« La scrittura – anche quella più delicata – è il cuore messo a nudo, è oltraggio al pudore, è brivido.
La scrittura finta e mascherata la riconosci subito. E vuota e scontata e non mette in pericolo nessuna parte di noi ».
(Fabrizio Caramagna)
« Non c’è nulla di sorprendente come la vita. Tranne lo scrivere. Lo scrivere. Sì, certo, tranne lo scrivere, l’unica consolazione che abbiamo »
(Orhan Pamuk, Il libro nero)
« Per scrivere -diceva Stephen king- l’unico autentico requisito è la capacità di ricordare la storia di ciascuna cicatrice ». In “Niente cambierà il mio mondo”, romanzo d’esordio di Stefano Arcieri, l’autore è partito dalla fine di una relazione sentimentale importante che lo ha costretto a ripensare a tutta la sua esistenza,in un percorso a ritroso profondo, doloroso, quasi terapeutico, nel quale « Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti »non è affatto puramente casuale (come viene spesso scritto alla fine di un film) ma corrisponde a persone reali che fanno parte del vissuto dell’autore.
Il risultato? Una narrazione fluida, dal ritmo incalzante, un romanzo di formazione dallo stile semplice e diretto che colpisce come un pugno nello stomaco man mano che l’autore svela con grande lucidità e coraggio, senza filtri, ogni suo pensiero.
Nelle pagine del libro di Arcieri è costantemente presente un voler interrogarsi, un chiedersi il perché di ogni evento, situazione o stato d’animo. Un “flusso della coscienza” alternato ai fatti realmente vissuti dal narratore, che scava in profondità nelle pieghe dell’anima, in cerca di un verità, di una sorta di Joyciana“epifania” che renda accettabile il dover fare i conti con le amarezze della vita. Nel romanzo ci sono tante sfumature che danno più potere a questo libro, si parla d’amore, famiglia, amicizia, ne parliamo con il giovane autore:
Chi è Stefano Arcieri? Parlaci di te come persona. Dove vivi, cosa fai, le tue passioni.
Una domanda subito difficilissima, perché anche se può sembrare strano, visto che ho scritto un libro che parla della mia vita, quando devo raccontarmi vado in difficoltà. Sono nato e cresciuto a Roma, dove lavoro come addetto stampa. Di base sono una persona curiosa, un sognatore, e sin da piccolo ho sempre lavorato con la fantasia realizzando storie nella mia testa. Forse è anche per questo che nel libro gioco molto con i miei pensieri. Poi ho capito che le storie che mi riuscivano meglio erano quelle che rappresentavano la mia quotidianità. È un modo per raccontare anche le mie passioni, i miei hobby, dagli sport che praticavo da piccolo come il tennis e il nuoto all’amore per la matematica che ho “abbandonato” per seguire percorsi diversi.
Questa è la tua prima esperienza come scrittore: come è nata l’idea di debuttare nel panorama editoriale con un libro così profondamente autobiografico, senza rete?
Inizialmente non pensavo di voler pubblicare il libro, la sua genesi e la sua costruzione ha abbracciato un periodo di un anno e mezzo e mi è servita come percorso terapeutico dopo una delusione d’amore. Possiamo dire che è stato in quel momento che è nata l’idea del libro, perché avevo il bisogno di comunicare e non tenermi più tutto dentro. Poi c’è stato il self publishing, un modo per confezionare in maniera elegante questo percorso e poterlo dare alle persone vicine a me. E infine è arrivata la chiamata di una vera casa editrice a cui avevo inviato il manoscritto. Non pensavo che il libro piacesse a tal punto da attirare le loro attenzioni.
Nel romanzo racconti delle grandi perdite della tua vita: la morte di tuo padre dopo una lunga malattia,il dolore per la rottura con Alessandra. Cosa ha rappresentato questo libro per te?
Come dicevo, questo libro è stato per me un percorso terapeutico. Dopo la rottura con Alessandra, un mio amico mi ha consigliato di mettere nero su bianco i miei pensieri, e da poche righe sono uscite pagine intere, capitoli. Più scrivevo e più mi rendevo conto che ne avevo bisogno per affrontare i demoni interiori che mi portavo dentro da anni, le perdite, le paure. Scrivere mi ha aiutato a mettere dei punti là dove non avevo il coraggio di mettere.
Scrivere di sé stessi mettendo a nudo i propri sentimenti, stati d’animo e atteggiamenti nei confronti della vita rappresenta un enorme atto di coraggio.Può essere un modo per esorcizzare le proprie paure?
