Occupazione giovanile: occorre rimettere al centro la questione

Occorre proteggere e sostenere l’occupazione giovanile, favorendo l’incontro tra domanda e offerta e aiutando le imprese a investire su questo fronte, affinche i giovani non ricerchino migliori opportunità lavorative e professionali lontano dall’Italia. Serve puntare alla qualità del lavoro, non si può barattare occupazione con qualità del lavoro, e per farlo servono risorse e soprattutto volontà politica

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Allo stato attuale nessuno parla dei nostri giovani,della disoccupazione giovanile o di fuga di cervelli. Peccato che a pagare il conto più salato siano proprio loro , sulle cui spalle grava un enorme debito pubblico. I giovani sono sottopagati in Italia e a malincuore decidono di andare all’estero già formati, per mettere a frutto tutte le loro conoscenze:perché non investire su di loro e nella scuola?
Ci rendiamo ridicoli davanti al mondo: viviamo in un paese dove la mediocrità dei politici è a livelli mai visti prima, manca poco per arrivare a toccare la punta dell’iceberg. Questa classe dirigente è già tanto se sia riuscita a portare a termine quel poco che è riuscita a fare: totalmente priva di visione, incapace di svolgere qualsiasi tipo di azione volta a migliorare le cose.
E i giovani ? Non vengono mai presi in considerazione; in linea generale è da moltissimi anni che le nuove generazioni sono in fondo alla lista delle priorità.
C’è una totale mancanza di attenzione e grande menefreghismo che contraddistingue questi altissimi signori che non si degnano di fare qualcosa per i millennials.
Non solo non fanno nulla, ma fanno anche finta di fare qualcosa e poi sbandierano risultati che non esistono. Forse l’unica soluzione è un ricambio generazionale della classe dirigente e forse solo così il nostro Paese si rialzerà in piedi.
Ciò posto mi ha suscitato curiosità e sgomento un bando aperto nell’università della mia Città di Bari.

Ve lo riporto:

“Docenti ucraini al lavoro nell’Università di Bari, al via il bando per 22 ‘Visiting Professor’
Professori universitari e scienziati di nazionalità ucraina potranno svolgere attività didattica nell’ateneo barese, le domande devono essere presentate entro il prossimo 30 settembre. Un bando dedicato ad esperti e studiosi ucraini che vogliono offrire il loro ‘sapere’ nell’Università di Bari. I docenti universitari e gli scienziati di nazionalità ucraina potranno candidarsi al ruolo di ‘Visiting Professor’ previsto dal nuovo bando Uniba: i 22 selezionati svolgeranno, nell’ateneo barese, attività di ricerca e di formazione, nell’ambito di un corso di studi, di un dottorato o di una scuola di specializzazione. Per ciascuna posizione di ‘Visiting Professor’, l’Università di Bari assegnerà un contributo onnicomprensivo lordo minimo di 10.000 euro. Le domande dovranno essere presentate entro il 30 settembre 2022. Il periodo di permanenza del ‘Visiting Professor’ dovrà avere una durata di 2 mesi, anche non consecutivi. Le domande per ottenere il ruolo, devono essere compilate seguendo la procedura presente nel link web predisposto dall’Uniba. Il Dipartimento d’accoglienza dovrà garantire la disponibilità degli spazi, delle biblioteche, delle strumentazioni e degli impianti necessari al ‘Visiting Professor’ per lo svolgimento delle attività affidategli.”

“Per le 22 posizioni di Visiting Professor per i docenti ucraini abbiamo raddoppiato il contributo onnicomprensivo – sottolinea il rettore dell’Università ‘ Aldo Moro’ di Bari, Stefano Bronzini – perché la costruzione ed il consolidamento della pace, passa anche attraverso il sostegno allo studio, alla formazione ed alla
conoscenza, un diritto che Uniba vuole favorire e sostenere”.

