suggestivo Palazzo Ducale a Urbino (PU), amplia gli spazi museali che saranno fruibili dai visitatori.
In vista del completo recupero del secondo piano, aprono infatti sei sale interamente rinnovate che andranno ad aggiungersi alle tre del braccio orientale, prospicente piazza Rinascimento, già aperte per ospitare alcune opere del tardo Cinquecento e del Seicento, con l’importante nucleo di dipinti di Federico Barocci.
In realtà, i lavori di recupero hanno interessato tutto il piano – con esclusione della parte occupata dagli uffici della Direzione della Galleria Nazionale delle Marche – comprese le sale già aperte al pubblico che, per tale motivo, sono state temporaneamente chiuse. L’obiettivo è infatti l’integrazione di tutti gli ambienti del II piano, tramite il loro adeguamento al nuovo progetto illuminotecnico e al nuovo allestimento, progettati e curati dallo staff della stessa Galleria.
In totale saranno diverse centinaia le opere in più che, uscite dai depositi, si potranno ammirare in Galleria. Più nel dettaglio, si tratta di 115 dipinti e 5 sculture, circa 150 maioliche di rara bellezza e una selezione di ceramiche. Tra queste, vi è un importante nucleo di opere (dipinti e ceramiche) provenienti dalle collezioni della Cassa di Risparmio di Pesaro, concesse in deposito decennale alla Galleria Nazionale delle Marche. A tutto ciò si aggiungeranno, di volta in volta, 24 disegni (molti di Barocci e per lo più inediti) che verranno mostrati a rotazione per periodi al massimo di quattro mesi), oltre ai due di grandi dimensioni che, proprio per questa natura, sono permanenti: il San Gennaro trascinato al martirio con i compagni Festo e Desiderio (il cartone per la lunetta della cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo di Napoli, opera del 1633 di Domenico Zampieri detto “Domenichino” realizzato a carboncino, biacca e sanguigna su carta, che misura 424 × 866 centimetri) e Il trionfo di Sileno (il cartone per la parte destra dello scomparto centrale della volta della Galleria di Palazzo Farnese a Roma, opera del 1598 ca. di Annibale Carracci, realizzato a carboncino e biacca su carta grigio-azzurra, che misura 340 × 330 centimetri).
In pratica la Galleria Nazionale delle Marche aumenta del 75% il patrimonio fruibile dal pubblico proprio nell’anno che celebra i sei secoli dalla nascita del Duca di Urbino che già a metà del XV secolo aveva deciso di dotarsi di una sontuosa residenza e che oggi rappresenta uno degli scrigni più ricchi dell’arte rinascimentale.
«La Galleria Nazionale delle Marche è un museo che cresce e completa il suo sviluppo – afferma Luigi Gallo, Direttore della Galleria Nazionale della Marche –. Nata per rappresentare l’arte marchigiana, con questa e la prossima definitiva apertura del secondo piano, conclude quel percorso iniziato sul principio del Novecento, quando venne istituita la Galleria. Da un lato vede il progressivo recupero di tutti gli spazi dello splendido Palazzo Ducale che la ospita, dall’altro il completamento del racconto della storia artistica di un territorio così ricco e importante per la cultura italiana e non solo, estendendo l’esposizione alle collezioni del Seicento e del Settecento, includendovi i disegni e, infine, la ceramica che del Montefeltro, rappresentò un’eccellenza».
Inaugurazione in fasi successive
L’apertura del secondo piano del Palazzo Ducale avverrà in due momenti: intanto con l’inaugurazione odierna vengono recuperati alla fruizione tutti gli ambienti già precedentemente aperti al pubblico. Di questi, sono attualmente visibili solo le prime tre sale dedicate al Barocci e a una ristretta selezione di pittori seicenteschi (già allestite secondo i criteri che saranno seguiti per tutto il piano); questa apertura è stata anticipata per permettere l’esposizione delle cinque opere giunte dalla Pinacoteca di Brera nell’ambito del progetto del Ministero della Cultura denominato “100 opere tornano a casa”.
Da oggi questi ambienti saranno raggiungibili anche con un ascensore dal sottostante Piano Nobile: al nuovo elevatore si accederà dalla galleria già dedicata alla Collezione Volponi e condurrà nella loggia superiore che affaccia sul cortile del Pasquino, oggi dedicata all’esposizione delle ceramiche. Vengono quindi azzerate le barriere architettoniche permettendo un percorso completamente accessibile e sempre più inclusivo.
Quindi saranno disposte organicamente le opere pittoriche, con un primo settore – corrispondente alle cinque sale già precedentemente aperte al pubblico – organizzate con i capolavori del tardo Cinquecento e Seicento: da Barocci a Gentileschi, passando per Zuccari, Guerrieri e altri.
