Il parco archeologico di Pompei ci sorprende continuamente, l’ultima scoperta è un affresco con natura morta emerso da pochi giorni nell’ambito dei nuovi scavi nell’insula 10 della Regio IX, su una parete di un’antica casa. L’affresco rappresenta vicino a un calice di vino, posato su un vassoio d’argento, una focaccia di forma piatta che funge da supporto per frutti, condita con delle spezie e forse un tipo di pesto; sullo stesso vassoio sono presenti corbezzoli gialli, frutta secca, datteri e melograni. Tale genere di immagini rientra negli xenìa, doni ospitali, che si offrivano agli ospiti secondo una tradizione greca, risalente al periodo ellenistico (III-I secolo a.C.).
Commenta il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel “ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d’argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall’altro. Come non pensare, a tal proposito, alla pizza, anch’essa nata come un piatto ‘povero’ nell’Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati.” La scoperta dell’affresco nella Domus che era di un panettiere, fa pensare proprio a una pizza, forse una sua antenata, proprio nei giorni in cui Napoli celebra la pizza. Il 24 e il 25 agosto del 79 d.C., due mesi dopo la morte dell’imperatore Vespasiano, una catastrofica eruzione del Vesuvio si abbatté inaspettatamente sulle città di Stabia, Ercolano e Pompei, vicino Napoli in Campania, coprendole con una coltre di magma lavico, lapilli e ceneri infuocati, seppellendole totalmente. Dal drammatico evento riuscirono a salvarsi solamente poche migliaia di persone di Pompei. La maggioranza delle persone scomparve sotto le macerie, restando anche soffocata dai gas velenosi esalati dal vulcano. L’intero territorio pompeiano rimase ignorato e disabitato per secoli, fino a quando nel XVIII incominciarono a effettuarsi i primi scavi nella città campana, da allora le campagne di scavo sono condotte in modo sistematico e organizzato da archeologi qualificati che contribuiscono a riportare alla luce consistente parte di tessuto urbano.
La città di Pompei nel 1997 è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco perché i suoi reperti costituiscono una testimonianza vivente e completa per lo studio della società romana del tempo. Le ricerche hanno restituito oltre statue e oggetti della vita quotidiana, scheletri di donne e uomini sorpresi dalla lava, conservandoli intatti fino a oggi.