Anna Gheta entrò nella casa magica dove tutto era concesso. Tra stanze e corridoi la sua bellezza giocava con gli spiragli del vento caldo dell’estate.
Lei, come Alice, prendeva per mano la meraviglia e il girotondo tutti giù per terra era un cerchio incantato.
L’incantesimo è la pagina bella che nulla toglie e tutto dona nella stanza del gioco perfetto lungo le ali delle farfalle, che svolazzano tra un mobile e un altro.
Anna Gheta rincorreva le farfalle e sorrideva tra i suoi personaggi inventati e la fantasia della invenzione stessa.
Poi inventò anche una canzonetta e con la sua vocina si misi a cantare:
“Pallina rossa
per un gioco goffo
nel giorno dell’osso.
Acino rosso
per una stagione nel fosso
e una camicia addosso”.
Il tempo correva tra una storia di principi e regine nella danza delle parole, che facevano echi leggeri rinchiusi nel cavo di una conchiglia.
Spesso Anna Gheta poggiava la conchiglia agli orecchi per ascoltare soffuse onde di mare, che lambivano il bagnasciuga.
Dal giardino si udivano folate di vento che strapazzavano le rose e le piantine di menta intorno a un girasole che si affacciava al sole del mattino nel cinquettio dei passerini, tra una fronte e l’altro delle piante. Un filare di peperoncini colorati intercettavano scenari.
La vita è un passare di giochi, e i giochi sono un passaggio di sorrisi.
Gira che ti rigira nella casa delle meraviglie tra le ore che ti videro crescere nella bellezza dei tuoi occhi, che riportano occhi di mamme e di preziosi gioielli, che mi resero felice negli antichi camminamenti che hanno ricordi di infanzie e giovinezze.
Gira che ti rigira nel mio sogno bambino tra vicoli e strade di favole vissute.
Anna Gheta ha trovato una delle tre mele d’oro. Luccicante come il mare della mamma e tonda come la palla di una luna splendente.
Palla pallina fammi volare sul tappeto d’Oriente per lustri di pagine sfogliate sul dondolo che il nonno costruì in un fresco di palma.
Cara Anna Gheta,
ti osservo nella magia che mi penetra l’anima. Tutto ciò che è mio è tuo, come tu hai mi hai detto.
Il resto è soltanto un contorno.
Viviti sempre la meraviglia con le manine di fata e i passi di gazzella.
Ogni tua meraviglia è una mia emozione.
Gira che ti rigira
la favola bella
della pallina dorata
nel cerchio tondo
di un cuore immenso
e profondo.
Poi Anna Gheta, arrivata la sera, ormai stanca, si addormentò.
In un canto di nenia il vento del mare recitò il silenzio.
Danza nel sonno
affinché il sogno
ti danzerà tra le meraviglie
e la favola bella
che mai si spezzerà.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria, terra a cui è profondamente legato, ma vive tra Roma e la Puglia da molto tempo. Antropologo e fecondosaggista e poeta è presidente del Centro Studi Francesco Grisi e vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal carismatico e raffinato stile linguistico Bruni è alla seconda candidatura al Nobel per la Letteratura. Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, nel corso della sua carriera è stato docente alla Sapienza Università di Roma ed ha aapprondito lo studio rivolto alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche.