IO VOGLIO SCEGLIERE. Sergio Bagnasco: un referendum per superare il Rosatellum

Sergio Bagnasco, Vicepresidente Comitato Referendario per la Rappresentanza, promotore di quattro quesiti referendari, spiega nei dettagli il funzionamento e le peculiarità principali del Rosatellum insieme alle azioni referendarie di contrasto da porre in essere per attuarne la modifica

Restituire agli elettori il diritto di scelta dei propri rappresentanti parlamentari, delinea una questione di massima urgenza non più procastinabile. Appare necessaria e ineludibile la modifica dell’attuale Legge elettorale nazionale n. 165/2017, definita “Rosatellum”, dal nome del suo autore Ettore Rosato, secondo cui i partiti si sostituiscono agli elettori, sottraendo loro il diritto di scelta dei candidati politici che dovrebbero rappresentare il popolo italiano. È quanto sostiene Sergio Bagnasco Vicepresidente Comitato Referendario per la Rappresentanza, promotore di quattro quesiti referendari, depositati in Cassazione, il 23 aprile 2024, per i quali a breve sarà data notizia sull’inizio della raccolta delle firme necessarie alla indizione del referendum, come previsto dall’art. 75 della Costituzione.

La raccolta firme, com’è consuetudine avverrà con il posizionamento dei banchetti nelle piazze cittadine e in modalità digitale. Per questa opzione, in assenza di una piattaforma pubblica prevista per legge e mai posta a disposizione dalle istituzioni, la firma digitale comporterà un piccolo contributo.

Obiettivo di questa importante iniziativa referendaria è restituire agli elettori il diritto di scelta dei propri rappresentanti parlamentari, com’è nello spirito della democrazia rappresentativa.

Sergio Bagnasco, contattato da Paeseitaliapress.it, spiega nei dettagli il funzionamento e le peculiarità principali del Rosatellum insieme alle azioni di contrasto da porre in essere per attuarne la modifica.

COME FUNZIONA IL ROSATELLUM

La vigente legge elettorale per il rinnovo del Parlamento, nota come “Rosatellum” dal nome del principale proponente, Ettore Rosato, è stata introdotta con la legge n. 165/2017. Si tratta di un sistema elettorale misto che combina elementi maggioritari e proporzionali. Il Rosatellum è entrato in vigore per le elezioni politiche del 4 marzo 2018, sostituendo il precedente sistema elettorale, l’Italicum, per la Camera dei Deputati, modificato dalla sentenza n. 35/2017 della Corte Costituzionale e il Porcellum per il Senato, modificato dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale. L’approvazione di questa nuova disciplina fu così tormentata da richiedere ben 8 voti di fiducia, sebbene il governo si fosse insediato dichiarando che non si sarebbe occupato di legge elettorale. Le elezioni del settembre 2022 si sono svolte con il medesimo sistema, modificato con legge  n. 51/2019 per renderlo idoneo a qualsiasi numero di parlamentari.

Caratteristiche Principali del Rosatellum

Sistema Misto

Il cuore del Rosatellum è il suo essere un sistema misto con il quale i seggi sono assegnati in parte con meccanismo maggioritario e in parte con sistema proporzionale. Precisamente, alla Camera  su 400 seggi, 245 seggi sono assegnati col proporzionale, 147 col maggioritario in collegi uninominali e i restanti 8 sono assegnati alle circoscrizioni Estero,

Al Senato della Repubblica abbiamo 122 seggi assegnati col proporzionale, 74 seggi assegnati col maggioritario in collegi uninominali e 4 seggi assegnati alle circoscrizioni Estero.

Collegi Uninominali e Plurinominali

La legge prevede una suddivisione del territorio nazionale in collegi elettorali, sia uninominali sia plurinominali. Nei collegi uninominali, è eletto il candidato collegato alla lista o alla coalizione di liste che ottiene la maggioranza relativa dei voti, senza bisogno di raggiungere una soglia minima. In sostanza, la lista o la coalizione di liste che conquista nel collegio la maggioranza relativa dei  voti sarà premiata con il seggio assegnato al candidato uninominale collegato, che quindi non è eletto grazie ai voti diretti da lui raccolti o perché risulta essere il più gradito candidato del collegio.

Nei collegi plurinominali, invece, i seggi sono assegnati proporzionalmente tra le liste che superano specifiche soglie di sbarramento. Non è possibile esprimere una preferenza tra i candidati, che pertanto saranno eletti in base alla posizione in lista e alla cifra elettorale (somma dei voti validi raccolti) di lista a livello nazionale che determina quanti seggi spettano a ciascuna lista. Definito questo numero, i seggi saranno assegnati in base alla graduatoria nazionale e circoscrizionale.

