Ci risiamo. Quindici titoli per un programma di legislatura. È il documento comune del centrodestra, sottoscritto dai leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, Lega Matteo Salvini e Forza Italia Silvio Berlusconi.
Al punto due – Infrastrutture strategiche e utilizzo efficiente delle risorse europee – si legge “Rendere l’Italia competitiva con gli altri Stati europei attraverso l’ammodernamento della rete infrastrutturale e la realizzazione delle grandi opere. Potenziamento della rete dell’alta velocità per collegare tutto il territorio nazionale dal Nord alla Sicilia, realizzando il ponte sullo Stretto”.
E’ evidente (a tutti coloro i quali abitano l’area dello Stretto e si muovono da e verso di essa) quanto il collegamento tra la Sicilia e il “continente” non possa passare esclusivamente realizzando il ponte.
In Sicilia ci sono autostrade fatiscenti che crollano ogni giorno pezzo dopo pezzo, tra lavori infiniti, viadotti pericolanti, interi tratti (da Trapani verso Messina) senza autogrill (circa 200 chilometri). In Calabria, ok, la Salerno – Reggio Calabria è oggi dignitosa ma poi? Anziani, disabili e persone con deficit motorio che traghettano a piedi da Messina verso Villa San Giovanni non possono prendere un treno per la cronica e decennale mancanza di scale mobili all’interno della Stazione. Una roba da IV Mondo. Eppure il mood è sempre il “ponte”, panacea di tutti i mali. Perché non iniziare a sanare, intanto, le disastrose infrastrutture esistenti (decadenti)?
L’idea di collegare in modo stabile la Sicilia al continente ha origini che si perdono nel tempo: dai romani – che con Lucio Cecilio Metello nel 251 a.C. costruirono un ponte fatto di barche e botti per trasportare dalla Sicilia 140 elefanti da guerra catturati ai cartaginesi nella battaglia di Palermo – a Ferdinando II di Borbone che nel 1840 incaricò architetti e ingegneri dell’epoca per fornirgli idee per la costruzione. E ancora nel 1866 – dopo l’Unità – il Ministro dei lavori pubblici Jacini incaricò l’ingegnere Alfredo Cottrau di studiare un progetto di ponte e nel 1870 la proposta di allacciamento sottomarino di 22 km proposta dall’ingegner Carlo Alberto Navone. Il terremoto del 1908 ricorda poi a tutti le condizioni sismiche della zona per una eventuale infrastruttura di quelle dimensioni. L’idea del Ponte viene quindi rilanciata nel 1952 dall’iniziativa dell’associazione dei costruttori italiani in acciaio (ACAI) – progetto Steinmann – poi arrivò un Concorso internazionale di idee nel 1969 e negli anni ‘80 la costituzione della concessionaria Stretto di Messina S.p.A. a cui partecipavano finanziariamente l’Italstat, l’IRI, Ferrovie dello Stato, ANAS, Regione Siciliana e Regione Calabria. Una mangiatoia. Infine Berlusconi, ci ha provato nel 2001 e torna a proporlo oggi “Stavolta non ci fermeranno”. Il problema è che siete già fermi. Nel passato.
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