Io ringrazio chi ha avuto l’idea di aiutare questi studiosi e scienziati e spero che il progetto si realizzi, però mi piacerebbe capire da quali fonti di finanziamento vengono attinte le risorse per sostenere questa collaborazione. Unitamente auspico che mi venga spiegato perché un ragazzo che deve fare 4 tentativi per entrare nelle facoltà a numero programmato debba spendere dai 150 ai 50 euro a tentativo, per una cifra che si attesta sui 400 euro circa e questo senza alcuna garanzia di avere poi alcun rimborso , anche parziale, della spesa in caso di ammissione.

Forse è il caso che sull’ emergenza giovani vi ricordi qualche dato per orientarsi. I giovani rappresentano uno dei gruppi sociali maggiormente penalizzati e sui quali grava l’incertezza per il futuro. Povertà, disoccupazione e NEET sono tre elementi chiave nella comprensione del disagio.

L’ultimo Rapporto Istat sulla povertà in Italia rileva come l’incidenza della povertà assoluta risulti più alta fra i giovani rispetto alle generazioni più adulte. I più colpiti sono sempre i minori, che registrano un dato in aumento al 13,5% (rispetto all’11,4% del 2019), pari a 1.337.000 individui; il dato è preoccupante anche
per i 18-34enni, tra i quali l’indicatore sale all’11,3% (era il 9,1% nel 2019) pari a 1.127.000 persone. Aumenta anche la povertà tra chi ha tra i 35 e i 64 anni (da 7,2 a 9,2%), mentre resta su valori al di sotto della media nazionale per gli over 65, pur registrando un leggero aumento) (Istat 2021).

Il lavoro, primo strumento di contrasto contro la povertà rappresenta un elemento di grande problematicità per le giovani generazioni. Il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 30% caratterizzandosi tra i più elevati a livello europeo. Manca il lavoro, primo strumento di contrasto alla povertà, e quando c’è, spesso è di bassa qualità, poco garantito e per alcune categorie, i giovani in particolare, spesso temporalmente intermittente.

Se il dato sulla disoccupazione giovanile evidenzia i problemi connessi alla ridotta offerta di lavoro presente nel nostro paese, (il tasso di occupazione giovanile italiano è tra i più bassi a livello europeo, 56,3% contro una media Ue del 76% nella fascia 25-29 anni) elemento ancora più grave, soprattutto per quanto riguarda le prospettive di crescita – e più in generale di coesione sociale – è quello rappresentato dalla consistenza in termini numerici dei NEET, ovvero di quei giovani che non studiano e non lavorano, che in Italia si caratterizza per essere il più alto a livello continentale. Differenti analisi si sono occupate della  condizione dei NEET italiani e dalla gravità di tale condizione.

Tra queste il Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo (la più estesa rilevazione disponibile nel nostro Paese che dal 2012 indaga l’universo giovanile) ha  evidenziato come tale condizione rappresenti, oltre ad un fenomeno sociale grave, un elemento di problematicità rispetto ai processi di transizione alla vita adulta.

Occorre rimetterli al centro!

La centralità della condizione giovanile è evidente e problematica, i giovani italiani rappresentano un’importante e fondamentale risorsa per lo sviluppo del paese, ma occorre agire. Occorre rimettere i giovani al centro offrendo loro opportunità concrete e serie. Il tema dell’istruzione, a tutti i livelli, continua ad essere
centrale e va sostenuto e rafforzato.

Occorre proteggere e sostenere l’occupazione giovanile, favorendo l’incontro tra domanda e offerta e aiutando le imprese a investire su questo fronte, al fine di evitare ai giovani la ricerca di migliori opportunità lavorative e professionali lontano dall’Italia. Ma serve puntare alla qualità del lavoro, non si può barattare
occupazione con qualità del lavoro, e per farlo servono risorse ma anche volontà politica.

Cover: Antonio Peragine direttore@corierenazionele.net

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