Soglie di Sbarramento

Per accedere alla ripartizione proporzionale dei seggi, le liste singole devono ottenere almeno il 3% dei voti a livello nazionale. Per le coalizioni, la soglia è del 10%, a patto che almeno una lista all’interno della coalizione superi il 3%. Però se un partito coalizzato con altri non raggiunge il 3% ma supera l’1% i voti dati a questo partito si trasferiscono agli altri partiti della coalizione in base alla cifra elettorale di coalizione. In altre parole, immaginate che ci sia la coalizione X composta da A, B, C, D.

A prende il 10%, B il 2,5%, C il 2,5%, D il 2%. La cifra di coalizione è pari al 17% (la somma di A+B+C+D), quindi alla coalizione spetterà il 17% dei seggi assegnati col proporzionale. Questo 17% andrà però solo ad A che è l’unica lista che ha superato il 3%! Chi ha votato B, C e D a sua insaputa ha rafforzato A. Sono previste inoltre soglie particolari per le liste rappresentative di minoranze linguistiche e per le liste che concorrono al Senato a livello regionale.

Ripartizione dei Seggi

Dopo la definizione dei vincitori nei collegi uninominali, i seggi rimanenti sono distribuiti a livello nazionale (per la Camera) o regionale (per il Senato) tra le liste e le coalizioni che hanno superato le soglie di sbarramento. La distribuzione avviene secondo il metodo D’Hondt, che favorisce le liste più votate.

Modalità di Voto

L’elettore esprime un unico voto su una scheda che presenta sia i candidati nei collegi uninominali sia le liste nei collegi plurinominali.

L’elettore può:

  1. votare SOLO il candidato uninominale, e in tal caso il voto si ripartisce anche sulle liste collegate, in ragione dei voti che gli altri elettori hanno dato a ciascuna lista;
  • votare SOLO una lista plurinominale, senza poter scegliere alcun candidato all’interno della lista perché non è previsto voto di preferenza, e in tal caso il voto sarà trasferito anche al candidato uninominale collegato;

c) votare un candidato uninominale e una lista collegata, e in tal caso l’elettore concorre a eleggere il candidato uninominale, ma il suo voto dato alla lista plurinominale potrebbe far eleggere un qualsiasi candidato di qualsiasi collegio italiano.

Pluricandidature e Quote di Genere

La legge permette la pluricandidatura, consentendo a un candidato di presentarsi in più collegi plurinominali (fino a un massimo di cinque), ma non in più collegi uninominali. Sono previste inoltre disposizioni per assicurare una rappresentanza di genere equilibrata.

Il Rosatellum in teoria vorrebbe combinare la governabilità con la rappresentatività, ma poiché la legge stessa prevede che ogni partito debba depositare il proprio programma politico e indicare il proprio capo politico, manca un programma comune di coalizione e la coalizione nei fatti è un cartello elettorale per tentare di conquistare la maggioranza dei seggi e se questo non succede le coalizioni si possono rompere con la conseguenza che con certezza è stata alterata la rappresentatività del Parlamento.

Nelle elezioni del 2018, per esempio, nessuno aveva i numeri per formare in autonomia una maggioranza di governo, così la Lega è uscita dalla coalizione di centro-destra per formare il governo col M5S. Il punto però è che la Lega aveva i numeri per formare la maggioranza col M5S grazie a 50 deputati e 21 senatori eletti nei collegi uninominali anche grazie ai voti degli altri partiti della coalizione di centro-destra.

Che fine fa il valore della coalizione se un elettore vota Forza Italia, accettando di rafforzare anche la Lega che esprime il candidato uninominale, se poi quel voto anziché rafforzare il progetto di centro-destra serve a mandare all’opposizione parte del centro-destra mentre l’alta parte va al governo?

Nei fatti è stata alterata la rappresentatività del Parlamento perché i parlamentari della Lega in realtà sono stati eletti anche con i voti di Forza Italia e Fratelli d’Italia!

Questa legge ha, così, suscitato sin dall’inizio aspri dibattiti e ricorsi per la verifica di legittimità costituzionale a causa della complessità dei meccanismi elettorali e per le limitazioni imposte nell’esercizio del diritto di voto poiché il voto non è diretto, non è personale e non è uguale.

Tutti gli eletti, infatti, sono privi del sostegno diretto degli elettori esattamente come succedeva col precedente Porcellum.

