Ambiente. Le MAMME NO PFAS a ROMA chiedono limiti zero: Con la vita dei nostri figli non si scherza

Il 6 e 7 ottobre una delegazione sarà ricevuta da ministro all'Ambiente per ribadire : fondamentale un controllo continuo e costante delle fonti d’inquinamento se si vuole tutelare la salute dei cittadini e la salubrita? dell’ambiente, perché con la vita dei nostri figli non si gioca e non si scherza!”Non ci sono dosi tollerabili per queste sostanze, sono inquinanti perenni che silenziosamente entrano nei nostri corpi alterandone alcune funzioni e causando molteplici malattie. fondamentale un controllo continuo e costante delle fonti d’inquinamento se si vuole tutelare la salute dei cittadini e la salubrita? dell’ambiente, perché con la vita dei nostri figli non si gioca e non si scherza!

Roma, 5 ottobre 2020 – Il gruppo Mamme NoPfas ed il Comitato #StopSolvay, con il sostegno della Rete Nazionale Mamme da Nord a Sud i giorni 6 e 7 ottobre prossimi torneranno a Roma per chiedere al Ministro Costa Limiti Zero agli scarichi per le sostanze Pfas: saranno quindi ricevute da una delegazione del ministero dell’Ambiente.

“Non ci sono dosi tollerabili per queste sostanze, sono inquinanti perenni che silenziosamente entrano nei nostri corpi alterandone alcune funzioni e causando molteplici malattie – spiega ancora una volta il gruppo – E? necessario e fondamentale un controllo continuo e costante delle fonti d’inquinamento se si vuole tutelare la salute dei cittadini e la salubrita? dell’ambiente, perché con la vita dei nostri figli non si gioca e non si scherza!”

Ancora poi il comitato: “E? dal 2017 che chiediamo limiti a livello nazionale ed ora finalmente il Ministero dell’Ambiente sta lavorando al Collegato Ambientale, un documento che dovrebbe rappresentare per tutti noi un punto di arrivo, un documento che dovrebbe tutelare la salute di noi cittadini e garantire un ambiente salubre. Ma, purtroppo, dopo aver letto attentamente il testo, ci siamo trovate di fronte ad una realta? ben diversa da quella in cui avevamo con dato tanto: nel documento sono stati previsti dei valori limite solo per poche sostanze PFAS”.

Il gruppo mamme no Pfas chiede così che alcuni punti del Collegato Ambientale vengano rivisti e modificati perche? “non vogliamo che quanto e? accaduto in Veneto possa accadere in altre parti d’Italia”. Altra richiesta è “che vengano considerati tutti i PFAS come classe, e non solo 14 PFAS, e che sia indicata una sommatoria che raggruppa tutte le sostanze per e poli-fluoroalchiliche. In USA i PFAS vengono chiamati forever chemicals proprio per mettere in evidenza la loro persistenza sia nell’ambiente sia nel corpo umano”.

Quindi: “Considerato che per queste sostanze chimiche non esiste un limite sicuro, e gli effetti sulla salute umana sono gravi e si manifestano a distanza di decenni, noi proponiamo come unico limite accettabile lo zero tecnico: auspichiamo un’inversione di tendenza chiedendo allo Stato costanti e scrupolosi controlli su quanti producono, utilizzano o lavorano materiali contenenti PFAS. Invitiamo le aziende ad iniziare un cammino di produzione a ciclo chiuso, piu? responsabile e piu? consapevole con un orientamento verso scelte che non mettano al primo posto il profitto a discapito dell’ambiente e della nostra salute, perche? il profitto di pochi non deve danneggiare intere comunita?: pretendiamo che la produzione sia rispettosa in primis di chi ci lavora, ma anche di chi vive nei pressi di queste aziende che mettono seriamente a rischio cittadini e ambiente”.

“Con i limiti attualmente proposti per gli scarichi si andrebbe ad aggravare ulteriormente lo stato
già preoccupante di molti fiumi italiani senza considerare poi che, una volta dispersi in ambiente,
andrebbero a contaminare pesci, animali selvatici ed il suolo su cui crescono gli ortaggi che mangiamo”, segnala il comitato.
L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha ridotto di 4 volte, rispetto al 2018, la dose tollerabile per quattro tipi di PFAS, ciò significa che anche la dispersione in ambientale deve essere ridotta al minimo possibile. Alcuni paesi europei, Germania, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Danimarca stanno progettando di elaborare una proposta per limitare la produzione, la commercializzazione e l’uso di tutti i composti per e polifluoroalchilici (PFAS) nell’UE, questo deve essere l’obiettivo anche dello stato.

  I PFAS e i rischi per la  salute

Le classi di PFAS più diffuse sono il PFOA (acido perfluoroottanoico) e il PFOS (perfluorottanosulfonato): quest’ultimo è usato per esempio nelle schiume antincendio. PFOA e PFOS (8 atomi di carbonio) hanno un’elevata persistenza nell’ambiente (oltre 5 anni), mentre altri PFAS a catena corta (4-6 atomi di carbonio) hanno una persistenza ridotta, misurabile in qualche decina di giorni.

Dagli anni Cinquanta i PFAS sono usati nella filiera di concia delle pelli, nel trattamento dei tappeti, nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, per rivestire le padelle antiaderenti e nella produzione di abbigliamento tecnico,   per le loro caratteristiche oleo e idrorepellenti,  di impermeabilizzazione.

I rischi per la salute causati da queste sostanze  sono sotto indagine. Le patologie maggiormente riscontrate, la cui causa è attribuita all’esposizione prolungata a queste sostanze, sono il tumore ai reni; il cancro ai testicoli; malattie della tiroide; ipertensione in gravidanza; colite ulcerosa; aumento del colesterolo .
I PFOA, PFOS e altri composti simili hanno mostrato di poter interferire con la comunicazione intercellulare, fondamentale per la crescita della cellula, aumentando così la probabilità di crescite cellulari anomale con conseguente formazione di tumori, specie in caso di esposizione cronica.i  Alcuni studi hanno ipotizzato una relazione tra le patologie fetali e gestazionali e la contaminazione da queste sostanze.

Se smaltiti illegalmente o non correttamente nell’ambiente, i PFAS penetrano facilmente nelle falde acquifere e, attraverso l’acqua, raggiungono i campi e i prodotti agricoli, e perciò gli alimenti.Oltre alla tendenza ad accumularsi nell’ambiente, i PFAS persistono anche negli organismi viventi, compreso l’uomo, dove risultano essere tossici ad alte concentrazioni. Queste sostanze tendono infatti ad accumularsi nell’organismo attraverso processi di bioamplificazione (che avvengono quando gli organismi ai vertici della piramide alimentare ingeriscono quantità di inquinanti superiori a quelle diffuse nell’ambiente).

Stampa Articolo Stampa Articolo