È una grande tragedia assistere all’impatto sulle persone più vulnerabili della Somalia. Sono tra i meno responsabili del conflitto e della crisi climatica, ma sono tra i più colpiti.
Un mix pericoloso di conflitti, grave siccità e devastanti inondazioni ha costretto più di 1 milione di persone in Somalia a fuggire dalle proprie case in circa 130 giorni – un tasso di sfollamento record per il Paese.
I dati registrati dall’UNHCR, l’Agenzia dell’ONU per i Rifugiati, e dal Consiglio Norvegese per i Rifugiati (NRC), mostrano che il conflitto è stato tra le principali cause di fuga delle persone, tra il 1° gennaio e il 10 maggio di quest’anno, mentre più di 408.000 persone sono state costrette a fuggire a causa delle inondazioni che hanno sommerso i loro villaggi e altre 312.000 a causa della devastante siccità.
La maggior parte è fuggita nelle regioni di Hiraan, nella Somalia centrale, e di Gedo, nella Somalia meridionale. “Queste cifre sono allarmanti: alcune tra le persone più vulnerabili sono state costrette ad abbandonare il poco che avevano per andare verso l’ignoto”, ha dichiarato Mohamed Abdi, direttore nazionale del NRC per la Somalia. “Con 1 milione di sfollati, in meno di cinque mesi, possiamo solo temere il peggio nei prossimi mesi, poiché in Somalia, ci sono tutti gli ingredienti per una catastrofe pronta a esplodere“.
Molti tra coloro costretti alla fuga arrivano in aree urbane sovraffollate e in siti che già ospitano sfollati interni, mettendo a dura prova risorse già sovraccariche ed esponendo le persone vulnerabili a rischi crescenti in termini di protezione quali sfratti, divisione delle famiglie e violenza di genere. Cibo, alloggio e servizi di protezione, tra cui la protezione dei minori e la prevenzione della violenza di genere, sono tra i bisogni più urgenti della popolazione. “I bisogni umanitari in Somalia continuano a crescere. Stiamo collaborando con le agenzie umanitarie per rispondere al meglio, ma con l’aumento, di giorno in giorno, delle persone sfollate, i bisogni sono impellenti”, ha dichiarato Magatte Guisse, Rappresentante dell’UNHCR in Somalia. “È una grande tragedia assistere all’impatto sulle persone più vulnerabili della Somalia. Sono tra i meno responsabili del conflitto e della crisi climatica, ma sono tra i più colpiti“.
Scarica il video B-roll che mostra i campi e la situazione degli sfollati interni
Più di 3,8 milioni di persone sono attualmente sfollate interne in Somalia, aggravando così una situazione umanitaria già disastrosa in cui circa 6,7 milioni di persone stanno lottando per soddisfare il proprio fabbisogno alimentare. Più di mezzo milione di bambini somali sono gravemente malnutriti. Tuttavia, le agenzie umanitarie hanno ricevuto finora solo il 22% delle risorse necessarie per fornire l’assistenza così tanto necessaria quest’anno. “Esortiamo i donatori internazionali a incrementare i finanziamenti per proteggere al meglio coloro che con ogni probabilità sopporteranno il peso dell’attuale crisi, altrimenti non vedremo mai la fine di questa tragedia umana”, ha aggiunto Guisse.
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Il Protection and Return Monitoring Network (PRMN) è un progetto guidato dall’UNHCR e attuato in collaborazione con il NRC, che fornisce informazioni sui rischi di sfollamento e protezione in Somalia.
Secondo i dati del PRMN su un periodo di 17 anni, questa è la terza volta che la Somalia supera il milione di sfollati interni in un solo anno. Le due precedenti volte sono state registrate nel 2020 e nel 2022. A differenza degli anni precedenti, tuttavia, questa crisi si sta verificando all’inizio dell’anno, con 1 milione di sfollati a maggio rispetto ad agosto/settembre.
Il Piano di Risposta Umanitaria per il 2023 fa appello per 2.6 miliardi di dollari per rispondere ai bisogni impellenti delle persone che vivono in Somalia.