Criticità e dubbi di costituzionalità

Le criticità del Rosatellum e i motivi che alimentano il dibattito sulla sua potenziale incostituzionalità includono:

Assenza di scelta e alterazione della volontà dell’Elettore: Gli elettori non possono esprimere preferenze dirette per i candidati nelle liste bloccate dei collegi plurinominali e i candidati uninominali sono eletti con i voti raccolti dalle liste collegate e non con i voti direttamente a sostegno del candidato uninominale; cosicché tutti gli eletti sono in realtà dei nominati dagli apparati di partito che hanno selezionato i candidati collocandoli in posizione favorevole per essere eletti. Persino il voto dato a un partito può essere trasferito ad altro partito, quindi l’elettore spesso non sa nemmeno quale forza politica sta votando.

Conflitto con Principi Costituzionali: La mancanza di una scelta diretta e personale degli eletti si scontra con i principi affermati agli articoli 3, 48, 56 e 58 della Costituzione Italiana in base ai quali il voto dovrebbe essere uguale, diretto, personale e libero.

Complessità e Mancanza di Trasparenza: Il sistema di voto misto e le regole complesse per l’assegnazione dei seggi confondono gli elettori che non sono mai in grado di prefigurare che effetto avrà il proprio voto, sia con riguardo alla forza politica che sta effettivamente votando, sia con riguardo a chi sta eleggendo.

●    Rischio di Sovrarappresentazione: Il meccanismo del voto congiunto comporta che chi vota un partito contribuisce a eleggere anche il candidato uninominale che potrebbe appartenere ad altro partito e potrebbe persino essere sgradito all’elettore, cosicché in base agli accordi che i partiti concludono prima del voto, una forza politica potrebbe dopo il voto avere molti più seggi rispetto all’effettivo peso elettorale. Per esempio, la Lega nel 2022 ha ottenuto l’8,77% ma grazie agli accordi pre-elettorali con gli alleati ha ottenuto 66 seggi, pari al 16,5%! Di questi 66 seggi, 43 sono stati ottenuti nel maggioritario grazie ai voti determinanti degli elettori di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Noi Moderati con appena lo 0,9% ha ottenuto 7 seggi uninominali alla Camera, grazie agli elettori che votando FdI, Lega e FI hanno determinato l’elezione del collegato candidato di Noi Moderati.

Iniziativa Referendaria e Aspettative

In risposta alle perplessità sollevate, si è costituito il Comitato Referendario per la Rappresentanza che promuoverà a breve quattro referendum abrogativi, con l’obiettivo di eliminare alcuni degli aspetti più controversi del Rosatellum, come il “voto congiunto obbligatorio” e la “ripartizione del voto” che limitano la libertà di scelta dell’elettore. L’obiettivo è rendere la legge elettorale più rispettosa del principio di rappresentanza diretta.

Obiettivi dei referendum:

1) Libertà di scelta tra lista proporzionale e candidato uninominale – Abolizione voto congiunto obbligatorio

2) Abolizione soglie di sbarramento per ridurre la dispersione di voti validi e garantire maggiore pluralismo nella rappresentanza politica del popolo italiano

3) Abolizione delle pluricandidature, per eliminare un ulteriore strumento utile agli apparati di partito per predeterminare la composizione del Parlamento aumentando il numero dei “fedeli collaboratori dei capi partito”

4) Obbligo per tutte le Liste di candidati di raccogliere le firme – Abolizione del privilegio che esonera dalla raccolta di firme i Partiti già presenti in Parlamento – in modo che tutte le forze politiche partano alla pari nella competizione elettorale.

In conclusione, le critiche al Rosatellum si concentrano principalmente sulla sua architettura che sistematicamente altera la volontà espressa dagli elettori rendendo il voto indiretto, impersonale, diseguale e in grado di condizionare negativamente l’effettiva libertà di voto. Infatti, l’elettore che non gradisce un candidato uninominale collegato al suo partito può solo contribuire a eleggerlo o non votare il suo partito; l’elettore che non gradisce il capolista del suo partito può solo concorrere ad eleggerlo o non votare il suo partito. Questi meccanismi ledono l’effettiva libertà di voto oltre a privare l’elettore della possibilità di scegliere con voto diretto e personale il proprio rappresentante.

In sintesi, i dubbi sulla costituzionalità del Rosatellum, nonché le critiche sull’opportunità di determinate scelte fortemente limitative della volontà dell’elettore, evidenziano la limitata capacità degli elettori di determinare direttamente la composizione del Parlamento, la forte distorsione della rappresentanza politica che ne consegue e i meccanismi opachi di selezione del personale politico che anziché essere scelto dagli elettori in base al gradimento, è scelto dai capi-partito in base a criteri di obbedienza o convenienza politica, determinando così un Parlamento di rappresentanti dei partiti e non di rappresentanti del popolo sovrano.

Il punto centrale è: come può esistere una democrazia rappresentativa se il corpo elettorale non può scegliere i propri rappresentanti?

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