Messina – Si svolgerà domani martedì 9 maggio 2017, alle ore 17,30, in via Peppino Impastato, nel quartiere Sant’Annibale (ex Case gialle), una cerimonia di commemorazione e la posa di un mazzo di fiori, nel trentanovesimo anniversario dell’assassinio di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia.
Anni fa, un gruppo di attivisti dell’allora Rete di Ecologia Sociale e il PRC di Messina, si autotassarono e posero due lapidi commemorative, che al tempo stesso, una all’ingresso e una all’uscita della via omonima, divennero anche le targhe indicanti il nome della strada. L’orafo e artista messinese Gaetano Mammano donò due splendide sculture in terracotta da lui stesso realizzate, raffiguranti il volto di Peppino. Le lapidi e la sculture, sin dall’inizio e in questi anni, sono state adottate e custodite dagli abitanti del quartiere, che, grazie all’iniziativa degli attivisti, hanno preso coscienza che la strada nella quale abitavano aveva un nome e quel nome era Peppino Impastato.
Un nome che negli anni ha acquisito la valenza di uno dei maggiori simboli dell’antimafia, anche grazie alla diffusione che la storia di Peppino ha avuto con il film di Marco Tullio Giordana “I cento passi”.
Vi aspettiamo domani numerosi per ricordare insieme a noi un uomo, un giovane uomo, che è morto per una giusta idea: “La mafia è una montagna di merda”.
Sostine Cannata per Associazione “Cantiere Sociale” di Messina
Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978), è stato un giornalista, attivista e poeta italiano, membro di Democrazia Proletaria e noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra, a seguito delle quali fu assassinato il 9 maggio 1978.
Sono passati trentanove anni da quella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 in cui venne ucciso ucciso dalla mafia Giuseppe Impastato. Mancavano pochi giorni alle elezioni alle quali era candidato per Democrazia proletaria, il suo corpo fu dilaniato da una esplosione sui binari della ferrovia Trapani-Palermo, nei pressi di Cinisi. Subito all’opera la macchina del depistaggio che aveva tentato di archiviare il caso come conseguenza di un atto terroristico attuato dallo stesso Impastato. Una falsa pista favorita dalla tragica coincidenza con l’epilogo del sequestro Moro. In subordine venne accreditata la versione di un suicidio eclatante.
Proveniente da una famiglia mafiosa, giovanissimo aveva rotto con il padre e la famiglia, sostenuto solo dalla madre Felicia e dal fratello Giovanni, impegnandosi nei gruppi di nuova sinistra e conducendo campagne di denuncia e mobilitazione antimafia in un contesto di isolamento, assieme a un’intesa attivita’ culturale, anche attraverso i microfoni di Radio Aut.