All’alba del 23 febbraio, giornata epocale per il paese nigeriano, una serie di esplosioni sono state avvertite nella città di Maiduguri, nella zona nord orientale del paese. A poche ore dalle elezioni che prevedono l’afflusso più massiccio di elettori nella storia della Nigeria (73 milioni su 83 votanti), l’organizzazione terroristica Boko Haram ha voluto far sentire la sua voce in capitolo: mostrare ancora una volta chi è che comanda in un paese instabile come quello bianco verde. A testimonianza di ciò, si ricorda che le elezioni erano state fissate inizialmente per il 16 febbraio. Ma quella stessa mattina la Commissione elettorale (Inec) ne aveva rinviato lo svolgimento per non meglio specificati motivi di ordine logistico. Oggi questo attentato di cui ancora non si hanno maggiori notizie, né dal punto di vista della rivendicazione o matrice né in quanto agli effetti sulle persone. Tornando alle elezioni, oltre a tutti i deputati del Parlamento, si vota oggi anche per il Presidente del paese più popoloso dell’Africa. Con ogni probabilità sarà un testa a testa tra il presidente uscente, Muhammadu Buhari, 76 anni, leader dei progressisti del Apc e l’imprenditore del settore petrolifero Atiku Abubakar, 72 anni, alla guida del Partito democratico popolare (Pdp) di centro-destra. In lizza ci saranno ben 73 candidati a dire il vero, ma Abubakar sembra lo sfidante favorito, anche per la sua potenza economica. Non dimentichiamoci infatti che la Nigeria, nella regione a sud del Delta del Niger, è ricca di giacimenti petroliferi che hanno causato tra le altre cose, crisi endemiche nella regione con violenze generalizzate, espropriazioni e lotte per la terra. Staremo a vedere come si evolverà la situazione del paese, alla luce dei nuovi attacchi terroristici e delle elezioni in corso. Senza dimenticare infatti la rilevanza di quanto accade in Nigeria rispetto alla situazione politico-migratoria italiana.
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