Clima estremo: la normalità dell’Italia (e del pianeta) che dobbiamo imparare a gestire

Da almeno 8 anni le estati italiane sono caratterizzate da eventi atmosferici estremi molto simili tra di loro. A testimoniarlo, oltre alle osservazioni scientifiche a cui non si da la dovuta attenzione, sono anche i titoli dei quotidiani ancora on line. Perché non sono state prese le misure necessarie per contenerne gli impatti?

Roma, 25 luglio 2023 – “Maltempo, grandine gigante: danni e devastazioni: “Mai visti chicchi così grandi” (Corriere della Sera, 14 luglio 2021); “La grandine gigante ha distrutto interi campi” (Polesine 24, 26 maggio 2022); “Napoli. Temporale marittimo con grandine gigante” (5 settembre 2015); Imminente rischio di grandine di grosse dimensioni (Allerta della Protezione civile del 28 luglio 2019); “Afa record, bollino rosso del Ministero. 42 gradi a Roma” (Roma Today, 1 agosto 2017). “Ecco il caldo record: in Sardegna percepiti 50 gradi” (La Stampa, 1 agosto 2017).

Da almeno 8 anni le estati italiane sono caratterizzate da eventi atmosferici estremi molto simili tra di loro. A testimoniarlo sono anche i titoli dei quotidiani che si possono trovare ancora on line a disposizione dei lettori. I racconti sono identici in tutto e per tutto alle notizie di queste ultime ore che giungono dal Nord Italia, flagellato dal mal tempo tanto quanto il centro Sud lo è dal caldo estremo. Eppure non sembra che il messaggio che la natura ci ha dato sia stato recepito.

La nostra penisola è sconquassata da eventi sempre più estremi che hanno raggiunto una frequenza del tutto inedita. Una situazione ampiamente prevista dagli scienziati ma che continua ad essere sottovalutata. Continuiamo a subire gli effetti di questi eventi, siamo sempre impreparati e le strategie di adattamento stentano ad essere applicate.

Gli eventi climatici estremi in Italia tra maggio e agosto 2023

Gli ultimi mesi raccontano da soli l’estremizzazione climatica che ha colpito l’Italia. Ma come gestirla? Forse ci siamo dimenticati che fino a poche settimane fa il nemico da contrastare era la siccità (ne avevamo parlato con Luigi Petta, responsabile del laboratorio ENEA per l’uso e la gestione efficiente di acqua e reflui). L’Italia era ostaggio dell’assenza di pioggia che si prolungava da quasi 10 mesi, le immagini del Po in secca, dei pesci intrappolati nelle pozze fangose che qualche volontario tentava di salvare. Poi sono arrivate le alluvioni nell’Emilia, il 3 maggio e poi di nuovo il 16 maggio ha ricominciato a diluviare sulle stesse aree. Esondano 21 fiumi, non c’è scampo per i territori, ci sono delle vittime. L’Emilia è in ginocchio. Un intero comparto agricolo distrutto, allevamenti compromessi, distretti industriali danneggiati. All’inizio di luglio arriva poi la morsa del caldo. Temperature folli a Roma; in Sicilia e in Sardegna il triste primato dei 48 gradi. Il 20 luglio, Coldiretti ha monitorato 52 violente grandinate che si sono abbattute nel Nort Est “con vere e proprie palle di ghiaccio che hanno provocato danni incalcolabili nelle campagne dove sono state colpite le produzioni di grano ortaggi, frutta e vigneti ma anche serre e strutture agricole”. Il 23 luglio sempre Coldiretti ha evidenziato 46 grandinate che in un solo giorno si sono abbattute tra Emilia e Lombardia. Infine, 24 luglio, la devastazione di pioggia, vento e grandine su Milano e Brianza.

L’Italia è nel punto più critico del Mediterraneo

La scienza è concorde nel valutare lo scenario italiano. Antonello Pasini, fisico climatologo del CNR, in occasione della Notte dei ricercatori 2023 aveva commentato così la recente la recente alluvione che, il 16 settembre e senza alcun preavviso meteorologico, aveva colpito Senigallia provocando 11 morti: “L’Italia si trova nel punto più critico e cioè nel mezzo del Mar Mediterraneo. Negli ultimi decenni la circolazione equatoriale è cambiata, e quando l’anticiclone delle Azzorre torna indietro e incontra le correnti fredde e il mare molto caldo avvengono episodi dirompenti anche di difficile previsione“.

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Foto di Daoudi Aissa su Unsplash

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