Come se non bastassero fame, epidemie e calamità naturali o provocate dall’azione diretta dell’uomo, accade che popoli pacifici, aizzati dai propri insani governanti, si scannano come lupi. In questo scenario, già triste e raccapricciante, portandoci alla finestra che si affaccia sul mondo, ci tocca vedere uno Zar, impettorito per il pantano in cui è finita l’Ucraina e di conseguenza l’alleanza occidentale, tutto intento a chiudere la partita dei territori ucraini ‘occupati’ manu militari, a modo suo. E lo fa accennando a nuove minacce apocalittiche, dopo che il politologo Sergej Karaganov ha suggerito di usare le «armi di Dio
contro l’Occidente. Sembrerebbe che il buon Sergej si sia ispirato alle visioni etiche e morali del nichilismo russo; basti pensare ai Fratelli Karamazov di Dostoevskij, in cui la problematica nichilistica sostiene la ben nota tesi: «Se non c’è Dio, tutto è lecito, anche il delitto». Ma Dio c’è; e Sergej lo sa bene dal momento che definisce le armi letali «armi di Dio».
Per rimanere in argomento, ricordiamo un romanzo profetico dal titolo «Il Terzo Impero» dell’oligarca russo Mikhail Yuryev (morto nel 2019 misteriosamente come tanti suoi connazionali). Esso è arrivato da poco sugli scaffali delle librerie, ma era stato pubblicato già nel 2007. L’autore, dal suo punto di vista narrativo, racconta utopisticamente, ma, come la realtà rivela, non troppo, come sorge il terzo impero ovvero come la Russia dovrebbe essere. Brevissimamente: Vladimir II il Restauratore prende il potere in Russia e, con la scusa di una rivolta avvenuta nella Repubblica di Donetsk e del Mar Nero nel 2056, occupa tutti i Paesi confinanti, annettendo l’Europa occidentale e creando così il terzo impero.
Strano che un romanzo utopistico del 2007 abbia descritto eventi che si stanno verificando vent’anni dopo! Come interpretare il contenuto del romanzo? Delle due una: o Yuryevbuonanima ha ben previsto il futuro, da personaggio molto addentro nella politica russa e il suo passato lo conferma, oppure Vladimir & Compagni sono stati fortemente influenzati dalle fantasticherie romanzate dell’oligarca. In questo secondo caso… il buon giorno si vede dal mattino: toc toc… prepariamoci; il Restauratore è alle porte!
Ma Vladimir non è un’eccezione. Purtroppo, bisogna ammettere che ce n’è di peggio: di ras con l’indole del feroce Saladino in giro ce ne sono tanti, anzi troppi. Questo è in realtà il manicomio a cielo aperto in cui viviamo e, sotto certi aspetti, tante grazie vadano allo psichiatra Franco Basaglia, di cui a marzo scorso è ricorso il centenario della nascita. Egli, infatti, ispirò la Legge 180/1978; la prima al mondo ad abolire gli ospedali psichiatrici.
Ciò stante, se anche riuscissimo a “irretire” i despoti squilibrati e i satrapucci guerrafondai, non avremmo dove ricoverarli per garantire loro un’adeguata riabilitazione psico-sociale e perciò ce li ritroveremmo da un giorno all’altro tra i piedi a combinare nuovi guai. Tanto meno potremmo vederli, di seguito chiariremo il motivo, dietro le sbarre per pagare il fio della loro insania e dei loro gravi misfatti.
La legge non è uguale per tutti!
La scritta che capeggia nelle aule dei tribunali, sopra le teste dei giudici, è spesso contraddetta dalla realtà. «La giustizia è uguale per tutti. Non è colpa nostra se non tutti sono uguali» è quanto asseriva il fumettista Francesco Tullio-Altan. Infatti, la Corte Penale Internazionale, che potrebbe giudicare i responsabili di crimini che riguardano il genere umano nel suo insieme, cioè il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra (c.d. crimina iuris gentium), e di recente anche il crimine di aggressione (art. 5, par. 1, Statuto di Roma), funziona per taluni e non per altri. E ciò deriva dal fatto che i Paesi che aderiscono allo Statuto di Roma sono 124 (ottobre 2023), mentre altri 32 paesi hanno solo firmato, ma non ratificato il trattato. Fra questi, Israele, Russia, Stati Uniti e Sudanhanno dichiarato di non essere interessati a ratificarlo. Per giunta, dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza, solo Francia e Regno Unito hanno aderito alla Corte penale internazionale, mentre non vi hanno aderito USA, Cina e Russia.