A quel punto il visitatore si troverà in ambienti di snodo (oggi completamente rinnovati) nei quali sarà esposto l’Apparato di nozze di Claudio Ridolfi e Girolamo Cialdieri, una serie di dipinti creati nel 1621 in occasione del matrimonio di Federico Ubaldo Della Rovere, ultimo Duca urbinate, con Claudia de’ Medici, per “parare” la città in occasione del passaggio del corteo nuziale.
Seguono tre ultime sale.
Galleria Nazionale delle Marche Galleria Nazionale delle Marche
La prima, destinata a ospitare disegni (come nel precedente allestimento), viene rinnovata e ospiterà – oltre ai due grandi disegni su indicati di Caracci e del “Domenichino” che sono inamovibili per le loro dimensioni – parte dei disegni della collezione della galleria. Si tratta di un nucleo noto principalmente agli studiosi e che per la prima volta si svelerà al pubblico.
Nelle altre due sale, dedicate alle ceramiche, saranno esposti i migliori pezzi della Galleria Nazionale delle Marche più un cospicuo numero di maioliche in deposito a lungo termine, relative alla produzione feltresca. Questo nucleo, organizzato a cura di Timothy Wilson e Claudio Paolinelli costituisce una sorta di mostra permanente, capace di suscitare l’interesse duraturo sia del pubblico, sia degli studiosi.
Sarà un’occasione unica per poter ammirare assieme opere di particolare pregio artistico provenienti da collezioni pubbliche e private, esposte in un percorso cronologico utile a far percepire al visitatore l’evoluzione dello stile e del gusto di un’epoca, in cui la maiolica era uno dei materiali più ricercati, da “ostentare” quale indicatore del proprio status sociale. Alcune opere da collezione privata saranno esposte per la prima volta al pubblico e sarà l’occasione anche per focalizzare l’aspetto del collezionismo ceramico in Italia, specie dopo la dispersione nel corso del XIX secolo di molte opere sul mercato antiquario straniero. Verrà inoltre evidenziato il rapporto con il territorio, facendo dialogare i grandi capolavori transitati ab antiquo in varie collezioni con alcuni oggetti provenienti da sterri e scavi locali, per poter riaffermare in maniera ancora più convincente il ruolo di prim’ordine che ebbe Urbino per la produzione di maiolica nel panorama nazionale ed europeo.
La “riconquista” degli spazi
Istituita ufficialmente con il Reale Decreto del 7 marzo 1912, la Galleria Nazionale delle Marche inizialmente fu diretta dal giovane Lionello Venturi, figlio del noto Adolfo, che arrivò a Urbino tra i 27 e i 28 anni. Occupò il ruolo nel biennio 1913-1914 e il suo allestimento museografico si inaugurò il 25 maggio 1913. Le sale aperte al pubblico furono solo otto e comprendevano l’appartamento della Duchessa e gran parte dell’appartamento del Duca nel piano nobile del Palazzo Ducale. Lionello si avvalse di un criterio scientifico per attuare il suo ordinamento, ossia seguì una sistemazione cronologica e per scuole artistiche. Individuò per primo il nucleo dei trecentisti riminesi, che ospitò nella Sala degli Angeli, e inserì tutta la pittura del tempo di Federico da Montefeltro nell’appartamento dello stesso Duca, una regola adottata anche dai successivi Direttori e Soprintendenti.
Nonostante il successo e l’interesse suscitato, la Galleria ha più o meno sempre dovuto “convivere” all’interno del Palazzo Ducale con altre realtà, tra cui, la più “invadente”, era l’Istituto d’Arte. Questo occupava larga parte del secondo piano (oltre che del piano terra) e, assieme agli uffici dell’allora soprintendenza, rendeva di fatto chiuso al pubblico questo settore. Solo una metà del braccio orientale, prospicente piazza Rinascimento, era aperto ed ospitava alcune opere dal tardo Cinquecento al Settecento, con l’importante nucleo di opere di Federico Barocci.
Dopo il trasferimento dell’Istituto d’Arte, avvenuto in tempi relativamente recenti, parte degli ambienti (nell’ala occidentale dell’edificio) venne sottoposta a dei lavori di recupero per ospitare degli uffici, mentre gli ambienti rimanenti non furono mai sistemati. Almeno fino a poco tempo fa.
Ora si è intrapreso il recupero totale del secondo piano, di cui l’inaugurazione del 6 aprile prossimo è solo il momento d’esordio. Presto ne seguiranno altri.