
Davanti all’attuale tragedia in Terra Santa, noi politici del Mppu (Movimento politico per l’unita), come parte dell’umanità, sentiamo di chiedere perdono alle vittime di questa e di tutte le guerre in corso per aver fatto troppo poco nella ricerca di soluzioni politiche pacifiche dei conflitti.
La violenza scatenatasi con l’attacco terroristico di Hamas e la presa degli ostaggi, che condanniamo fortemente, e la controffensiva militare di Israele – per la profondità delle sue radici storiche e per la ferocia con cui è iniziata e si sta sviluppando, per i suoi legami regionali e internazionali e per lo sfregio che infierisce su tutti noi come umanità – ci spinge a questo accorato APPELLO necessariamente esteso a tutti i conflitti oggi in corso.
Come Movimento politico per l’unità – rete internazionale di politici, funzionari, diplomatici, studenti e ricercatori, attivisti nei partiti e nella società civile di 22 Paesi nei 5 continenti, impegnata nella costruzione di un mondo più fraterno, giusto ed egualitario – intendiamo prendere una sola posizione: quella della pace, della riconciliazione e della trasformazione attiva dei conflitti. Porgiamo il nostro contributo con la forza di un’esperienza in atto, dove la politica è al servizio dell’unità della famiglia umana.
Il conflitto in Medio Oriente ha gettato e continua a gettare nella sofferenza intere popolazioni civili, le famiglie con i bambini, gli anziani, i disabili e i malati e – come tutte le guerre nel mondo – strappa le radici stesse della vita umana, facendo arretrare la costruzione di ogni convivenza.
Gli attuali scenari di guerra sono scatenati da organizzazioni e governi che abdicano alla via della politica e del consenso democratico per assumere la violenza e la sopraffazione come mezzo per far valere ed accrescere il proprio potere.
Da tutte le latitudini vogliamo gridare con una sola voce: PACE! continuando a “prenderci cura della vita” anche in mezzo alle violenze e invocando il diritto alla pace, alla ricerca di soluzioni concertate e giuste che nascono dal dialogo.
La società civile è protagonista di questo percorso, diamole forza e strumenti.
Siamo convinti che la visione spirituale della vita -che oltrepassa anche i vincoli di appartenenza religiosa- e le diversità storiche e culturali -che le istituzioni politiche non possono negare- possono essere spazi d’incontro e di riconoscimento reciproco. Persone e popoli, abbiamo pari dignità: vogliamo e possiamo vivere insieme, trovare insieme soluzione ai nostri conflitti.
Per questo facciamo APPELLO:
– Ai governi e ai leader politici di tutto il mondo: ci appelliamo alla vostra coscienza, per cessare di usare la forza e la guerra come uno strumento politico; l’odio e l’eliminazione dell’altro non sono politica, sono barbarie. Dalla prospettiva delle madri e dei padri, la politica ha il ruolo di prendersi cura di tutti e di ciascun figlio, di custodire la vita. Chiediamo di esercitare la piena capacità di advocacy internazionale e di adoperarsi insieme per il diritto alla vita e alla pace, ripudiando la guerra e la strumentalizzazione di popoli e individui, cosí come l’uso della violenza e dell’estorsione.
– Alle organizzazioni internazionali multilaterali: chiediamo di impegnarsi al massimo per arrivare senza incertezze al cessate il fuoco, per vincolare giuridicamente l’attuazione di misure che fermino la guerra, per aprire canali di mediazione fino a negoziati di pace in tutti i punti di guerra nel mondo. Chiediamo che prevalga l’attenzione alle vittime, tramite corridoi umanitari per salvaguardare la popolazione civile, i bambini, gli anziani, le donne e tutte le persone più fragili. Chiediamo il rispetto del diritto internazionale per la coesistenza pacifica tra i popoli e il bene comune della comunità internazionale.
– A tutti i cittadini di ogni comunità: prendiamo coscienza della nostra responsabilità a costruire quotidianamente una cultura condivisa di incontro e di convivenza, di accoglienza e rispetto reciproco. Diamo voce ai bambini e ai giovani, alle donne della pace, alle loro esperienze e ad una nuova narrativa che può crescere e dare speranza, sconfiggere la paura, l’odio.
A tutti chiediamo di non ammettere giustificazioni alla violenza, di riconoscere il suo fallimento come forma di risoluzione dei conflitti e di aprire percorsi di trasformazione basati sulla cura della vita umana, di ogni vita.
Vogliamo riconoscere come strumenti della politica unicamente quelli del dialogo, della diplomazia, del riconoscimento dei diritti umani e dei popoli per la costruzione del presente e del futuro della nostra umanità. L’unica azione politica che ci rappresenta è quella che si fa “madre” anche quando l’orizzonte appare chiuso: riprende la parola, ricomincia a tessere reti per realizzare una convivenza pacifica e fraterna, a cui tutti aspiriamo.
