Palermo, 9 novembre 2022- “La conoscenza delle differenze anatomiche, comportamentali, socio-economiche e la loro ripercussione sugli indicatori di morbilità e mortalità per genere si rivelano fondamentali per approcci terapeutici finalizzati al benessere della popolazione. La medicina genere-specifica è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.
Una crescente mole di dati epidemiologici, clinici e sperimentali registra l’esistenza di differenze rilevanti nell’insorgenza, nella progressione e nelle manifestazioni cliniche delle malattie comuni a uomini e donne, nella risposta e negli eventi avversi associati ai trattamenti terapeutici, nonché negli stili di vita. Anche l’accesso alle cure presenta rilevanti diseguaglianze legate al genere.
L’attenzione alle differenze di genere innanzitutto deve indurre a un cambiamento culturale. Pesa la tendenza alla misinformazione che, erroneamente, induce ancora troppo spesso a ricondurre il concetto di “differenza di genere” alla differenza di sesso.
Si registra ancora scarsa attenzione al tema anche da parte della classe medica che nell’approccio della pratica clinica punta più alle differenze biologiche e trascura maggiormente quelle di genere quando invece le informazioni di contesto socio-culturale e ambientale (genere) possono essere la chiave di volta per sfatare diagnosi tardive e supportare una medicina di alta precisione. Il differenziale per genere può assumere nel prossimo futuro un valore predittivo diagnostico sempre più alto e migliorare efficacia terapeutica e appropriatezza prescrittiva dei farmaci, dunque favorire oltre che maggior equità anche migliore accesso alle cure, con conseguente risparmio dei costi di sistema. “Paradosso donna”: le donne si ammalano di più nonostante la loro più lunga aspettativa di vita. Pertanto, con l’avanzare dell’età, la presenza di più comborbidità e, quindi, il trattamento farmacologico politerapico, associato alla loro scarsa presenza nei trial di sperimentazione, rispetto agli uomini, determina nelle donne una maggiore prevalenza di reazioni avverse alle terapie.
Questi alcuni dati salienti emersi dai lavori del corso di formazione che si è svolto nell’aula “Vignola” dell’Ospedale Cervello dell’Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti Villa Sofia – Cervello” di Palermo.
“Un evento formativo il cui format andrebbe replicato in altre realtà – afferma Daniela Segreto, responsabile dell’Ufficio Speciale di Comunicazione per la Salute dell’Assessorato Regionale alla Salute e referente del Tavolo tecnico sulla Medicina Genere – illustrando le azioni poste in essere dalla Regione Siciliana ed evidenziando altresì: “Occorre intensificare eventi formativi come questo che coinvolgano l’intero circuito aziendale, permettendo una divulgazione capillare e omogenea di importanti informazioni sul punto provenienti dai cd. Real Data della pratica clinica declinati alla Medicina Genere Specifica”.
“Il corso – sottolinea Marina Rizzo, responsabile aziendale AOOR Villa Sofia- Cervello per la Medicina Genere – ha visto un’ampia partecipazione dei nostri sanitari, coinvolgendo responsabili di unità operative diverse e dirigenti medici di differenti discipline e quanti sono impegnati a supporto del management aziendale e delle strategie di comunicazione. Il confronto di diverse professionalità multidisciplinari ha permesso di colmare la scarsa consapevolezza sul punto che ancora si registra in campo medico, oltre che sociale e di immaginare la pianificazione di team work specifici in questa direzione”.
Dai lavori è emerso il ruolo strategico di comunicazione, formazione e informazione, tre assist fondamentali a supporto di approcci Change Management (costruire un percorso di transizione che, dalla situazione attuale sia in grado raggiungere gli obiettivi prefissati), tenuto conto che in fase di programmazione e pianificazione sanitaria, guidano i criteri di efficacia, efficienza economicità.
Spicca la correlazione tra Medicina Genere Specifica e farmacologia, dove il differenziale di genere richiede una verifica dell’appropriatezza prescrittiva, sicurezza e equità dei farmaci in funzione della farmacocinetica (studia gli eventi a cui è sottoposto il farmaco da quando viene assorbito dall’organismo a quando viene eliminato), della farmacodinamica (studia il legame del farmaco con la molecola bersaglio che determina l’azione terapeutica) e delle interazioni tra farmaci che possono determinare reazioni avverse.
Queste ultime nelle donne sono maggiormente presenti, anche per via di una ridotta presenza delle stesse negli studi pre-clinici e clinici che pesa in fase sperimentale e può pertanto compromettere gli esiti di ricerca e, dunque, gli effetti delle terapie. Le reazioni avverse comportano maggiori costi di sistema per le terapie aggiuntive necessarie a risolverle e nei casi più gravi per via della necessaria ospedalizzazione. Poter verificare gli esiti dei trial sul genere diventa importante perché permette di tener conto dei risultati differenziati per sottogruppi di popolazione: premessa per intervenire anche sul fronte dei dosaggi dei farmaci, oggi standardizzati. Altresì, la migrazione di genere (quindi il cambio di contesto socio-culturale ) può influenzare la manifestazione della malattia.
Quando il genere migra da un sesso all’altro (uomo o donna e viceversa) può mutare anche la patologia. E, altresì, per le differenze di sesso, si registra incidenza diversa di alcune malattie, per esempio nella Celiachia “l’incidenza epidemiologica è tripla nelle donne”, così nelle malattie cardiovascolari è ancora alta la disattenzione rispetto alle diversità tra uomo e donna, che è gravata di mortalità cardiovascolare come prima causa in assoluto.