“La tecnica non conta. Io mi occupo di emozioni”
JIMMY PAGE, MOLTO PIU’ DI UN GUITAR HERO
Jimmy Page è molto più dell’eroe elettrico tutto assoli e gesti eclatanti. Ha suonato tutto ciò che somigliava a una chitarra e con tutto quello che le mani potevano impiegare (plettri, bottleneck, archetti). Ha pure suonato l’aria!
Hendrix e Beck chi per un motivo chi per un altro erano casi a parte, sfuggenti… Il primo per il tantissimo che aveva riversato risultando una specie di marziano stordente, il secondo per il suo stile flashing poco incline al fraseggio e alla costruzione; pure dei brani. Clapton e Blackmore quasi in antitesi nella chitarra elettrica, il primo legatissimo al blues, il secondo pochissimo.
Page è un chitarrista che è stato sempre un punto di fusione tra questi in termini stilistici, ma con in più una predisposizione al lavoro compatto di gruppo, in studio di registrazione, al servizio di un progetto musicale per il quale è sempre stato molto dedito, assumendosi sempre la responsabilità di essere timoniere e capitano della nave volante. I Led Zeppelin sono una sua creatura che ha allevato con esiti che moltissimi conoscono.
Uno dei tratti distintivi di Page è che lui ha usato qualsiasi cosa per ottenere i paesaggi musicali che aveva in mente, e questo a cominciare dalla chitarra finanche a effetti negli studi di registrazione, effetti reverse, echi e riverberi usati in modo particolare e slide (You Shook Me). Perciò sin da subito ha usato la chitarra acustica (Babe I’m Gonna Leave You), anche quella 12 corde (Gallows Pole), quegli altri no. E fu una differenza non da poco…