8 novembre 2023
2. Quattro spunti per la riflessione: VERSO UN NUOVO ORIZZONTE POLITICO
Conoscere le origini e le cause dei conflitti, i soggetti e i contesti attuali, le condizioni e le interazioni internazionali, le prospettive… Un’operazione ardua ma necessaria ogni volta che un conflitto lacera la storia, perché, mentre lo chiediamo alle istituzioni, è richiesto anche a noi un passo essenziale: aprirci al dialogo, arretrare rispetto alle valutazioni di parte, disarmare anzitutto il nostro pensiero, per esplorare nuovi territori.
Nessuna guerra porta il bene: per costruire la pace, ciascun uomo e donna della politica ponga davanti a sé un nuovo orizzonte di pensiero e di azione.
Proponiamo quattro sentieri.
1) In nome della nostra comune umanità: la violenza nel conflitto israelo-palestinese, e negli altri punti di guerra sul pianeta come in Ucraina, mostra livelli di crudeltà che chiedono necessariamente di andare alla radice. Il nostro sguardo deve riconoscere, prima di qualsiasi altro dato, la vita di madri e padri, di figli che viene spezzata, di uomini e donne, esseri umani come noi, che vivono sofferenze ingiustificabili. Andando oltre le identità religiose, nazionali o politiche, che spesso la storia ha irrigidito, è necessario ripensare la politica attraverso l’esperienza stessa della maternità, della paternità, della figliolanza e dell’amicizia. Sono questi legami essenziali, sono queste originarie forme sociali a richiamarci al rispetto di ogni vita umana. La politica ha come compito essenziale il prendersi cura della società e della casa comune: metterci dalla parte delle madri e dei padri, dei figli e delle figlie, dei fratelli e delle sorelle, ci guiderà al di là di confini che oggi sembrano insuperabili. A valorizzare, ad esempio, percorsi di pace avviati da tempo tra madri, padri, leaders religiosi del popolo palestinese e del popolo israeliano, che da tempo soffrono e agiscono insieme. Come per ogni popolo, è un legame profondo quello che lega il popolo palestinese al suo territorio; ragioni diverse e altrettanto radicate valgono per gli israeliani. Eppure, entrambi i popoli hanno dimostrato di volere e di poter dare forma ad una reale convivenza. E’ dovere dei loro governi ascoltarli.
2) La voce delle donne e la cultura della cura: non vogliamo rassegnarci agli attuali scenari di potere gestiti da uomini che trattano armi di ogni capacità distruttiva, dove attacco e difesa non hanno misura. Numerosi tratti della storia dell’umanità hanno saputo indicare percorsi differenti, di cui sono spesso protagoniste le donne capaci di uscire dalle cornici tradizionali.
Perché non puntare su altri strumenti, altri linguaggi e metodologie, su argomenti finora rimasti invisibili nell’ambito pubblico, così da aprire e percorrere nuove strade? Abbiamo bisogno più che mai del contributo del “genio femminile”, di “alleanze alla pari” tra donne e uomini che agiscono insieme, per affrontare alla radice la violenza che esplode. Facciamo appello alle donne e alla loro cultura della cura e del riconoscimento, della parola e dell’incontro, una cultura che ha attraversato i secoli, per immettere nel corpo sociale nuove energie, nuove ragioni di pace. Abbiamo bisogno di ascoltare la voce delle donne per generare la pace.
3) La guerra non può essere uno strumento politico: riconosciamo il fallimento della violenza armata per la risoluzione dei conflitti. I tempi lo richiedono con urgenza: la politica ripudi la guerra per elaborare e adottare nuove norme, nuovi strumenti e processi capaci di una trasformazione nonviolenta dei conflitti. E’ tempo di lasciare dietro le spalle forme primitive e fallite di relazione tra le persone, tra i popoli. L’approccio bellico in atto sta portando ad uno sbilanciamento grave che mette in pericolo la sostenibilità della vita umana sul pianeta; l’enorme quantità di risorse investite nella guerra comporta la perdita di risorse fondamentali da investire per il presente e il futuro dell’umanità.
Prendere sul serio il no alla guerra significa partire da un’analisi radicale dei modelli economici che – invece di agire per ridurre le inaccettabili disuguaglianze, all’origine di tanta violenza tra i popoli – continuano a moltiplicare la produzione di armi che alimentano orribili conflitti. Quando l’economia uccide, vanno smascherati gli interessi che stanno dietro all’ipocrisia del mercato delle armi, per una riconversione integrale della produzione e della finanza.
4) La pace come diritto – la pace come politica: in nome del diritto alla pace di tutti i popoli, non esitiamo a sostenere i processi impegnativi della riconciliazione, le pratiche di convivenza, anche iniziali, tra i popoli colpiti dai conflitti armati. Perché non basta deporre le armi: solo un contesto di giustizia, di sviluppo e condivisione, può supportare il percorso dei popoli verso la pace, che non può essere costruita ignorando i popoli vicini.
