Roma, 4 marzo 2023 – La destra politica non è solo un pensiero. Non è soltanto un’idea. È un valore. Essendo tale antropologicamente ha posto al centro la dimensione di un umanesimo della cultura, in cui il concetto di Ragione può avere senso soltanto se interagisce con la visione storica di Tradizione. Parlo di Tradizione, la quale fa costantemente i conti con una Memoria che interagisce con la Identità non di un paese, ma di una Nazione.
Attenzione. Nazione e nazionalismo sono due termini completamente diversi e anche divergenti. Nazione è eredità di una civiltà filosofica e ontologica. Un significato e un significante che potrebbe anche essere considerato un percorso fenomenologico oltre Hegel stesso. Ed è certo che nella destra ci sono delle filosofie che dialogano con una cultura che ha come principio portante un percorso metafisico o la metafisica.
Ed essendo tale le “ragioni” storiche sono distanti dalla economia materializzata come “cosa” o come prassi. Non si è mai spiegato cosa significherebbe il termine “cosa”. Non è parte integrante né della destra, cosiddetta, storica e tanto meno di una destra moderna in una dimensione del contemporanei.
Gli esercizi della pietanza giustizialista non appartengono alla Tradizione della destra. Il giustizialismo è lezione di un Robespierre che ha usato l’Illuminismo come bugia di una stagione illuminata. Finzione e massacro.
La Tradizione è Cultura. La cultura della destra è nel rinnovare la Tradizione del pensiero nel tempo dell’essere e del tempo. È un processo che nall’epoca moderna nasce appunto dai valori e non dalle ideologia.
La destra non è ideologia. Mai stata. È idea nel Pensiero. Può piacere o meno ma i corsi e ricorsi da Vico a Gentile sono processi dentro l‘umanesimo dei popoli. La Tradizione è una civiltà che ha trovato proprio in Giovanni Gentile (il filosofo più importante del Novecento e non sono io a dirlo ma la stessa filosofia con gli occhi aperti della sinistra, cfr. Massimo Cacciari) quel punto di riferimento che ha portato nei processi del Pensiero l’Uomo con la sua eredità, la sua identità, le sue appartenenze.
Certo, resto, comunque, convinto che la Tradizione non significa conservazione. È un dato nuovamente antropologico. Io non sono un conservatore. Sono un tradizionalista che legge nella rivoluzione l’innovazione costante della Tradizione metafisica. L’uomo e le civiltà che trovarono nel Rinascimento il prolungamento dell’Umanesimo. La destra è una tradizione metafisica e da questo punto di vista la cultura è la reale espressione dei modelli dialettici che puntano ad un lessico che usa il valore ulteriore che è la Libertà.
Parlare di democrazia è soggettivo, non oggettivo. È una parola elastica. Si elasticizza come meglio si crede. Popolare e democratico restano due termini a fiondare lo specchio degli uomini veramente liberi. Ma la Libertà è molto di più. È ben altro.
La destra è la cultura nel rispetto della libertà o meglio è il Pensiero nella cultura della libertà dell’uomo come Essere dell’umanesimo. È Tradizione di una Nazione. Il resto è retorica antica di un ideologismo che non ha altro elemento se non la demagogia.