Chiaro, a questo punto, che la CPI potrà agevolmente mettere sotto processo personaggi come il congolese Thomas Lubanga, ex militare della Repubblica Democratica del Congo, e non un potentato capo di Stato di un Paese che non ha ratificato lo Statuto di Roma.
In sostanza, la vita e il mondo sono espressioni di forze irrazionali e illogiche, non sempre sottoposte alla legge degli uomini ragionevoli. Di sovente esse sono regolate dalla legge degli ‘sbiellati’, per cui, parafrasando Dante, l’insano impera e il sano langue. Tant´è.
Beh… ecco… a questo punto che fare! Dal momento che siamo minacciati sempre più da Paesi pericolosamente armati, non di certo governati da discepoli di Martin Luther Kingo di Mahatma Gandhi, e per giunta dotati di ordigni nucleari, non possiamo rischiare di svegliarci un bel mattino nel mondo dei più, per cui, con buona pace dei panciafichisti, è infine necessario che l’Europa, di cui facciamo parte, si dia urgentemente una mossa sul piano militare.
È dunque finita la pacchia di oltre sette lunghi decenni di pace ininterrotta nella nostra vecchia Europa, che, non a caso, ha meritato un Nobel per aver assicurato la pace ai propri cittadini per così tanto tempo?
Parrebbe di sì!
Stiamo purtroppo dimenticando la nostra storia e, di conseguenza, la Pax Europea sta diventando pericolosamente un ricordo pallido, evanescente. Gli ideali che hanno animato la fondazione dell’Europa e che ci hanno consentito di vivere così lungamente in pace si stanno affievolendo e altri, ispirati al postmodernismo, ai comportamenti scorretti che vanno contro le regole sociali, le norme morali o l’etica, prendono il sopravvento. Tutto ciò, va precisato, avviene a cominciare dalle scuole, dai programmi televisivi, dai mezzi di informazione, che danno per scontata la durabilità della Pax Europea, come se fosse un diritto ormai acquisito e irreversibile, tant’è che ad essa, come già detto, non ci pensiamo più! Siamo, invece, ossessionati dal liberalismo, dal «politicamente corretto», che uccide il pensiero minacciando la libertà di espressione, e ci dimentichiamo delle cose più importanti, vitali.
I filosofi del linguaggio (i c.d. mercenari di parole) e, principalmente, i filosofi politici riescono a manipolare la realtà e danno prova del fatto che qualsiasi posizione, se ben sostenuta, possa infine avere successo. Nelson Goodman, uno dei più eminenti epistemologi e filosofi americani del Novecento, afferma che la verità non è unica, ma scaturisce da prospettive che spesso annullano la relazione tra eloquio e realtà. In parole povere, ci stanno impastocchiando avviandoci verso un pericoloso progressismo, inteso nell’accezione più negativa del termine.
“Si vis pacem para bellum”
E che per ciò? Presto detto: nell’attesa che l’Europa recuperi l’equilibrio mentale e morale che fino a poco tempo fa le aveva permesso il quieto vivere, riteniamo che sia cosa giusta premunirsi contro pericoli imminenti, considerando che gli USA potrebbero, da un presidente all’altro, smettere di proteggerci militarmente, proprio mentre la guerra in Europa diventa un’ipotesi reale. La nota sentenza latina di cui sopra afferma che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace è quello di essere ben armati e in condizione di difendersi, in modo da scoraggiare eventuali “cattivi pensieri” degli avversari.
Anche le pulci hanno la tosse
Bene, una volta assodato che tutti coloro che possiedono di riffa o di raffa un briciolo di elettrone, di protone e di neutrone nonché un razzo lanciatore pensano di disporre delle “armi di Dio” e di poter dettar legge a dritta e a manca, saremo obbligati ad armarci convenientemente anche noi per difenderci e non soccombere. «Lo sviluppo richiede pace, la pace richiede sicurezza, e la sicurezza richiede capacità di difesa», quantomeno per finalità deterrenti [n.d.r.]. Queste le parole del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, che ha posto le esigenze di sicurezza come elementi indispensabili per gli obiettivi di crescita dell’Unione europea. Che si proceda dunque senza indugi a realizzare la politica di sicurezza e di difesa comune dell’Ue! Siamo però sotto elezioni, per cui auguriamoci che i prossimi cervelloni europei, eletti a governarci, per mantenere la pace in Europa, facciano funzionare principalmente la diplomazia e non i cannoni, sempre che ce ne siano ancora da qualche parte dopo gli aiuti inviati all’Ucraina.
Pace, ma fino a quando? Noi ci accontenteremmo di godercela per tutto questo secolo; poi… chi vivrà vedrà!
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Photocover: Giuseppe Arnò