C’è bisogno di seminare una cultura politica fraterna che oltrepassi i confini nazionali e promuova l’amicizia tra i popoli, per arrivare ad “amare la patria altrui come la propria”, profetico programma di politica internazionale indicato da Chiara Lubich[1].
Ci impegniamo a mettere in atto non solo politiche di pace, per raggiungere condizioni di stabilizzazione dopo conflitti, ma la pace come politica: ciò significa guardare tutte le politiche – sociali o economiche, quelle culturali come quelle migratorie – dalla prospettiva della pace. L’obiettivo non può limitarsi a mettere fine a conflitti; nelle nostre mani sono prima di tutto le condizioni per cui un conflitto non esploda in forme violente.
Come Movimento politico per l’unità intendiamo mettere il massimo impegno per creare, con quanti condividono questo obiettivo, un movimento culturale simile a quello che nel passato portò ad abolire la schiavitù. La guerra non è inevitabile.
Se la guerra ha segnato il nostro passato e segna questo dolorosissimo presente, ciò non significa che debba essere parte del futuro. E quante volte le “utopie” hanno indicato possibilità non ancora esplorate, hanno guidato processi di umanizzazione e hanno aperto nuovi orizzonti che sono divenuti bene comune per le nuove generazioni, per tutta l’umanità.
Gli oltre 170 conflitti in corso in questo tempo e le loro conseguenze, dal Medio Oriente, all’Ucraina, al Sud Sudan, alla Repubblica Democratica del Congo, alla Colombia … rendono evidente l’inutilità della guerra come mezzo di soluzione dei conflitti. Chiediamo di fermarci.
8 novembre 2023
Javier Baquero Maldonado | Reka Szemerkenyi | Amelia Lopez |
Presidente | Copresidente | Segretario Generale |
seguono le frme di: CENTRO INTERNAZIONALE, COMITATO SCIENTIFICO, PRESIDENTI CENTRI REGIONALI e NAZIONALI, REFERENTI locali della RETE MPPU NEL MONDO (pagina successiva )
Esther Wanjiru Kaburu | Kenia-Centro intl.Mppu |
Christopher Jiménez Estrada | Messico-Centro intl.Mppu |
Rafaela Brito | Brasile-Centro intl. Mppu |
Giuseppe Dipietro | Italia-Centro intl. Mppu |
Spirito Oderda | Italia-Centro intl. Mppu |
Giovanni Pierro Malitao | Filippine-Centro intl. Mppu |
Mario Bruno | Italia-Centro intl. Mppu |
Cristina Calvo | Argentina-Centro intl. Mppu |
Maria Bencivenni | Italia-Centro intl.e Mppu |
Daniela Ropelato | IU Sophia-Coordinatrice Comitato Scientifico Mppu |
Luis Eugenio Scarpino Jr, | Brasile-Comitato Scientifico Mppu |
Prisca Maharavo | Madagascar-Comitato Scientifico Mppu |
J. Miguel Aguado | Centro Mppu Europa |
Tezra Furaha | Centro Mppu Africa |
Guillermo Castillo | Segretario Generale Mppu America Latina |
Argia Valeria Albanese | Mppu Italia – Presidente |
Ivanna Sant’ Ana Torres | Mppu Brasile – Presidente |
Irene Duffar | Mppu Argentina -Presidente |
Miguel de Jesùs Niño Sandoval | Mppu Colombia-Presidente |
Alberto Scaravelli | Mppu Uruguay -Presidente |
Manuel Enrique Duarte Mongelós | Mppu Paraguay |
Cesar Guzman | Mppu Perù |
Gabriel Pineda | Mppu Venezuela |
Dr. Jeong-Woo Kil | Mppu Corea del Sud- Presidente |
Dieudonné Upira | Mppu Repubblica Democratica del Congo |
Jean Marie Vianney Ndoricimpa | Mppu Burundi |
Castor Mfugale | Mppu Tanzania |
Michel Batt | Mppu Francia |
Illes Brunhilde Hertwich | Mppu Germania |
Juan Fernandez Robles | Mppu Spagna – Presidente |
Mihály Berndt | Mppu Ungheria-Presidente |
Michelle Grandjean Böhm | Mppu Svizzera |
Michal Siewniak | Mppu Regno Unito |
Catarina Bezerra | Political innovation – Mppu intl. Center |
Jorge Jimenez | Executive secretariat – Mppu intl. Center |
Francesco Mazzarella | Communications – Mppu intl. Center |
[1] Chiara Lubich, insignita nel 1996 dall’Unesco del “Premio per l’educazione alla Pace” ha usato questa espressione nel discorso Lo spirito di fratellanza nella politica come chiave dell’unità dell’Europa e del mondo, tenuto a Innsbruck il 9 novembre 2001, in occasione del Convegno Mille città per l’Europa.