Lo scopo del libro è stato esattamente questo. Non è mai facile mettersi a nudo e a volte se penso che chiunque, leggendo il mio libro, possa conoscere dettagli della mia vita mi imbarazzo. Sono ancora una di quelle persone che arrossisce quando deve parlare di sé. Ma poi ho capito che per affrontare le mie paure dovevo andare fino in fondo, e abbracciando varie tematiche della mia vita, amore, famiglia, amici, sono riuscito – forse – anche a crescere interiormente.
Nel libro non mancano anche riferimenti ironici, in primis a te stesso che dipingi come un “sognatore” incallito perdente segnato dal destino, ai “tuoi neuroni”, grilli parlanti che ti mettono di fronte alla verità, ai tuoi continui riferimenti a te stesso come un eroe al contrario in cui tanti giovani possono riconoscersi…
Il dialogo con i miei neuroni, che rappresentano la mia coscienza, l’ho voluto impostare in chiave ironica per dare un taglio frizzante e smorzare la malinconia che in alcuni passaggi prende il sopravvento. Si è creato così un dualismo divertente che forse ha dato anche maggiore ritmo alla storia. Nel libro si piange, si ride, si riflette, ma in fondo resto sempre un ragazzo spensierato che ama il divertimento ma che è profondamente legato ai valori di un tempo. In questo senso, forse, sono un eroe, perché penso di essere uno degli ultimi ancora legato ai principi di una volta e a quei valori che ad oggi stiamo perdendo e che spero le nuove generazioni possano riscoprire.
Quali sono i segreti per scrivere un buon libro? Stai gia’ pensando ad un nuovo romanzo ?
Scrivere per me non è nient’altro che comunicare emozioni. E nel mio libro ho cercato di creare con il lettore una sorta di empatia, provando a trasferire le mie emozioni e i miei sentimenti. E da alcuni feedback ricevuti penso di esserci riuscito in parte. Ma non esiste una ricetta segreta che vale per tutti. Io scrivo e racconto quello che vedo, quello che mi succede, le sensazioni che provo; credo che ognuno di noi abbia qualcosa da raccontare, è un po’ come al cinema, la realtà spesso batte di gran lunga la fantascienza. Ma è sempre una questione di gusti.
Nel prossimo libro – già in cantiere – provo a raccontare l’amore sempre in chiave ironica e sarà un percorso di ricerca della donna ideale. Niente di autobiografico questa volta, non è un sequel, anche se i riferimenti alla mia vita, quelli più divertenti, non mancheranno.
Il libro al momento è selezionabile dal bookstore di Europa edizioni, la distribuzione nelle librerie a partire dalla fine di luglio.
, romanzo d’esordio di Stefano Arcieri, l’autore è partito dalla fine di una relazione sentimentale importante che lo ha costretto a ripensare a tutta la sua esistenza,in un percorso a ritroso profondo, doloroso, quasi terapeutico, nel quale « Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti »non è affatto puramente casuale (come viene spesso scritto alla fine di un film) ma corrisponde a persone reali che fanno parte del vissuto dell’autore.
Il risultato? Una narrazione fluida, dal ritmo incalzante, un romanzo di formazione dallo stile semplice e diretto che colpisce come un pugno nello stomaco man mano che l’autore svela con grande lucidità e coraggio, senza filtri, ogni suo pensiero.
Nelle pagine del libro di Arcieri è costantemente presente un voler interrogarsi, un chiedersi il perché di ogni evento, situazione o stato d’animo. Un “flusso della coscienza” alternato ai fatti realmente vissuti dal narratore, che scava in profondità nelle pieghe dell’anima, in cerca di un verità, di una sorta di Joyciana“epifania” che renda accettabile il dover fare i conti con le amarezze della vita. Nel romanzo ci sono tante sfumature che danno più potere a questo libro, si parla d’amore, famiglia, amicizia, ne parliamo con il giovane autore:
Chi è Stefano Arcieri? Parlaci di te come persona. Dove vivi, cosa fai, le tue passioni.
Una domanda subito difficilissima, perché anche se può sembrare strano, visto che ho scritto un libro che parla della mia vita, quando devo raccontarmi vado in difficoltà. Sono nato e cresciuto a Roma, dove lavoro come addetto stampa. Di base sono una persona curiosa, un sognatore, e sin da piccolo ho sempre lavorato con la fantasia realizzando storie nella mia testa. Forse è anche per questo che nel libro gioco molto con i miei pensieri. Poi ho capito che le storie che mi riuscivano meglio erano quelle che rappresentavano la mia quotidianità. È un modo per raccontare anche le mie passioni, i miei hobby, dagli sport che praticavo da piccolo come il tennis e il nuoto all’amore per la matematica che ho “abbandonato” per seguire percorsi diversi.
