Si può essere dominati dalla ragione che “calcola” e vorrebbe definire tutto? Il tutto dell’uomo che ha perso la sua volontà e quindi ha denudato la sua potenza trasformandola in vanità? La logica può riconoscere la tradizione?
Il pensiero è increscioso. Anche quando si considera forte ha una verità fragile nella ferita del cuore perché i sentimenti sono oltre il pensiero stesso. Ma i sentimenti, comunque, sono dentro la tradizione.
Dice Dominique Venner: “Un vero pensatore è colui la cui opera vieta di pensare come prima si pensava”.
Ovvero non si può restare ancorati a ciò che è diventato rovina. In fondo anche il pensiero marcisce, ci ha detto Manlio Sgalambro, e da questo bisogna trarre tutto il possibile per condurre la traduzione nel tempo che ci tocca vivere.
Ci tocca sempre vivere un tempo e non il tempo. Nel momento che lo abitiamo lo viviamo, ma soltanto nella fase in cui siamo gli inquilini. La paura ci fa paura. La paura del tempo crea il tempo del timore.
Condurre la tradizione nel tempo che si abita significa anche però conservare quella tradizione. Rendere un tempo passato azione del pensiero nel tempo che per noi è vivo. Ovvero fare di una eredità una energia nel presente senza mai dimenticare che è eredità e che noi, solo noi, siamo eredi.
Non si tratta, dunque, di una fenomenologia se pur dello spirito. Piuttosto una metafisica dell’anima. L’efficacia del pensiero è una “variazione” della dissolvenza del pensare che spesso subordina la modernità. Non bisognerebbe mai pensarlo un dato conoscitivo dell’attuale.
Ma il pensiero se non è fedele a una tradizione perde la sua connotazione di pensiero. Condivisibile o meno quella tradizione. Anche in e con le contraddizione il pensiero è stato.
La linea che va da Spengler a Sgalambro è una configurazione che trova il punto di incontro nelle eredità le quali però sono anche un nodo gordiano. La vita ha un senso proprio se tocca le corde della inaffidabilità della infedeltà.
Sgretolare la tradizione è un atto infedele. Restare dentro la tradizione può essere comunque un atto di infelicità per chi ha la consapevolezza che il proprio tempo è un tramontare.
Il tramontare è un decadere. O forse soltanto una grande illusione. Sgalambro mi ha ricordato che: “Che non si può patteggiare con l’idea del bene” perché bisognerebbe avere la consapevolezza che: “Se la grazia di Dio è il capriccio di Dio, devo dire che il capriccio è la mia grazia”. Bisognerebbe morire come volle (come fece) Venner “in piedi tra le rovine”. Perché quando viene meno la verità vengono meno le radici dell’uomo. Ma la verità, secondo Sgalambro, non merita alcuna risposta.
La verità restiamo sempre noi anche se rappresentiamo la finzione. Potremmo dire in questo caso che la verità è una finzione o è la finzione. Che senso avrebbe la tradizione allora? Se il pensatore si vieta di pensare come pensava nella sua opera (Venner) che pensiero può essere?
La verità, in fondo, è la nostra stessa ossessione che si tramuta in assurdo. Il paradosso che non abbiamo mai tralasciato di essere e restare tale. L’uomo in ogni epoca insegue il tramonto.
Photocover: da sx Manlio Sgalambro-Oswald Spengler-Pierfranco Bruni
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, già direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Quest’anno con decreto del Ministero della Cultura Mic , è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. Recente è inoltre l’incarico assegnato sempre dal Mic di Componente dellaGiunta del Comitato nazionale per il centenario della morte di Eleonora Duse (21 aprile 1914 – 21 aprile 2024) e direttore scientifico nazionale del Progetto Undulna Duse 100.
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