La “Generazione Z” e l’identità di genere

Come si identificano i nuovi millennial?

Dopo anni di ingiustizie e violenze, nel 2018 l’ONU condanna le violazioni basate sull’orientamento sessuale e dell’identità di genere, affermando che le forme di protezione internazionale dei diritti umani includono l’orientamento sessuale e l’identità di genere.

Nel nuovo millennio all’ordine del giorno abbiamo evoluzioni tecnologiche e mentalità aperte; avanzamenti che colpiranno tantissimo il mondo della libertà d’espressione, soprattutto intesa in termini d’identità.

Maschio o femmina, donne o uomini. Scelta all’anagrafe e messa in discussione da nessuno, l’identità di genere è sempre stato un concetto oggettivo e universale. Chi decide però a quale “categoria” si appartiene? E soprattutto, perché non lo si può decidere personalmente di se stessi?

I paladini per eccellenza di questo movimento rivolto alla libertà d’espressione sono tutti i ragazzi appartenenti alla generazione Z, nati tra il 1995 e 2010. Essi sradicano il concetto classico di “genere,” inteso come il senso di appartenenza di una persona compreso solamente tra maschile e femminile, avvicinandolo a quello d’identità di genere, ovvero ciò in cui la persona si identifica.

Si tende ancora a considerare sesso, identità di genere e orientamento sessuale tre categorie in cui ci sono solo due opzioni tra cui scegliere, ma il mondo non è più solo maschi o femmine: si apre ai transgender, transessuali, intersessuali e crossdresser (solo alcune delle molteplici categorie esistenti). L’identità di genere non è necessariamente data dalla concordanza tra sesso e identità, ma è ciò in cui una persona si immedesima.

Bartolomeo, 22 anni, afferma di battersi e discutere quotidianamente dell’argomento. Lui stesso si definisce cisgender, in quanto il binomio identità di genere e sesso gode di un perfetto equilibrio: è uomo e si sente tale. A differenza sua però, molte persone si sentono appartamenti a un sesso che non corrisponde a quello di nascita. In questi casi si ricade in veri e propri episodi di disforia di genere: ansia, depressione e irritabilità dovute al disagio causato dall’incongruenza tra genere e identità. Ciò che vedono nel riflesso dello specchio non corrisponde a ciò che loro sentono e percepiscono come “se stessi”.

Ricordiamo l’influencer F. Cicconetti (“mehths” su Instagram), portavoce per eccellenza del mondo transgender e Cicerone di se stesso riguardo al suo percorso di terapia ormonale. Sin dalla tenera età inizia a sentirsi inadatto nel suo corpo, fino a rendersi conto nel 2017 di essere nato in quello sbagliato. Da quel giorno in poi inizia il suo percorso di transizione. Oggi, a 25 anni, dopo la tanto desiderata mastectomia e top surgery per avere un petto maschile, sfoggia con orgoglio e un po’ di commozione i documenti modificati e ufficiali rappresentanti il suo nuovo nome e il sesso corretto: Francesco è ormai libero e vivo.

Alla nascita si può quindi veramente scegliere per gli altri? Nonostante le risposte a questa domanda siano varie e molto diverse tra loro, si può affermare di vivere sempre più in un mondo “genderless”, nel quale che si sia maschio o femmina interessa sempre meno sia che si parli, ad esempio, di moda o di vita di tutti i giorni.

Stampa Articolo Stampa Articolo