Questa è la tua prima esperienza come scrittore: come è nata l’idea di debuttare nel panorama editoriale con un libro così profondamente autobiografico, senza rete?
Inizialmente non pensavo di voler pubblicare il libro, la sua genesi e la sua costruzione ha abbracciato un periodo di un anno e mezzo e mi è servita come percorso terapeutico dopo una delusione d’amore. Possiamo dire che è stato in quel momento che è nata l’idea del libro, perché avevo il bisogno di comunicare e non tenermi più tutto dentro. Poi c’è stato il self publishing, un modo per confezionare in maniera elegante questo percorso e poterlo dare alle persone vicine a me. E infine è arrivata la chiamata di una vera casa editrice a cui avevo inviato il manoscritto. Non pensavo che il libro piacesse a tal punto da attirare le loro attenzioni.
Nel romanzo racconti delle grandi perdite della tua vita: la morte di tuo padre dopo una lunga malattia,il dolore per la rottura con Alessandra. Cosa ha rappresentato questo libro per te?
Come dicevo, questo libro è stato per me un percorso terapeutico. Dopo la rottura con Alessandra, un mio amico mi ha consigliato di mettere nero su bianco i miei pensieri, e da poche righe sono uscite pagine intere, capitoli. Più scrivevo e più mi rendevo conto che ne avevo bisogno per affrontare i demoni interiori che mi portavo dentro da anni, le perdite, le paure. Scrivere mi ha aiutato a mettere dei punti là dove non avevo il coraggio di mettere.
Scrivere di sé stessi mettendo a nudo i propri sentimenti, stati d’animo e atteggiamenti nei confronti della vita rappresenta un enorme atto di coraggio.Può essere un modo per esorcizzare le proprie paure?
Lo scopo del libro è stato esattamente questo. Non è mai facile mettersi a nudo e a volte se penso che chiunque, leggendo il mio libro, possa conoscere dettagli della mia vita mi imbarazzo. Sono ancora una di quelle persone che arrossisce quando deve parlare di sé. Ma poi ho capito che per affrontare le mie paure dovevo andare fino in fondo, e abbracciando varie tematiche della mia vita, amore, famiglia, amici, sono riuscito – forse – anche a crescere interiormente.
Nel libro non mancano anche riferimenti ironici, in primis a te stesso che dipingi come un “sognatore” incallito perdente segnato dal destino, ai “tuoi neuroni”, grilli parlanti che ti mettono di fronte alla verità, ai tuoi continui riferimenti a te stesso come un eroe al contrario in cui tanti giovani possono riconoscersi…
Il dialogo con i miei neuroni, che rappresentano la mia coscienza, l’ho voluto impostare in chiave ironica per dare un taglio frizzante e smorzare la malinconia che in alcuni passaggi prende il sopravvento. Si è creato così un dualismo divertente che forse ha dato anche maggiore ritmo alla storia. Nel libro si piange, si ride, si riflette, ma in fondo resto sempre un ragazzo spensierato che ama il divertimento ma che è profondamente legato ai valori di un tempo. In questo senso, forse, sono un eroe, perché penso di essere uno degli ultimi ancora legato ai principi di una volta e a quei valori che ad oggi stiamo perdendo e che spero le nuove generazioni possano riscoprire.
Quali sono i segreti per scrivere un buon libro? Stai gia’ pensando ad un nuovo romanzo ?
Scrivere per me non è nient’altro che comunicare emozioni. E nel mio libro ho cercato di creare con il lettore una sorta di empatia, provando a trasferire le mie emozioni e i miei sentimenti. E da alcuni feedback ricevuti penso di esserci riuscito in parte. Ma non esiste una ricetta segreta che vale per tutti. Io scrivo e racconto quello che vedo, quello che mi succede, le sensazioni che provo; credo che ognuno di noi abbia qualcosa da raccontare, è un po’ come al cinema, la realtà spesso batte di gran lunga la fantascienza. Ma è sempre una questione di gusti.
Nel prossimo libro – già in cantiere – provo a raccontare l’amore sempre in chiave ironica e sarà un percorso di ricerca della donna ideale. Niente di autobiografico questa volta, non è un sequel, anche se i riferimenti alla mia vita, quelli più divertenti, non mancheranno.
Il libro al momento è selezionabile dal bookstore di Europa edizioni, la distribuzione nelle librerie a partire dalla fine di luglio.