Manlio Sgalambro nasceva a Lentini, Catania, nel 1924. Il 2024 sarà il contesto significante per discutere e celebrare un filosofo importante. Da Giovanni Gentile a Emil Cioran è un filo intrecciato che si apre a ragnatela su un secolo, mai breve e non lungo (categorie leggere e prive di ogni valenza antropologica), tragico da maschera tragica. Per arrivare a Nietzsche si parte dalla caverna. Ovvero? Da Seneca a Nietzsche.
Il percorso è un trattato labirintico. Non una ricerca nel senso di cercare. Ma un pensare. Un costante pensare alle incrostazioni di una civilizzazione che ha smarrito la civiltà. La civiltà si smarrisce nell’ora in cui muore il sole tra il crepuscolo e la notte. Non è un fatto empirico. Cosa vale resistere nel tempo se non si regge alla storia incombente. L’uomo smarrisce. Smarrisce nella pietà mancante.
Manlio Sgalambro ha un sapere comparato e il suo isolano abitare la sua Sicilia è un attraversamento in un intrecciare l’indifferenza paziente con la rappresentazione. Il mondo pessimo è una rappresentazione. Conoscere il peggio senza cercarlo. Sapere aspettare per sorprenderlo. È una linea di lettura sgalambriana che conduce alla prima stazione che è quella fenomenologica, ovvero Hegel, che ha un incipit in Platone e la tappa intermedia senechiana per giungere alla crepuscolarità verso il tramontare.
Nietzsche e l’esistenzialismo del primo novecento filosofico sono dentro il suo cammino. Le sue opere sono un testamento fondamentale che diventa un incidere tra la parola e la paradossale forma tensione irrazionale che è dentro il pensiero. Il pensiero è paradosso. Altrimenti non è? Come lo spazio e le ombre che sono dentro il pensare che porta la parola al dubbio, alla vacanza della verità possibile, al silenzio delle verità.
C’è il tempo presente nella proustiana caverna nella quale si nasconde la memoria. Sgalambro, pur non ricercando, scava tra le pareti della caverna ponendosi mai risposte, ma sempre domande. La scrittura è sempre un domandare tanto da dare al cavaliere l’intelletto.
A Nietzsche dedica pagine magistrali. Con lui indaga in quell’onda percettiva che è la musica. La collaborazione con Franco Battiato resta straordinaria. Filosofia e musica sono intercettazioni tra la parola-pensiero e simboli.
Segni che definiscono il definito e il non limite. Il tutto si condensa nella brevità del pensiero o nella vita breve con una non teologia delle conoscenze che conduce al pensar breve.
Sgalambro mette, comunque, in discussione una filosofia sistematica che si focalizza appunto nella indifferenza della società. Cosa c’è nel cavaliere dell’intelletto? Proprio l’imboscata. È tutto, forse, un campo magnetico che snerva il gomitolo della filosofia della ragione in una filosofia non dall’irrazionale, ma della non ragione. Crepuscolo e notte sono l’incipit e il traguardo. Sgalambro non è il filosofo delle idee. È l’uomo del pensiero.
La sua presenza nell’esistenza è filosofia del pensiero. La teoria sulla vita è la potenza nella volontà. Un punto di riferimento nell”esistenzialismo di un tempo oltre la ragione del tempo in un trattato dell’età. Un tempo della Empietà nel sottosuolo di quei demoni che serpeggiano tra il tempo e il non tempo delle ovvietà. L’estetica del nulla è uno scalare le ombre dei gradini per dare alla fine un fine.
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Pierfranco Bruni, nato in Terra Calabra cui è profondamente legato, vive tra Roma e la Puglia da molto tempo. Presidente Commissione Conferimento del titolo “Capitale italiana del Libro 2024“, con decreto del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano del 28 Novembre 2023. Archeologo, antropologo, letterato e linguista, fecondo saggista e poeta è presidente del Centro Studi Francesco Grisi e vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal carismatico e sopraffine stile letterario, Bruni è alla seconda candidatura al Nobel per la Letteratura. Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, nel corso della sua carriera è stato docente in Sapienza Università di Roma ed ha appronfondito lo studio rivolto alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche.Archeologo già direttore del Ministero Beni Culturali, Direttore responsabile del Dipartimento Demoetnoantropologico, Direttore Responsabile unico della Biblioteca del Ministero dei Beni Culturali. Membro Commissione Premio Internazionale di Cultura per l’Antropologia presieduta da Luigi Lombardi Satriani, decano dell’antropologia contemporanea Ordinario Sapienza Università di Roma.
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