Interessante, misterioso, suggestivo, il romanzo di Angelo Coco “Notturno Veneziano”, Grafichéditore, Collana Calliope, vincitore del Premio “Dario Galli” e dei Premi Internazionali “Lagunando” e “Città di Cefalù”, giunto già alla prima ristampa.
Si tratta di un thriller che, in modo sapiente e raffinato, coniuga la bellezza e la sublimità dell’arte con la brama di denaro che conduce, spesso, ad azioni illecite e talvolta brutali. Il testo è variegato, ricco di riferimenti storici, artistici ed escatologici.
Molti i personaggi che ne movimentano la trama, ben connessa ed avvincente, costruita su periodi temporali diversi e lontani tra di loro ma tenuti insieme da un filo conduttore che l’Autore sviluppa con grande perizia.
Affascinato dalla vicendaa intrigante e ammaliato dal paesaggio lagunare, il lettore ne diventa protagonista silenzioso, operando quel transfert che gli consente di entrare nella vicenda e di esserne testimone diretto. Solo così riuscirà a cogliere a fondo il significato subliminale del romanzo.
Innumerevoli i luoghi che fanno da cornice alle vicende narrate: da Lisbona a Venezia, da Coimbra allo squero di San Trovaso, da Bologna alla Rocca di San Leo dove il conte Cagliostro fu imprigionato e trovò la morte e una puntata a Dux, in Boemia, ultima dimora di Giacomo Casanova.
Magia, superstizione, aberrazione, violenza: tutto ciò risulta disumanamente terrificante.
Il lettore, coinvolto dalle profonde tematiche proposte dal romanzo, sarà portato a riflettere e a convenire che il bene e il male sono eterne calamite dell’umanità che ne rimane attratta, mossa da istinti atavici.
Il testo, intensamente escatologico, evidenzia profonde finalità morali e didascaliche.
La vicenda trae spunto da una leggenda veneziana di fine ‘700 di un ipotetico incontro notturno fra Casanova e Cagliostro per la consegna dell’elisir dell’eterna giovinezza di cui l’alchimista siciliano si vantava di possedere la formula.
Tutto ruota attorno a un quadro, il ”Notturno Veneziano”, appunto, di Jacopo Battistini, pittore veneziano del ‘700, creato dalla fantasia dello scrittore, che viene messo all’asta, tre secoli dopo, proprio a Venezia.
La scena rappresentata è fosca: il conte Cagliostro, la moglie Lorenza Feliciani e Giacomo Casanova nell’oscurità della notte. Il quadro è contrassegnato da una maledizione: non ha portato fortuna a nessuno di coloro che ne sono entrati in contatto o ne hanno avuto il possesso. Il pittore “maledetto” sembra aver catturato l’anima dei suoi personaggi ed averli riprodotti come fossero senza volto, coinvolti in una vicenda che desta inquietudine. L’effetto paranormale e dominante a cui si associa una denuncia sottaciuta, risulta il “Fil rouge” che connette il testo.
Il romanzo, quindi, non ha uno sviluppo temporale sequenziale, ma tende ad intrecciare il tempo, senza mancare di organicità e coerenza.
Un mondo subliminale che si interseca con quello reale, un presente che precede il passato: un gioco di specchi affascinante ma anche perturbante.
Ciascuno dei molteplici personaggi – perfino i due commissari e il protagonista assoluto, il giornalista-antiquario Giuliano Barozzi che s’inventa investigatore per dipanare l’intrigata matassa del giallo – danno motivo al lettore di ricercare una sfaccettatura diversa in quella parte di interiorità che a prima vista risulta difficile da individuare.
Il bene ed il male sono eterne calamite dell’umanità che pende ora da un lato ora dall’altro, mossa da istinti atavici.
Il fascino del quadro e il potere che da esso ne deriverebbe – si pensa che nasconda la formula alchemica dell’elisir dell’eterna giovinezza – attraggono molti intenditori di arte e affaristi che vogliono appropiarsene.
E’ proprio grazie a questo spasmodico desiderio di onnipotenza e supremazia che si scopre la vera identità dell’uomo, lontano dalla ricerca del bene e proteso a un eccessivo e catastrofico personalismo.
L’Autore non fa mistero, attraverso i pensieri e le azioni dei personaggi della sua opera, della propria speranza che siano il raziocinio e l’amore – in generale – a redimere il genere umano.
Il romanzo, che presenta una “circolarità” compiuta, si apre con il ritrovamento di un cadavere e si chiude con la festosità dei fuochi di artificio sulla laguna, confidando che il nuovo anno porti via quanto di negativo ha prodotto il vecchio.
La struttura (novità letteraria?) data alla narrazione si presenta come una felice intuizione dell’Autore il quale sviluppa la trama dividendo il tempo e la descrizione degli avvenimenti in un “prima” e in un “dopo” la scoperta del corpo privo di vita della contessa Magda Styler ad opera di una sua domestica.
Ne scaturisce un quadro espositivo, seppur fluido nella scrittura, a volte molto articolato negli intrecci e sapientemente distribuito all’interno della pagina tale da accrescerne la suspance.
Non è difficile individuare in alcuni passaggi – dalla musica organistica al gioco degli scacchi alla mirabile costruzione di scampoli giornalistici – ampi squarci biografici dell’Autore.
In definitiva, un romanzo che per tematica, intrighi, atmosfere, richiami storici, descrizione di luoghi e personaggi, costruzione di dialoghi e introspezione, senza ombra di dubbio possiede tutte le caratteristiche per una trasposizione cinematografica.
Notturno Veneziano”, (Grafichéditore, Collana Calliope, Lamezia Terme 2021 pag. 276 € 15,00)