Roma – Non solo è stato raggiunto, ma anche superato il numero delle beneficiarie di Darna Al-Aman, “la nostra casa protetta“, progetto che Un Ponte Per ha appena concluso per donne e ragazze a rischio o sopravvissute alla violenza di genere a Raqqa.Questa città nel nord-est della Siria subisce le conseguenze della guerra che coinvolge il Paese dal 2011, tra cui essere stata capitale del gruppo Stato Islamico tra il 2014 e il 2017. Così, per offrire servizi di tutela e prevenzione, dal 2021 Un Ponte Per ha creato degli “spazi sicuri” per donne e ragazze, ma anche adolescenti, bambine e bambini, grazie ai fondi dell’Otto per mille dell’Istituto buddista italiano Soka Gakkai, e in collaborazione con l’ong locale Doz. Se in un primo momento erano state individuate 1.035 beneficiarie, il progetto ha permesso di raggiungerne in totale 1.115, ossia il 108% del target, tra cui 989 donne e 149 ragazze dai 12 ai 17 anni.Ambra Malandrin, referente del progetto di Un Ponte Per in Siria spiega: “Sappiamo che solo il 7% delle donne vittime di violenze riesce ad ottenere il supporto necessario. Gli Spazi sicuri sono stati ideati sia per rispondere a una mancanza di servizi vitali per le donne sopravvissute a violenze di genere o abusi, sia per creare consapevolezza sul fenomeno, in un contesto in cui la violenza è ancora presente e molto radicata, in casa e fuori”.Gli spazi sicuri hanno fornito servizi anche ai bambini e ai caregiver, compreso il sostegno specializzato per minori che subiscono violenze, negligenza, abusi e sfruttamento. Le strutture sono due: uno spazio per bambini di età inferiore ai 6 anni nel quartiere di Raqqa chiamato “Intifada”, e uno per i bambini e gli adolescenti nel Community Centre. Anche qui l’intervento ha coinvolto più beneficiari del previsto: dai 1.208 bambini, bambine e caregiver previsti, sono stati effettivamente raggiunti 1.749 individui (il 145% del target), di cui 877 bambini e adolescenti, 818 bambine e 54 caregiver, di cui 49 donne e 5 uomini. Quanto ai servizi specifici, 238 individui hanno beneficiato della gestione diretta dei casi di violenza o abuso, tra cui 117 donne, 65 bambine e 56 bambini.Raqqa risulta in larga parte ancora una città ferita dai combattimenti, con palazzi sventrati e strade distrutte dai bombardamenti, e questo aggrava i pericoli per i residenti, favorendo aggressioni e episodi di criminalità. L’insicurezza acuisce l’isolamento, che è tra i primi fattori di rischio per donne e minorenni: se confinate in casa, restano più esposte a violenze da parte di familiari o vicini. Ecco perché Un Ponte Per ha disposto un servizio di trasporto per accedere agli spazi sicuri: complessivamente sono state 2.771 le corse fornite, di cui hanno usufruito 1.645 bambini e adolescenti, e 1.126 donne, bambine e adolescenti.Oltre a mettere a disposizione servizi specifici per il gruppo target, Un Ponte Per ha pensato di allargare la platea, per creare consapevolezza e prevenzione sul fenomeno della violenza di genere e domestica a partire da servizi informati, che hanno coinvolto a Raqqa ben 15.536 persone, (il 263% del target inizialmente individuato), di ogni genere, età e condizione sociale. Questo lavoro è stato realizzato in presenza, attraverso sessioni di sensibilizzazione e di gruppo animate dallo staff del progetto, ma soprattutto con campagne radiofoniche – il 94% del totale – dato l’ampio raggio di questa metodologia, che ha permesso alle persone sia di ascoltare il broadcast che recuperare informazioni e messaggi sulle piattaforme online della stazione radio. Infine, sono stati previsti corsi di formazione sulle tematiche specifiche del progetto per 35 membri dello staff locale di Doz. Il gruppo, composto da 21 donne e 14 uomini, ha usufruito della supervisione e della formazione da parte sia di Doz che di Un Ponte Per.Alla luce di questi numeri a Raqqa il progetto Darna Al-Aman ha permesso di coinvolgere ben 18.673 persone, creando quei “nuovi legami sociali” che, come conclude Malandrin, “rappresentano l‘arma migliore per spezzare l’isolamento e imprimere, nel tempo, un cambiamento nella società”. In un contesto come la Siria nordorientale, in cui i fondi per l’assistenza umanitaria sono sempre più a rischio, il sostegno dell’otto per mille dell’Istituto Buddista italiano Soka Gakkai è stato dunque cruciale per consentire a Un Ponte Per e DOZ di portare avanti il proprio lavoro di protezione. |